Capitolo 7

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Passammo tutta la serata insieme, fu una notte indimenticabile. Come tutte le altre del resto ma penso che ad incentivare la situazione fosse il fatto che entrambi sapevamo che c'era una buona probabilità che fosse l'ultima e ad oggi, non so dirvelo se ci sarà dell'altro.

La mattina seguente mi accompagnò a casa e devo ammettere che fu abbastanza imbarazzante. Nessuno sapeva cosa dire, come comportarsi e come salutarsi. Non disse nulla e questo rispondeva alla mia domanda principale. In più, il giorno dopo sarebbe partito per Milano e chissà quando sarebbe capitato che fossimo di nuovo entrambi a Roma. Anche io sarei partita a breve, ovviamente per la danza, la mia amata danza.

Non vi racconto della nostra ultima notte perché voglio conservarla dentro di me come una cosa importante e ho sinceramente paura che parlandone con altri, si possa sciupare il ricordo.

Tuttavia mi sento di dire che probabilmente il momento più intimo non ha avuto parole ne dialoghi.

Abbiamo ascoltato tanta musica.

Abbiamo pianto.

Incontrarsi è stata una fortuna, esattamente
Come perdersi
Come perderti
Maledetta Roma e le canzoni della notte nelle macchine
Non accenderla
Se poi è l'ultima
Non mi hai detto che canzone siamo
E adesso non so scordarti
Che qualsiasi musica alla radio
Sembra quella nostra giusta per scappare al mare
Per svegliarsi assieme
E fare l'amore
E mangiare bene
- Aiello, Che canzone siamo

Dopo quel giorno, nulla fu uguale. Rivederlo, passarci quella notte insieme, aveva aperto in me più ferite di quante ne avessi prima. Quella mattina, tornata a casa, stranamente non ho pianto fino a farmi sciogliere gli occhi, non ho chiamato Chiara. Non sentivo più nulla, nel vero senso della parola. Non sapevo se essere triste, se essere felice e nel dubbio mi sono semplicemente annullata.

La settimane dopo furono peggio. Non un messaggio, non una chiamata, non un minimo segno che mi facesse avere speranza e forse andava bene così. Forse dovevo solo imparare ad accettare che nella vita ci sono persone che ti vorranno e persone che non ti vorranno e che noi, per sfortuna o fortuna, non possiamo fare nulla per cambiare le cose. Eppure non mi sentivo soddisfatta. Sentivo di dovere ancora dire qualcosa.

E cosa feci?
L'unica cosa che so fare. Scrivere. Scrivere una lettera.

Da Giulia

Io ti sposo.
Mi hai sempre detto questa frase, sempre.
Per scherzare, sul serio o per dire... pensandoci, ci ho sempre creduto.
L'ho sempre immaginato sai?

Ho sempre detto e fermamente pensato che non mi sarei mai sposata.
L'ho sempre vista come una cosa convenzionale ma senza nessun tipo di logica. Non voglio parlare di ideologie, ognuno di noi ha le proprie opinioni e questo è solo un mio pensiero.
Eppure tu sei stato il primo con cui ho davvero immaginato quel momento, con gioia, con felicità e senza che nessuno mi imponesse di pensarci.
Era una cosa anomala, tanto, per me che non ci ho mai davvero creduto.

Mi sono immaginata di fronte a te che sorridi insieme a me con le guance rosse che, non so se l'ho mai detto, ma è davvero il dettaglio che più amo del tuo viso. Ho immaginato che ad un tratto sparisse tutto il resto, tutta la gente intorno. Ho immaginato che si vaporizzasse tutto tranne noi. Ho immaginato le nostre mani intrecciate mentre ci guardiamo negli occhi e mettiamo ancora un altro tassello alla nostra storia. Mi sono immaginata in lacrime dalla felicità, col cuore che scoppia nel petto. Mi sono immaginata il nostro giorno, solo nostro. Il giorno che sarebbe stato per sempre nostro.

Costruire || Giulia StabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora