Capitolo 5

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"Che ci fai qui a Roma?"- gli chiesi.

Ormai mi ero tranquillizzata ed eravamo usciti fuori in giardino a prendere una boccata d'aria. Lui era più bello di quanto ricordassi. Indossava una felpa nera che metteva in risalto i suoi occhi e uno dei suoi soliti cappellini, in pendant con il suo outfit total black.

"Sono qua per lavoro"
"Nuovi progetti?"
"Si" - rispose mentre fumava la sua sigaretta elettronica.
"Hai ricominciato a fumare?"
"Si"
"Non dovresti"
"Ci sono cose che fanno più male Giù, credimi".

Avevo l'impressione che in qualche modo si riferisse a ciò che era successo fra noi e mi dispiaceva un sacco per questo. Non avrei mai voluto ferirlo, tutti ma non lui.

"C-come mai a questa festa?" - gli chiesi balbettando. Non mi piaceva cambiare discorso in questo modo ma non sapevo davvero che altro dire, mi sentivo così in colpa e la cosa peggiore è che l'ho capito solamente dopo averlo visto negli occhi questa sera.

"Amici di amici"
"Che coincidenza incontrarci, direi che c'erano poche possibilità" - esclamai cercando di portare allegria alla conversazione.
"Non credo alle coincidenze, Lola"

Non risposi. Iniziai a giocare con il lembo della mia gonna. A volte parlavo troppo, a volte non parlavo. O mi ami, o mi odi. Non ho vie di mezzo. O tutto o niente. Ma Sangiovanni non era come me, assolutamente no, lui era diretto e coinciso, ruppe il silenzio.

"Lola ascolta" - iniziò.
"Non sono venuto fin qui sperando di incontrarti per dirti che il mio cuore è spezzato in mille pezzi e non ho ancora finito di ritrovarli tutti e non sono venuto per informarti del fatto che metà dei miei sogni, ora sono come granelli di sale, dimenticati fuori dal tuo piatto, no. Sono venuto per salutarti, per dirti l'ultima cosa che mi resta da dire per lasciarti finalmente andare. Gli addii mi sono sempre costati un po 'di lavoro, e i discorsi con milioni di luoghi comuni con cui iniziano tutti i finali non bastano per te, non bastano per noi. Dirti addio fa male come se mi picchiassero più volte su un fianco, mi tremano le mani. In queste settimane senza di te, difficilmente sono riuscito a dire o anche solo a scrivere qualcosa di coerente senza che il tuo nome cessi di risuonare nella mia testa, senza che tutti i ricordi mi perseguitino".

Dopo aver sputato tutto quello che teneva dentro, cominciò a fissare i lacci delle sue scarpe. Io conoscevo Sangio benissimo e sicuramente non era il tipo che diceva queste cose non leggerezza. No. Io non sapevo cosa dire, ancora una volta. Sapevo solamente una cosa, nel profondo del mio cuore: non volevo che mi dicesse addio. So che è una cosa altamente egoista, dopo tutto il male che gli avevo fatto e senza un apparente valido motivo, ma il mio cuore si rifiutava di pensare anche solo per un attimo che fosse la cosa giusta.

"So che sei una di quelle persone che non ha bisogno di qualcuno al loro fianco per essere più forte... dovresti saperlo anche tu. Non ti supplicherò di non dirmi addio perché me lo merito davvero" - ammisi. "Però non voglio perderti, sento questo".

"Quando mi hai lasciato settimane fa, non pensavi di sicuro questo" - disse cupo.

"S-Sangio"- rabbrividì. "Non so cosa mi sia preso"

"Tu sai perfettamente cosa ti è preso, una persona non cambia dal giorno alla notte. E poi so già che c'era un altro" - spiegò.

Come lo sapeva? Forse Tommi aveva notato qualcosa di strano e lo aveva raccontato a qualcuno dei ragazzi, scatenando una reazione a catena. Era l'unica spiegazione plausibile.

"Mi dispiace"

"Dispiace anche a me Lola, mi dispiace di non esserti bastato"

"Ma che dici? Si può sapere? Avrò sbagliato, questo non lo metto in dubbio, ma non ti ho mai sostituito" - esclamai decisa. Infondo era davvero così, io non avevo lasciato Sangio per Matteo, lo avevo lasciato perché quelle sensazioni nuove, stavano creando oceani di sensi di colpa in me.

Costruire || Giulia StabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora