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"Il destino può mutare,
la nostra natura mai."
-Arthur Schopenhauer

"-Arthur Schopenhauer

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Cyn'ra - 02/01/193 d. C.

I miei occhi sono chiusi, le mani premute contro le orecchie.
Sono inginocchiata sul terreno umido delle praterie della Britannia mentre attorno a me imperversa un violento scontro.

"Cyn'ra!"

Vengo urtata e calpestata dalla folla, la terra sotto di me vibra come la pelle di un tamburo percossa da un violento colpo.
Un sapore caldo e metallico mi pervade in bocca: mi sono morsa la lingua.

"Cyn'ra!"

Tra le centinaia di urla di dolore e canti di battaglia sento una voce prevalere: è lontana, lontanissima, mi sta chiamando.

"Cyn'ra!"

Apri gli occhi e alzati, vigliacca.

Afferro l'elsa della mia spada abbandonata a pochi passi da me, mi rialzo e comincio a correre verso il luogo in cui ho sentito la misteriosa voce invocare il mio nome.

Mentre attraverso il campo di battaglia difendendomi dagli attacchi nemici, una fredda brezza invernale entra nei miei polmoni risvegliando i miei muscoli dallo stato di torpore in cui si trovavano: sono ferita alla coscia e rivoli di sangue fuoriescono dal taglio, nonostante ciò, ignoro il bruciore e continuo a muovere le gambe.

"Cyn'ra!"

Un soldato amico sta correndo verso di me agitando le sue braccia possenti per farsi notare.
"Ti stavo cercando!"
Il suo aspetto trafelato denota l'importanza di ciò che mi deve dire. Ha il volto incrostato di fango e sangue, la lama dell'ascia che impugna è unta delle stesse sostanze.
Una volta giunti faccia a faccia il suo corpo si blocca in una posizione di saluto.

Essere la figlia del capo tribù ha i suoi privilegi, venire trattata con rispetto e condiscendenza è uno di questi.

"Riposo, riposo. Cosa devi dirmi?"

"Stanno arrivando altre coorti in aiuto del nemico e abbiamo subito ingenti perdite, per di più uno o due manipoli hanno saccheggiato e incendiato il nostro villaggio servendosi dell'effetto sorpresa e della nostra inferiorità numerica, prendendo in ostaggio gli abitanti che non erano riusciti a scappare. Dobbiamo ritirarci."

Il ragazzo ansima ed è piegato sulle ginocchia. La sua arma, ora, giace tra le sue gambe. Non riesco a capire se stia tremando per il freddo oppure per la tensione.

Devi tenere la mente lucida. Ragiona, trova una soluzione.

"Gli ordini qui li do io. Manda una truppa a negoziare con il nemico."

Tutto ciò che ricevo in risposta è un suo sguardo dubbioso e qualche secondo di silenzio.
"Ma siamo troppo pochi, verremo sopraffatti!"
"Ho detto: gli ordini li do io. Non tu. Fai come ti ho ordinato e mandami qui il capo tribù."

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