IV

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"È certo che un uomo può fare ciò che vuole, ma non volere ciò che vuole."
-Arthur Schopenhauer

"-Arthur Schopenhauer

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Cyn'ra - 20/01/193 d. C.

Il cuore mi batte così forte in petto che temo Commodo possa sentirlo rimbombare nel corridoio che stiamo percorrendo.

I nostri passi cadenzati sono l'unico suono che ci accompagna, nemmeno la musica e il vociare delle persone sono più udibili: adesso siamo solo io e lui.

"Da dove provieni, Cyn'ra?"

La sua voce ipnotizzante si insinua nelle mie orecchie procurandomi una strana sensazione; mi mordo un labbro continuando a guardare il pavimento davanti a me: anche se sento i suoi occhi fissare rapiti il mio viso, non ho il coraggio di rivolgergli lo sguardo. Non riuscirei a sostenere il contatto.

"Sono nata e cresciuta in un villaggio della Britannia oltre il Vallo di Adriano, Cesare."

Lo vedo annuire, i suoi respiri tiepidi incontrano il mio zigomo destro solleticandomi la pelle.

La sua mano si sposta lentamente sul mio braccio, il freddo metallo degli anelli che porta mi fa rabbrividire leggermente: i suoi polpastrelli disegnano piccoli cerchi su di me, sospiro a bassa voce.

Dopo interminabili attimi di tensione, il suo palmo si posiziona sul mio fianco provocandomi un gemito frustrato.

Dov'è finita tutta la tua spavalderia? Non sei una valorosa combattente?

L'Imperatore è leggermente divertito, come se quelle parole fossero uscite dalla sua bocca. Si ferma posizionandosi davanti a me.

Lo guardo negli occhi e nel momento in cui si crea il tanto agognato contatto visivo, un lampo balugina nel buio delle sue pupille. È un qualcosa di diverso da prima, qualcosa di oscuro, qualcosa che dovrei temere.

Per una volta decido di ignorare il mio istinto: mi sto sbagliando, sono troppo nervosa.

Respiro profondamente cercando di dominare le mie emozioni e parlo.

"Scusatemi... è che io, io non ho mai..."

"Non hai mai incontrato una persona così potente?"

Annuisco incerta sorridendo debolmente al sovrano, ora le sue dita affusolate seguono la linea della mia mascella costringendomi a reclinare leggermente all'indietro la testa.

"Ci farai l'abitudine. Una fanciulla così bella alle mie feste non passerà mai inosservata. Tra qualche giorno avrai un seguito composto da ammiratori di ogni genere. Lo sai questo?"

Le ultime parole sono pronunciate con un lieve pizzico di gelosia, sento la sua stretta sul mio mento farsi più forte.

A cosa state pensando, Cesare?

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