Nessun narratore - 21/01/193 d. C.
Cyn'ra non si accorse di nulla.
Quando Lucilla ordinò quasi urlando ai pretoriani di aprire le porte degli appartamenti di suo fratello, poiché il suo intuito non falliva mai, ella era riversa sul letto accanto all'Imperatore, incosciente.
Commodo non si svegliò.
Mentre sua sorella rivestiva in fretta e furia la malcapitata a pochi centimetri da lui, le sue palpebre erano delicatamente chiuse sopra i suoi occhi donandogli un aspetto angelico; i muscoli del suo viso rilassati e la bocca quasi sorridente: quell'uomo che dormiva così serenamente aveva veramente compiuto tante atrocità?
Neanche i passi rimbombanti, il fruscio di tessuti su altri tessuti, i sussurri concitati e i respiri affannati delle serve riportarono i due alla realtà.
In mezzo alle gambe della ragazza c'era del sangue incrostato, stessa cosa per il bianco lenzuolo sotto di lei: una macchia rossa tendente al marrone grande quanto un pugno di un bambino procurò una stretta al petto di Lucilla.
Nella sua mente turbinavano una miriade di pensieri, uno più raccapricciante dell'altro: in fondo, lei sapeva molto bene cosa voleva dire trovarsi in quella situazione.
'Fortunatamente, mio fratello non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo.'
Pensò la donna mentre guardava con apprensione la fanciulla venire caricata sopra una portantina improvvisata dalle sue fedeli ancelle.
Durante quell'estremo salvataggio, ogni volta che l'Imperatore si girò nelle coperte mormorando, sua sorella fremette dalla paura e dall'impazienza: 'Sbrigatevi!', sussurrò molte volte. Cosa sarebbe successo se lui si fosse svegliato e avesse visto che gli stavano portando via il suo trofeo?
Per fortuna, Lucilla non lo scoprì.
La parte più difficile del viaggio furono i corridoi.
Gli ultimi invitati che lasciavano la reggia erano ancora in giro, e l'unica soluzione per sfuggire ai loro occhi era nascondersi di scatto nelle nicchie scavate nel marmo dei muri; le flebili luci delle torce non aiutavano, il corpo di Cyn'ra sembrava farsi più pesante ad ogni passo.
Le pause furono tante, brevi, piene di tensione e ansiosi mormorii.
Svoltato l'ultimo angolo, finalmente la piccola processione giunse nelle camere di Lucilla.
Suo figlio Lucio dormiva già. La sua accompagnatrice, udito il rumore, corse incontro al piccolo corteo con un'espressione sgomenta stampata in volto e la sua veste color smeraldo che svolazzava ad ogni passo.
"Cosa succede, Augusta Lucilla?"
Ella si accostò all'ancella, osservò Cyn'ra e le sue serve stremate cercando le parole adatte, poi rivolse lo sguardo alla sua interlocutrice.
"Questa ragazza ha bisogno di noi. Come puoi vedere è immersa in un sonno molto profondo, tu e le altre adagiatela sopra un triclinio nella sala grande e cercate di pulirla, poi preparatele qualcosa da mangiare."
La schiava chinò il capo ed eseguì l'ordine, corse dalle sue compagne con una moltitudine di domande che le frullavano per la testa mentre si rimboccava le maniche della veste.
"Flavia!"
Chiamò Lucilla.
Una familiare testa bionda si levò dal gruppetto di giovani, due occhi azzurro cielo incontrarono quelli grigi della donna, la serva si avvicinò con circospezione alla sorella del Tiranno, non sapendo cosa aspettarsi da lei.
"Sì, Augusta Lucilla?"
Flavia corrugò le sopracciglia, inclinò da un lato la testa e si morse un labbro.
"Tu ti sei occupata della ragazza prima della festa, giusto?"
Lei annuì inchinandosi leggermente.
"È così, Augusta Lucilla."
Un lampo percorse il suo volto glaciale, l'idea scattò nella sua mente come una molla:
'No, è un azzardo.'
'Fallirà, come l'ultima volta.'"Dobbiamo parlare di Cyn'ra."
"Come desidera, Augusta Lucilla."
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Attrazione fatale
Historical FictionCyn'ra è forte, coraggiosa, testarda. Unica figlia del capo di una tribù nei pressi del Vallo di Adriano, un giorno viene strappata bruscamente dalla sua realtà e deve fare i conti con ciò da cui la palizzata del suo villaggio l'ha protetta per dici...