La trattativa

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- ACROSS THE UNIVERSE -


Capitolo 10

La trattativa



Vegeta ringhiò.
Avvertì il proprio il sangue ribollire nelle vene, un ancestrale bisogno di fare fuoco e fiamme e radere al suolo l'intero pianeta. Senza guardare in faccia nessuno, senza preoccuparsi di niente se non trarre in salvo le uniche persone di cui gli importava ancora qualcosa, lì.
Tuttavia si era ripromesso di non perdere mai più le staffe per questioni sentimentali, non nel pieno di una missione. Non era più un assassino, non era più nell'esercito di Freezer e il suo scopo non era quello di fare strage di innocenti. C'erano dei bambini su quel pianeta, c'erano delle persone che erano solo vittime di quel sistema politico dispotico.
Quindi respirò a fondo, tentò di calmarsi, di ragionare e mettere da parte quella malsana voglia di pluriomicidio.
Eppure, sebbene Radish fosse colui che aveva millantato sangue freddo, non sembrava più essere della stessa idea.
«Lo stanno controllando, porca puttana!» esplose, tirando un pugno al tavolo che, sotto la forza bruta, cedette. Il Computer Capsule rimase in bilico tra i ciocchi spezzati di legno scuro e Bra, in collegamento, borbottò in disappunto del gesto di Radish.
Vegeta invece non disse niente. Oramai gli importava poco o niente di preservare l'integrità degli spazi di quel luogo di farabutti. Certo, se avesse iniziato a dare di matto assassinando persone a caso l'avrebbe fermato, ma per il momento lo osservò semplicemente andare in escandescenza.
«Dobbiamo prenderlo e portarlo via di qui. Ci hanno preso in giro fino adesso, e nessuno può permettersi di prendere in giro i Saiyan» ringhiò Radish, puntandogli un dito contro. «Diamo fuoco a questa palla di fango e andiamocene!»
Per l'appunto.
Molte cose si erano fatte più chiare da quando Bra aveva rivelato loro il grande segreto di Morvir: la manipolazione mentale acquisita dagli Tsufuru. Non aveva idea di come Kakaroth fosse giunto su Morvir – comprato al mercato nero come combattente? Improbabile. Qualche impostore che gli aveva suggerito di andare lì? Già più plausibile – ma ciò che era certo è che lo avessero manipolato. Forse aveva combattuto inconsciamente per non farsi manipolare, forse ci era voluto tanto tempo e questo avrebbe spiegato anche il perché la sua Aura si fosse spenta a poco a poco.
Vegeta scosse la testa e strinse le labbra. Era vero: dovevano portare Kakaroth lontano da quel pianeta, ma per evitare di commettere stragi sarebbe stato molto più saggio scoprire chi lo stesse manipolando – un Saggio, a questo punto - e farlo smettere, quindi portare via Kakaroth successivamente. Senza doverlo costringere con la forza sarebbe stato più facile, meno drastico.
Vegeta socchiuse gli occhi, un'idea si fece largo tra le sue sinapsi.
«Sono d'accordo con te, Radish, dobbiamo portarlo via. Ma dobbiamo fare in modo di utilizzare in modo saggio le nostre carte e farlo in modo conveniente e corretto. Basso profilo, insomma» spiegò Vegeta, calmo.
«CHE COSA?!» berciò Radish, avvicinandosi sottecchi. «È di mio fratello che stiamo parlando. Non posso accettare che utilizzano il sangue Saiyan in questo modo senza pagarla cara».
Oh, e non aveva visto come Zamasu aveva sfruttato il corpo di Kakaroth! Ancora a Vegeta ribolliva il sangue solo al pensiero.
«Scusami, ma l'unica volta che hai visto tuo fratello hai combattuto con lui per ucciderlo» fece presente Vegeta. Radish si stava dimostrando fin troppo protettivo, per uno che di suo fratello se ne era infischiato per tutta la vita.
«Oh, andiamo, non ricalcare il passato! E comunque l'avevo visto nascere, quel soldo di cacio» grugnì Radish, irritato. «Ad ogni modo tutto 'sto lavaggio del cervello sentimentale che mi hai fatto in questi mesi sulla famiglia e sugli affetti alla fine mi ha coinvolto, va bene?!» aggiunse a braccia conserte, quasi offeso, sicuramente in imbarazzo.
Vegeta ghignò. Non avrebbe mai sperato di riuscire davvero ad addomesticare quel bastardo.
«Bene, ma ora non ho bisogno di un patetico sentimentale che va in escandescenza quando le cose non vanno come dovrebbero. Ricomponiti e collabora, perché così non mi servi a un bel niente» disse poi, con un sorrisetto canzonatorio. Gli era sempre piaciuto rigirare a proprio vantaggio le situazioni.
Radish strinse gli occhi, riconoscendo quelle parole come quelle che gli aveva detto lui stesso la sera precedente. Sembrò calmarsi. In effetti erano davvero d'aiuto per riuscire a rimettersi in carreggiata.
«... sei un figlio di puttana, lo sai?» asserì Radish, beffardo.
Vegeta ammiccò. «Il migliore».
«E comunque voglio i diritti d'autore della mia terapia psicologica motivazionale» aggiunse Radish.
«Troppo tardi».
«Ehm, scusate, non vorrei interrompere questa bizzarra conversazione, ma quindi cosa avete intenzione di fare?» domandò Bra, ancora in collegamento diretto dalla Terra.
Sua Maestà lasciò perdere l'alleato e si portò due dita sotto il mento, come per pensare. L'idea balenata tra le sue sinapsi iniziò a ingranare, a prendere forma.
Avrebbe tentato la soluzione più folle pur di portarsi via Kakaroth con le buone, ma non vi era alcuna certezza che funzionasse.
«Darò una chance a quegli stronzi imperiali di vivere. Una sola. Ma, se la cosa non dovesse funzionare, beh, non sarò io a fermarti se vorrai far scivolare qualche Ki-blast sulla testa di qualcuno, Radish» annunciò Vegeta, gli occhi stretti e un sorriso sardonico.
Radish emulò il ghigno, pronto all'ascolto di quello che sarebbe stato il gran finale del loro viaggio su Morvir.
«Qual è il tuo piano?»

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