Goku

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Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.


ATTENZIONE!
In questo capitolo verrà fatto accenno all'uso di droghe.



- ACROSS THE UNIVERSE -

Capitolo 7
Goku


«Kakaroth!»
«Come dice, presidente Trunks?»
La voce di Khinô fu un lontano rumore di fondo.
Tutta l'attenzione di Vegeta era focalizzata altrove, non troppo lontano, rivolta verso un gruppo di guardie che marciavano fuori dal palazzo imperiale. Per la precisione verso una delle guardie.
Un uomo alto, muscoloso, con i capelli neri raccolti in uno chignon poco ordinato, dal quale un paio di ciuffi ricadevano sugli occhi scuri fissi di fronte a sé.
Occhi che Vegeta ricordava troppo bene per non riconoscerli, occhi con i quali aveva condiviso gran parte della sua vita, ma che in quel momento avevano un'espressione più spenta. Niente gioia, niente rabbia, niente luce.
Tuttavia, in quel momento, a Vegeta della luce non importava niente. Un fiume di ricordi invase il suo petto, tutte le grandi battaglie, i battibecchi, i combattimenti, i sorrisi che non aveva saputo trattenere, le avventure. Tutto gli passò davanti agli occhi, dal primo incontro in quel deserto roccioso fino all'ultima volta che si erano visti, in quella stanza sui monti Paoz.
Erano trascorsi dieci anni e da un lato sembrava ieri, dall'altro sembrava essere passato un secolo.
Per un attimo Vegeta dimenticò ogni cosa, ogni proposito di prenderlo a calci nel sedere, ogni insulto che avrebbe voluto riservargli. Il solo istinto fu quello di corrergli incontro, prenderlo per le spalle e ringraziare il cielo e le stelle per averlo trovato.
Si dimenticò però perfino che quella non sarebbe stata la mossa più indicata da fare, non in quel momento, non in quel luogo del quale sapevano ancora troppo poco.
«Kakaroth!» lo chiamo più forte, mentre Radish lo afferrò per un braccio per impedirgli di allontanarsi troppo. «KAKAROTH!» urlò.
Come colto da un'improvvisa scossa elettrica, la guardia in questione sbarrò gli occhi, lo sguardo si fece quasi terrorizzato. Si voltò piano, lento, e finalmente incrociò lo sguardo del Principe.
Quello scontro di sguardi fu totalmente alienante, quasi distorsore della realtà circostante.
D'improvviso sembrò non esistere più nulla.



Alzò la testa e lo fissò negli occhi. Brillavano le stelle, brillavano le iridi seppur nere. Allungò una mano verso il polso e glielo strinse un poco. Vegeta provò l'impulso di staccarsi come molte volte aveva fatto. Non gli aveva mai permesso quel contatto, odiava i contatti. Ma quella notte l'impulso non era così forte. Forse l'impulso era quello di mettere una mano sopra la sua e dargli un po' di forza, ma si limitò a sostare sotto quei polpastrelli.
«Almeno ci sarai tu con me» mormorò Kakaroth, dando voce alle parole troppo sentimentali che Vegeta mai avrebbe pronunciato ma che sì, in qualche modo sentiva gli appartenessero.
Almeno sarebbero rimasti in due.
Almeno avrebbe avuto Kakaroth.


Quella tacita promessa che per la prima volta dopo più di un decennio era tornata a brillare, consistente, luminosa.
Buio intorno a loro, buio su Morvir, ma luce intensa dentro al petto.


«Non voglio tornare a casa. Possiamo... possiamo rimanere ancora un po'?»
La mano di Kakaroth ancora avvolta intorno al polso. Il suo sguardo era appannato, lucido, di chi aveva troppe lacrime trattenute. La perdita di Crilin era stata un duro colpo, Vegeta non se la sentì di dirgli di no.
Si limitò ad annuire e rimanere immobile, lì vicino a lui. Kakaroth sospirò e abbassò lo sguardo verso i propri piedi.
«Grazie per esserci anche ora. E per esserci sempre stato» mormorò.
Vegeta non era abituato a quei sentimentalismi. Soprattutto perché non meritati.
«Non è vero che ci sono sempre stato».
«Quando ne avevo bisogno, sempre. Sia in battaglia, sia fuori. E ora che ho semplicemente bisogno di stare qui, sei qui anche tu» controbatté Kakaroth, convinto.
Vegeta arrossì, odiava sentirsi dire certe cose. Che poi per certi versi erano vere, ma non tenevano conto di un'altra lunga, lunghissima lista di momenti in cui invece si era comportato come un autentico stronzo nei suoi confronti.

«Mi sopravvaluti».
Kakaroth si voltò di nuovo verso di lui e lo fronteggiò più vicino.
«Dico solo la verità. Perché so che, qualunque cosa succeda, se dovessi essere in difficoltà saresti in prima fila ad aiutarmi. Se fossi in pericolo verresti a salvarmi».

Il Principe deglutì e sottrasse lo sguardo per un secondo. Non poteva negare, non poteva controbattere. Perché quella era semplice e pura verità. Ma sapeva anche di non essere il solo: Kakaroth avrebbe fatto lo stesso per lui, forse anche di più.
Tuttavia quel discorso stava andando troppo oltre, per due come loro. Vegeta raccolse un po' di coraggio, deglutì l'imbarazzo e lo fronteggiò di nuovo con un ghigno più cinico.
«Beh, perché te l'ho sempre detto: quando morirai, sarà solo per mano mia».

Across the universe  || ᴠᴇɢᴇᴛᴀ x ɢᴏᴋᴜ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora