Il pianeta Morvir

171 20 7
                                    


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.


- ACROSS THE UNIVERSE -

Capitolo 6
Il pianeta Morvir


Il suo sogno ricorrente era sempre lo stesso.
Kakaroth che se ne andava, lui che lo insultava per poi svegliarsi madido di un sudore troppo, troppo freddo.
Talvolta variava, specialmente nell'ultimo periodo.
Cambiavano le parole, cambiavano i gesti, ma alla fine Kakaroth se ne andava sempre e lui si svegliava sempre sudato, sempre freddo.
A volte gridava, a volte – come gli riferiva Radish – pronunciava frasi sconnesse nel sonno. Ma ciò che stava accadendo sempre era che, dopo il sogno, il suo presentimento si faceva più intenso, la traccia più vicina.
Una percezione aumentata che portava di conseguenza a una lieve ricalibratura della rotta. La precisione sempre più millimetrica.
Erano trascorsi cinque giorni dalla loro partenza da Vortax e si erano fermati una sola volta, in un attracco portuale di emergenza – quello che i terrestri avrebbero definito l'Autogrill dello spazio aperto – per caricare il carburante dei salti iperspaziali.
Caps12RC era dotata di un grande serbatoio per il normale carburante da viaggio – che avrebbe potuto durare anche mesi – ma, come tutte le astronavi, il carburante per i salti nell'Iperspazio si consumava troppo in fretta.
Sebbene si trovassero ancora nel quadrante Sud della galassia, non avevano avuto alcun problema di identificazione, nessuno aveva chiesto loro documenti. Forse il problema su Vortax era stato proprio la coda di Radish.
Vegeta aveva utilizzato quegli ultimi giorni di viaggio per riflettere e, naturalmente, ciò aveva portato ad attacchi di rabbia incontrollabili che si erano riversati perlopiù sull'unica persona nel raggio di quei settanta metri quadri di astronave.
Ma, sebbene Radish sembrasse apprezzare molto gli allenamenti intensi sul ponte gravitazionale, aveva ben notato degli scompensi nell'Aura del suo compagno di viaggio.
Una vera fortuna che il ponte fosse imbottito per supportare la trasformazione in Super Saiyan e attacchi conseguenti ma, a dirla tutta, più volte Vegeta aveva rischiato di sfociare nelle forme divine e quindi di far saltare in aria l'astronave ed entrambi loro.


«Sul serio, Vegeta, dovresti prendere in considerazione l'idea di un calmante» propose un giorno Radish, dopo che Sua Maestà l'aveva quasi incenerito con un attacco sul finale dell'allenamento.
«SONO CALMO!»
«Il tuo concetto di calma è assolutamente da discutere» puntualizzò Radish, guadagnandosi l'ennesima occhiataccia. «Senti... dovresti dormire. Sul serio, passi le notti a rigirarti nel letto – e disturbarmi, ma sorvoliamo – a implorare e poi inveire. E da quando dici che siamo più vicini la cosa è peggiorata. Ora mettiamo in pausa i motori, prendi un sonnifero e ti fai otto ore di sonno in santa pace, poi riprendiamo».
Vegeta gettò per terra l'asciugamano con uno scatto furibondo.
«Perché non andiamo anche in una SPA? E poi diamo anche una festa, visto che possiamo permetterci di perdere tempo!»
Radish scosse la testa e sbuffò, tamponandosi il sudore con una salvietta.
«Hai aspettato dieci anni, sarebbe così una tragedia attendere otto ore in più?!»
Vegeta si irrigidì pur di trattenere l'istinto di decapitarlo con un raggio dell'Aura, perché quelle parole facevano male. Aveva atteso dieci anni per decidersi ad andare a cercare Kakaroth. Dieci dannatissimi anni. E se davvero nel frattempo fosse successo qualcosa?
No, non poteva demordere in quel momento che era così vicino.
«Posso resistere. Abbiamo affrontato periodi di privazione di sonno peggiori quando eravamo nell'Esercito di Freezer».
Radish si prese i capelli con le mani, esasperato.
«Ed eri altrettanto intrattabile. Tant'è che Nappa una volta ti ha messo un calmante nella zuppa, pur di farti smettere di inveire contro qualsiasi cosa respirasse e di uccidere chiunque ti rivolgesse la parola».
«Nappa ha fatto cosa?!» sibilò Vegeta, sottecchi.
«Ti ha risparmiato un esaurimento. E di conseguenza anche a me, se vuoi proprio saperlo. Sul serio, in questo stato sei peggio di un cannone blaster ficcato su per lo sfintere anale. So che a qualcuno potrebbe piacere, ma-»
«Radish, non iniziare».
«Potrei continuare tutto il giorno a fare allusioni, se questo servisse per farti prendere quel fottuto calm-»
«Aspetta!»
Vegeta lo frenò con la mano prima che potesse aggiungere altro. Una strana sensazione alla bocca dello stomaco l'aveva colto d'improvviso, come un forte scossone, come se l'impulso fosse quello di vomitare.
«Col ca-»
«Radish, chiudi il becco un attimo!» berciò Vegeta, e Radish finalmente smise di parlare, contrariato ma più che altro incuriosito dall'espressione sul volto di Vegeta.
Provò a respirare a fondo, ma qualcosa gli stava facendo contorcere le interiora. Non era una sensazione nuova, ma era forte, molto più forte di come si era manifestata negli ultimi giorni.
Chiuse gli occhi e l'immagine di Kakaroth era nitida, bordi netti e occhi luminosi. Se ne stava lì, alla sua destra, appoggiato alla paratia del ponte gravitazionale.
Vegeta riaprì gli occhi e, anche se non lo vedeva, lo percepiva esattamente in quel punto. Si precipitò di corsa all'oblò, schiacciandoci il naso contro.
Un'altra sensazione di vuoto lo colse nello scorgere un pianeta lontano nel buio della galassia. Poco più grande di un puntino giallastro.
Chiuse gli occhi di nuovo, Kakaroth stava volando in quella direzione. Un brivido lo percorse da capo a piedi.
«Deviamo! Deviamo da quella parte!» ruggì poi, rivolto verso Radish.
Si precipitarono giù in cabina di pilotaggio di corsa e, una volta lì, il pilota effettuò una manovra brusca di virata per poter cambiare rotta. Vegeta per poco non finì nel vano portaoggetti a gambe all'aria - dannato il suo vizio di non allacciare mai la cintura di sicurezza.
«Che pianeta è quello nella rotta?» domandò il Principe.
Radish aprì la mappa interstellare sul monitor, lo ingrandì con le dita e apparve una lista di caratteristiche.
"Pianeta Giallo 022, comunemente detto Morvir" annunciò l'intelligenza artificiale di Caps12RC. "Circonferenza equatoriale di 8208,6 km, gravità di 12.23 Netwon, 5,7 milioni di abitanti, temperatura attuale di 36°C, perlopiù desertico con fonti d'acqua sotterranee. Alta presenza di metalli preziosi. Popolazione ad alto livello tecnologico, con abilità magiche sconosciute, poco ostili, sussistenza a scambio di metalli con altri pianeti. Sistema di comunicazione: lingua madre Morviriana e lingua intergalattica. Sistema politico: impero. Sistema monetario: moneta intergalattica Yēŏn. Sistema bellico: esercito imperiale a livello combattivo medio alto. La storia di Mor-"
«Grazie, Caps, per il momento è sufficiente» la interruppe Radish. «Sia mai che troviamo un pianeta fresco, mh
Vegeta sospirò, mentre il globo all'orizzonte diveniva ai suoi occhi sempre più grande.
Aveva come l'impressione che Kakaroth fosse tanto vicino da poterne sentire persino l'odore. Come in quei giorni dopo la Fusione, quando sembrava di averlo vicino persino mentre si faceva una doccia. Che gran fastidio!
E, più si avvicinavano, più la sensazione alla bocca dello stomaco si faceva più forte. Una volta giunti nei pressi dell'orbita del pianeta – giallo, dall'aspetto desertico, con tre anelli di detriti e due lune poco distanti – Vegeta non ebbe più alcun dubbio: il suo presentimento lo conduceva lì.
«Dobbiamo atterrare» soffiò, con le dita tremanti.
«Kakaroth è laggiù?» domandò Radish, a bocca aperta.
, avrebbe voluto rispondergli. Ma la verità era che non ne poteva avere la completa certezza.
«Non lo so... ma sento che dobbiamo atterrare» disse quindi.
Il concetto di "avere il cuore in gola" non gli era mai stato più chiaro di così.

Across the universe  || ᴠᴇɢᴇᴛᴀ x ɢᴏᴋᴜ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora