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lavorando sempre più con yeseul, chan si rese conto di quanto si fossero avvicinati.

era una persona riservata da quando suo padre lo lasciò dopo che sua madre iniziò a sentirsi male, e non gli piaceva aprirsi con gli altri. doversi assumere le responsabilità di un adulto da adolescente lo fece sentire solo.

tuttavia, trovare persone come lui fu un'esperienza diversa. non lo avevano mai accennato, ma era ovvio; sia chan che yeseul erano poveri. nessuno dei due aveva abbastanza soldi per supportare loro stessi, tanto meno per le loro famiglie.

nonostante ciò, adesso avevano qualcuno con cui parlare delle loro difficoltà, qualcuno che poteva capire. non avere soldi era un livello differente di tristezza; insolazione; stress; lotta.

eppure, chan ha iniziato a sentirsi meglio con sé stesso.

"tu paghi le tasse?" chiese, mentre scriveva su un pezzo di foglio, facendo ridacchiare yeseul.

"non ho nemmeno la cittadinanza sudcoreana."

chan rise leggermente. "quindi tecnicamente non esisti?"

"hey!" aggrottò la fronte, sbirciando da sopra la spalla del ragazzo. "aspetta, cosa stai scrivendo?"

"il mio volere*," rispose, facendo fermare yeseul.

"ma sei così giovane! perché stai─ hey, quello è il mio nome?"

chan coprì velocemente i fogli. "porta sfortuna leggere il volere di qualcuno!"

"e chi lo dice?" replicò yeseul, allontanandosi sorridendo. "sono nel tuo volere?"

"no," rispose chan, facendo sorridere la ragazza.

"come dici tu."

* il volere è inteso come quello che è da noi il testamento, cioè il documento in cui si si elencano le persone a cui verranno distribuiti i beni di un individuo una volta morto.

MONEY . bang chanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora