All'alba del giorno dopo, quando il sole screziava di rosa la luce del mattino, lasciammo il villaggio per raggiungere Ouarzazate, il luogo in cui speravo che ci avrebbero raggiunto i familiari di Shirley dopo essere stati avvisati tramite l'ambasciata.
Mi auguravo che sarebbero arrivati in tempo per quel giorno, così da lasciare Shirley in mani sicure.
Durante il viaggio non pronunciai nemmeno una parola: quando l'avevo toccata l'ultima volta per coprirle il capo con un targui, uno dei miei copricapi che avrebbero protetto la sua pelle chiara dal sole, per poco stavo per cedere alla tentazione di baciarla per un'ultima volta.
Ma se l'avessi fatto, non sarei più riuscito a lasciarla.
Lei mi guardava così intensamente per cercare di afferrare i miei pensieri, ma più mi scontravo con l'azzurro dei suoi occhi, più mi nascondevo dietro la mia freddezza.
Mi fece male trattarla così, dopo tutto quello che ci eravamo detti, dopo tutto quello che avevamo vissuto, dopo tutte le notti trascorse accanto al suo letto finché non era guarita quasi del tutto.
Temevo che se si fosse messa a piangere non avrei saputo resistere, ma lei non lo fece, anzi al contrario mi mostrò ancora una volta la sua forza, quella forza che mi aiutò a trattenere il dolore dentro di me e che mi fece immaginare che donna straordinaria sarebbe diventata un giorno.
Avrei portato per sempre nel mio cuore il ricordo di quell'ultimo giorno, della sensazione della pelle del suo viso sotto i polpastrelli delle mie mani, del suo profumo che attraverso le mie narici giungeva fino al mio cuore.
Quando raggiungemmo Ouarzazate, Shirley si distrasse dinanzi alle suggestive gole che circondavano la valle, al centro della quale si scagliavano le grandiose mura di terra della cittadina e dei palazzi che un tempo erano le dimore dei Pascià.
Persino io, ogni volta, rimanevo incantato da tanta magnificenza circondata dalla dolcezza delle curve del deserto che si perdevano fino all'orizzonte, per cui riuscivo a immaginare cosa doveva provare Shirley alla vista di simili scenari meravigliosi. Sembrava cogliere ogni più piccola sfumatura per imprimerla nella sua mente il più possibile e serbarne a lungo il ricordo.
Allo stesso modo io non riuscivo a smettere di guardarla di nascosto e ammirare il candore della pelle del suo viso, i riflessi dorati dei suoi capelli, le iridi cristalline dei suoi occhi, sapendo che quelli erano gli ultimi momenti che avrei passato con lei.
Quando raggiungemmo l'avamposto governativo francese, parlai con un legionario ed ebbi la conferma che i parenti di Shirley erano già arrivati: quella notizia mi riempì di gioia e riuscì in qualche modo a darmi la forza per sostenere quel momento fino al nostro ultimo addio.
L'attesa fu davvero brevissima, perché dopo appena qualche minuto fummo raggiunti da un occidentale di mezza età.
Shirley rimase bloccata per l'incredulità, continuando ad alternare lo sguardo tra me e quell'uomo, finché si rese conto che era tutto reale e con uno slancio si gettò tra le braccia di quello che ormai ero certo fosse suo padre.
Quella scena fu commovente e straziante al tempo stesso. Dopo tutto quello che Shirley aveva subito per colpa mia, non avevo il coraggio di stare di fronte a quell'uomo: avrei dovuto implorargli il mio perdono e se ne fossi stato degno, avrei confessato il mio amore per sua figlia per chiedergli il consenso di poterla portare con me.
Ma in quel momento non ne fui capace: Shirley era ancora così giovane e aveva ancora bisogno di stare con la sua famiglia.
Mentre lei si allontanava da me lasciando un abisso insopportabile, alcune parole uscirono dalla mia bocca senza controllo: - Addio mio piccolo fiore... ci rivedremo nei nostri sogni!
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Desert Thoughts
RomancePensavate che su "Desert Rose" fosse stato svelato tutto? Ebbene no. Shirley è una ragazza ingenua con di fronte tanti misteri ed enigmi che non riesce a decifrare. Attraverso gli occhi e i pensieri di Rachid, la loro storia verrà raccontata da una...