Inchiostro, parole e desideri

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Più il tempo passava più mi estraniavo dagli altri. La musica divenne l'unica mia ragione di vita.
Dopo qualche settimana passata in soffitta a strimpellare tra la polvere, mia madre fece portare il pianoforte in soggiorno e lo fece accordare.  Non mi andava di prendere lezioni in una scuola di musica, così lei divenne la mia insegnante.
Non parlavamo molto durante il giorno, eravamo perse ognuna nel proprio dolore, ma di pomeriggio sedevamo entrambe su quel comodo divanetto di velluto davanti la finestra per suonare le nostre emozioni.
Ben presto imparai a leggere gli spartiti. Li studiavo come si fa con i libri, ripetendo ad alta voce il nome di ogni singola nota, di ogni chiave.

A scuola imparai a leggere e a scrivere. Mi insegnarono a contare e a capire come non perdersi in un bosco. Quando arrivai alle scuole medie mi feci degli amici dopo anni e anni chiusa nel mio silenzio. Mia madre il sabato sera usciva con le sue amiche e questo mi rende felice perché potevo organizzare pigiama party a tema quasi ogni fine settimana.
Ero felice finalmente, ma di Christopher, " l'amico immaginario" che non avevo dimenticato, nessuna traccia. Potreste pensare che la cosa mi pesasse, invece no. Mi sentivo normale.

La mia migliore amica si chiamava Clara. Sua madre era fissata con Heidi quindi decise di dare alla sua primogenita il nome del suo personaggio preferito. Ancora oggi rido pensando alla spiegazione di quel nome che mi fece il giorno stesso in cui si presentò.
- Ciao, io sono Clara. La tua nuova compagna di banco.
Io mi arrabbiai. Nessuno gli aveva dato il permesso di sedersi accanto a me, no?
- È una fortuna che mia madre mi abbia chiamata proprio così. Era fissata con Heidi quindi … insomma immagina se mi chiamavo Peter … io poi quel coso proprio non lo digerisco … - Parlò così a lungo che alla fine dimenticai di essere arrabbiata e ascolta davvero ciò che aveva da dire.

Il suo nome era Clara Williams e aveva vissuto in Olanda per alcuni anni, amava mangiare i cereali a cioccolato in qualunque momento della giornata. Sua madre era morta quando lei aveva solo due anni quindi insieme condividevamo un dolore che pochi possono capire. Capelli biondi, occhi grigi, chiacchierona e goffa , questa sarebbe la descrizione di Clara secondo coloro che non la conoscono bene. Io posso dire che era molto intelligente e aveva un eleganza tutta sua e che in realtà parla troppo solo davanti agli estranei per colpa del suo essere un po' sociofobica. Clara amava anche i gatti, il colore rosso e lo sport.

Alla fine del primo giorno di lezione mi sentivo piena delle sue  parole e felicità.
Dopo le mie giornaliere lezioni di piano pensai se chiamarla o meno e alla fine mi ritrovai con il telefono che squillava e una Clara che si scusava per il suo comportamento. Fu in quel momento che divenne la mia migliore amica.

- Ho una brillante idea ! - disse un giorno mentre mi esercitavo con il piano.
- Che casino vuoi fare stavolta? - chiesi distrattamente.
- Allora mio padre è vedovo, tua madre anche … devo farti un disegnino?
Rimasi zitta per un po'.
- Non penso sia possibile … tuo padre non sostituirà mai il mio e mia madre non sarà come la tua.
- Dely ma non capisci? Non si tratta di sostituire qualcuno, ma di creare altro. Potremmo essere sorelle … insomma ci conosciamo da più di un anno e siamo sempre state insieme. Non vuoi essere mia sorella?
Scossi la testa.
- Non è questo … è che mamma forse non è il suo tipo e poi …
Clara tirò fuori una torta da dentro la credenza di casa mia.
- Lo so che non festeggi da secoli il tuo compleanno … ma puoi esprimere un desiderio per entrambe?

Era vero. Non festeggiavo il mio compleanno da quando mio padre era morto. Io non volevo andare avanti nel tempo, volevo andare indietro … ma la cosa non aveva senso, ero felice, avevo un'amica e tutto ciò che una ragazza di dodici anni vorrebbe avere.
Così, chiudendo gli occhi, soffiai sulla candelina.
- Cosa hai desiderato? - mi chiese Clara sorridente.
- È un segreto.
- Bhe spero per te che tu abbia desiderato una famiglia. - disse alzandosi e aprendo la porta che dava sul giardino.
Fuori, con i mano due palloncini gialli, mia madre e suo padre si tenevano la mano. Clara mi fece l'occhiolino e sorrise porgendomi il mio palloncino.
Il mio desiderio si era avverato.

Il ragazzo che guardava le nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora