Mia madre e il padre di Clara si erano incontrati all'incontro genitori- insegnanti e dopo aver parlato a lungo avevano scoperto di avere tante cose in comune, così iniziarono ad uscire insieme. Clara lo scoprì quasi subito , io solo il giorno del mio dodicesimo compleanno.
Quella sera festeggiammo per la prima volta la mia nascita dopo molti anni. Finalmene ero di nuovo felice di andare avanti. Quando fu ora di andare a letto il padre di Clara e lei andarono via nonostante le ripetute preghiere mie e di mia madre per farli restare. Ci saremmo rivisti tutti l'indomani per parlare meglio della situazione.
Anche se non avevo sonno mi costrinsi ad andare a letto per svegliarmi prima del loro arrivo e aiutare mia madre con la colazione. Velocemente salii i gradini per raggiungere il piano superiore e dopo aver messo il pigiama andai in camera mia.
Non appena i miei piedi toccarono il pavimento di legno sentii qualcosa infilzarsi nella carne.
Soffocai un urlo e accesi la luce.
Una spina, ecco cosa tolsi dal piede.
La spina di una rosa secca.
- E tu? - dissi cogliendo il fiore. - Non eri nel libro illustrato?
Rimisi la rosa al suo solito posto e andai alla finestra, pensando al ragazzo che mi aveva fatto quel dono il giorno del mio quarto compleanno.
' Forse è un segno … magari è tornato' - pensai - O forse sei solo pazza. - consigliai a me stessa ad alta voce.
Proprio in quel momento le luci di tutto il quartiere si spensero.
- Tipico. - dissi sorridendo nell'oscurità e prendendo la mia luce a pile dal cassetto - Neanche nei film horror di basso livello.
- Hai paura? - sussurró una voce nel buio.
Christopher.
- No.
- Eppure da piccola ne avevi. - continuò lui.
- Ho avuto paura del buio fino a sette anni, ora ne ho dodici. Sei parecchio indietro.
- Ah davvero … e di cosa ha paura la piccola Dandy? - chiese a voce un po' più alta.
- Di una cosa che prima o poi colpisce tutti. Si chiama morte. - risposi , senza pensare. - E se tu non fossi andato via lo avresti saputo.
- In realtà lo sapevo, - disse, la voce che tremava leggermente, come se stesse per raccontare un importante segreto. - Tuo padre e il tuo coniglio sono nel mio mondo adesso. Buon compleanno Dandelion.Nello stesso momento in cui pronunciò l’ultima lettera le luci si riaccesero. Mi girai per guardarlo, ma di lui nessuna traccia.
Cos’è che aveva detto?
“Tuo padre e il tuo coniglio sono nel mio mondo adesso. “
Ma cosa voleva dire? E qual era questo mondo di cui parlava.
Andai alla gabbia di Musetta per accertarmi che stesse bene ma quello che vidi fu scioccante: la mia coniglietta era tagliata in due parti, il sangue che macchiava il pelo bianco.
Fu a quel punto che gridai, così forte da sovrastare qualsiasi rumore.
Mia madre corse in camera mia mentre continuavo a urlare come mai avevo fatto in vita mia.
Dopo che mi ebbe calmata le spiegai cosa fosse successo, omettendo la parte che riguardava Christopher.
Mia madre prese con i guanti Musetta e la mise in una scatolina, poi mi disse di andare a letto e che avremmo commemorato la mia coniglietta l’indomani.
- Poi di pomeriggio andremo a comprare un gattino. – aggiunse spegnendo la luce, prima di uscire dalla stanza.
Io mi alzai e accesi la lucina sotto la scrivania, la camera fu illuminata da una dolce luce soffusa.
Non avevo paura del buio, non ero una bambina … ma forse avevo paura di ciò che non potevo vedere.
Non appena spuntò il sole mi alzai, mi sentivo il corpo pesante e la testa pulsava allo stesso ritmo del mio cuore. Scesi in cucina per preparare la colazione come avevo deciso la sera prima. Mentre mettevo le uova nella padella sentii mia madre singhiozzare dietro di me.
- Mamma … cosa succede? – chiesi andando preoccupata verso di lei .
- Oh Delion … sei … sei diventata una donna. La tua mamma è fiera di te.
Ed era vero, ero diventata una donna, con tutto ciò che comportava la cosa.
Mia madre iniziò a chiamare tutti i conoscenti e i parenti e durante quella settimana arrivarono diversi regali. Lei mi comprò una gattina che chiamai Tufle; Clara mi regalo un regiseno dicendo che presto mi sarebbero cresciute e un “kit emergenza donna”; suo padre ci portò al cinema e poi a fare spese; ebbi anche tanti soldi dai nonni e dalle zie che abitavano lontano.
Forse essere donna non era tanto male.
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Il ragazzo che guardava le nuvole
FantasyIl mio nome è Dandelion. Soffione. Come quel fiore fragile che con il più leggero vento svanisce … che si scompone in tanti parti di se. Quando ero piccola mi ritenevo una bambina normale. Una che va a scuola, che legge, che ha degli amici. Una...