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"Giulia" sussurro mentre la vedo sbucare da quella porta. Al suo fianco Sebastian, con un braccio intorno alle sue spalle. Non mi aspettavo di vederla qua. Sapevo fosse rientrata ma non pensavo fosse tornata a lavorare qui. Lei alza lo sguardo e vedendomi, quel sorriso, che la distingue da tutte, si spegne. Mi fissa per qualche secondo, poi continua a camminare stretta a lui.

"Ciao Gio" mi dice passandomi accanto, sento bene il suo profumo che, nonostante le ore che ha passato dentro quella sala, è ancora percepibile. Mi guarda di sfuggita e mi regala un piccolo sorriso, prima di chiudere la porta dietro di sè, seguendo il ballerino.

"Tutto bene?" chiede Marcello appoggiandomi una mano sulla spalla e guardandomi preoccupato. Sono paralizzato, non mi ero reso conto di quanto davvero mi mancasse. Speravo solo che lei tornasse indietro, mi abbracciasse e mi prendesse per mano. Volevo solo sfiorare le sue labbra e dirle tutto quello che da anni tengo dentro. Volevo urlare, urlarle di tornare indietro, di stare con me, non con lui. Volevo correrle dietro e baciarla, senza curarmi di nessuno. Sono passati tre anni, tre anni da quando l'ho lasciata da sola, in quella camera da letto. Non le ho più risposto, non l'ho più sentita, fino al mio compleanno, quando mi ha fatto gli auguri. Sapevo di essere stato un coglione, ma in quel momento sembrava la cosa più giusta da fare, per entrambi. Ho questo vizio di prendere decisioni per tutti, senza che loro ne sentano il bisogno o senza chiedere prima un loro parere. La verità è che spesso ho paura del confronto. Soprattutto di quello con Giulia. Lei è l'unica capace di farmi ragionare, sapeva come prendermi e l'avrebbe saputo fare anche quella volta. Litigavamo tanto, sfogavo su di lei tutto quello che avevo incassato in quei mesi. Avevo deciso di prendere una pausa lasciarle vivere la sua vita senza me e le mie sfuriate inutili. La vedevo, era stanca di litigare, stanca di sentire tutti i giorni le mie lamentele, le mie urla. Anche io ero stanco, di vederla così. Non riuscivo a calmarmi, ma per colpa mia. Giulia con me si apriva sempre, si fidava, mi ascoltava. Io con lei facevo più fatica, non era questione di fiducia, di lei mi fidavo ciecamente, era più il non voler condividere con lei tutto quel dolore. Si dice che quando si ha una persona vicina, il dolore si affronta meglio perchè un piccola parte viene trasmessa a lei e quindi si sopporta di più. Lo si sopporta in due. Ed io non volevo che Giulia sopportasse il mio dolore, perchè ne sarebbe stata legata a vita. Ed io volevo tutto tranne che incatenare quella piccola ballerina. Rinunciai a lei ed il mio passato ebbe la meglio. Le scrissi una frase in quel biglietto, lasciato sotto al cuscino. "Perchè siamo convinti che due anime gemelle debbano per forza stare insieme?" sapevo che lei avrebbe colto il significato. Tentò di chiamarmi per sole due volte e mi mandò soltanto tre messaggi:
"Perchè solo così raggiungono la felicità"
"Non voglio smettere di essere felice"
"Ti prego"
Quei messaggi mi avevano distrutto, ma non le risposi.

Tornato a Vicenza tutti notarono i miei occhi spenti e il mio umore. Stavo male, avevo distrutto tutto da solo. Mi ero fatto del male da solo e ne avevo fatto a lei. Non riuscivo a pensare ad altro. Così, una sera, in un locale con i miei vecchi amici, incontrai Margherita. Cominciammo a vederci spesso, per fare sesso, niente di più. È così tutt'ora, la nostra non è una relazione, anzi. Però preferisco far credere di essere uno con la testa a posto, piuttosto di uno che si fa la ex, solo per dimenticare la ragazza di cui è ancora innamorato. Gli appuntamenti con Marghe erano principalmente sul suo letto, qualche volta su quello di un albergo di Milano. A volte poi, ci beccavamo in giro, per un gelato o un caffè, sapevo che a lei piaceva farsi vedere con me, a me non interessava, perciò la accontentavo. Quando uscì quella foto, due mesi dopo la rottura con Giulia, mi incazzai tantissimo. Non riuscivo a non pensare a Giulia e alla sua reazione. Non volevo che soffrisse ancora. Sam mi aveva raccontato dei suoi ultimi mesi. Mangiava poco, si chiudeva in sala, non usciva. Non sapevo cosa fare. Chiara non mi rivolgeva la parola, così come tutti i suoi amici più stretti, a cui Giulia aveva raccontato tutto. Ero bloccato. Fin quando, dopo qualche giorno, notai una sua intervista, non troppo vecchia.
"Io e Giovanni non stiamo più insieme da qualche mese. Nessuno ha tradito nessuno, tranquilli. Vi chiedo di smetterla di insultare loro, stanno solo sorridendo alla vita. Presto anche io sarò in grado di ridere come prima. Grazie per tutto il supporto che mi date ogni giorno, vi voglio bene."
Nonostante tutto era riuscita a difendermi, anzi, a difenderci. Aveva menzionato anche Margherita.
"Lei dev'essere una persona bellissima, per piacere, rispondete sempre con educazione e non offendete nessuno attraverso uno schermo!" queste le sue parole.
Giulia si era dimostrata ancora una volta la persona più speciale di questo mondo, che io come un coglione ho lasciato scappare. In quella stessa intervista, aveva annunciato la sua partenza per la tournee e lo stage. Ero distrutto, non volevo averla così lontana, circondata da altri ragazzi. E' un pensiero da egoista, lo so, ma non potevo farne a meno. Non potevo fare a meno di lei.

Le organizzarono una festa di addio, il giorno precedente la sua partenza. Tutte le persone che le volevano bene erano presenti. Compresi tanti suoi fan che aspettarono fuori dall'accademia per salutarla e augurarle buona fortuna. Lei non lo sapeva, ma c'ero anche io a quella festa. Lo sapevano solo Deddy e Sam. Stetti in disparte tutta la sera, la guardai da lontano, senza farmi notare da nessuno. Mi vestii di nero, erano anni che non lo facevo. In quel momento mi sentii bene con quel colore, forse perchè rappresentava il mio stato d'animo. Nessuno mi notò, riuscii a rimanere nascosto per tutta la serata. Solo alla fine, trovai un briciolo di coraggio per andare a parlare con lei. Ma come uscii dal mio buco, la vidi con Seba. Ridevano, lui le faceva il solletico, lei era felice. Non potevo rovinare tutto, sapevo che andandole a parlare, le avrei solo fatto ricordare il dolore degli ultimi mesi. Decisi quindi di andarmene, tirai su il cappuccio della felpa, chiamai un taxi e mi diressi verso l'albergo che avevo prenotato per quella notte. Arrivato in camera piansi, piansi tutte le lacrime che non avevo ancora versato per lei e volevo solo che fosse lì ad asciugarmele.

Sangio non lo sapeva e non lo sa ancora, ma Giulia quella sera, lo vide. Lo vide andarsene, la sua camminata per lei era inconfondibile. Poteva utilizzare tutti i travestimenti del mondo. Lei lo avrebbe riconosciuto tra tutti.

La domanda quindi le sorse spontanea, perchè lui era lì?

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