A chi mi chiedesse oggi, che ho sessant'anni, cos'ho imparato nella vita, gli risponderei: la pazienza. Si pensa che sia la virtù dei vecchi, ma non è sempre un freddo dato anagrafico a sottintenderla. Quando ebbe inizio questa storia, di anni ne avevo sedici appena, ma già avevo intuito il peso dolce e amaro di questo dono. Avevo imparato a essere paziente, insieme a un sacco di altre cose.
Se volete, con un po' di pazienza, ve la racconterò."È stato come trovarsi in Arabia Saudita ma senza gli arabi."
È il primo concetto che compresi quando Walter Wilson mi insegnò la sua lingua. Nessun commento diverso da quello avrebbe descritto Murice con più aderenza alla realtà. Come avrei potuto dargli torto. Sull'arido altopiano delle Murge galoppava la carestia a fianco alla seconda guerra mondiale. Quella stessa aridità, Walter, il soldato venuto da lontano, l'aveva riscontrata nei nostri volti.
Come l'ho conosciuto? Come potrei dimenticarmene. Aveva in faccia qualcosa che non avevo mai visto su nessuna prima di allora. Sarebbe stato impossibile a un certo punto non incontrare se non lui altri soldati, giacché Murice, per fatalità geografica, era in mezzo al crocevia aereo tra Taranto e Brindisi, i quali porti navali erano assediati dalle ultime invasioni dei tedeschi. Che non avessero bombardato la nostra zona era dovuto forse al fatto che, vista dall'alto, appariva già di per sé tutta un rudere. Probabilmente si pensava sarebbe stato solo uno spreco. Sopra le nostre teste però, quando sentivamo i ruggiti improvvisi degli aerei, scappavamo in cerca del rifugio più vicino. Insieme a noi tremava tutto: terra, alberi, case.
Eravamo in poche centinaia ad abitare il borgo antico. Di tanto in tanto si faceva vivo qualche carabiniere per perlustrare la zona o prelevare i sedicenni da arruolare nel regio esercito, in caso non avessero ricevuto il precetto militare. Poveri pure quei rappresentanti della legge, non c'era nemmeno l'ufficio comunale da poter contattare per le urgenze. Per qualsiasi documento bisognava recarsi a Taranto e data l'allora situazione, andarci rappresentava un vero atto di coraggio, anzi, di incoscienza. E chi ce l'aveva l'incosciente coraggio per percorrere venti chilometri a piedi, o in bicicletta o a cavallo di un mulo - chi era fortunato a possederne - rischiando la pelle? Tutto sommato, Murice non era facilmente visibile via terra perché era imboscata dentro il letto di un fiume prosciugato milioni di anni fa. E no, non c'era e non ci sarà mai pericolo che ritorni a scorrere quel fiume, nemmeno se piovesse anni interi. Siamo in Puglia e il suo significato non ha caso è: terra senza acqua, Apulia appunto, come la chiamavano gli antichi. Eravamo nell'agosto dell'anno del Signore 1943. Il mese successivo da Taranto e da altri centri strategici sarebbe partita la missione per la liberazione dell'Italia dai tedeschi, solo che noi di Murice non lo sapevamo. In verità non sapevamo molto di quello che succedeva nel mondo, eravamo isolati dalle comunicazioni esterne.
Murice! Nonostante i difetti, la chiamavo casa. Era immersa tra la macchia mediterranea, circondata da pinete, i cui alberi si insinuavano fin nelle vie che si dipanavano disordinate e curve. Non erano strade asfaltate, c'era terra rossa ghiaiosa ovunque, pressata sotto i piedi da generazioni intere di residenti. Posso sentire ancora oggi nei miei ricordi la rusticità di quel suolo sulla pelle, come anche la durezza delle levate mattutine per andare a fare le commissioni. Ah, quei sassolini. Erano arroventati dal sole, erano disseminati lungo tutti gli sterrati, ritraevano una Via Lattea di pietra. Era impossibile ignorarla, soprattutto per chi come me andava scalzo all'alba ad attingere l'acqua alle fontane pubbliche. Perché sì, cari signori, non avevamo l'acqua corrente in casa; nemmeno la corrente elettrica. Sapevamo che c'erano le case con l'acqua corrente e tutto, ma sapevamo anche che si trovavano nelle città, non nei paesini dimenticati. Era il sogno di tutte le ragazze da maritare una casa con queste comodità. Ma era giusto un sogno, come il mio di avere un paio di scarpe.
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Corri incontro al fuoco
RomantiekCorri incontro al fuoco è la storia dell'amore del diciassettenne Roberto per Walter, un soldato americano incontrato sul finire della seconda guerra mondiale. Una storia contrastata dall'angoscia della separazione forzata a causa del conflitto. Per...