Gli strateghi

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È ora di pranzo, tra poco inizieranno a chiamarci per le nostre sessioni private ed io, dopo Dylan, sarò la seconda. Non riesco a toccare cibo, l'ansia mi sta uccidendo. Questa è l'unica possibilità che ho per dimostrare quanto valgo e, nonostante abbia già degli sponsor, ho bisogno di un punteggio alto anche per sembrare più forte, per, come dice David, spaventare gli altri tributi.

-Voi che mostrerete agli strateghi?- chiede Ian mentre mangia un pezzo di pane.

-Io userò l'arco- risponde Arya

Ian mi fa un cenno con la testa aspettandosi una risposta

-Penso che userò i coltelli...

-Beh... possa la fortuna essere sempre a vostro favore...- ci dice imitando lo strano accento di Capitol City. Tutti noi ridiamo, eccetto Dylan, che era rimasto serio per tutto il pranzo. La nostra è una risata sincera, una delle poche nell'ultimo periodo.

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Faccio dei respiri profondi per cercare di calmarmi. Siamo seduti da cinque minuti e già non ne posso più. Quando hanno chiamato Dylan lui si è alzato, impassibile, ed è entrato in palestra dopo aver scrutato con attenzione tutti gli altri tributi. Ora riesco a sentire dei rumori provenienti dall'interno, sembra che stia usando la spada, ma non ne sono molto sicura. Arya accanto a me mi sorride, anche lei sembra nervosa, mentre Ian ha gli occhi chiusi e la schiena appoggiata contro il muro.

Il mio sguardo corre su tutti gli altri tributi: alcuni sembrani rilassati e sicuri di sé, altri, invece, hanno gli occhi fissi sul pavimento e tremano.

Sento la porta della palestra aprirsi e sbattere subito dopo. Dylan deve aver finito. Scorre con uno sguardo soddisfatto su tutti gli altri tributi e poco dopo si allontana con un sorriso beffardo sul viso.

-Alison Hyde, Distretto 1- una voce metallica pronuncia il mio nome, così mi alzo ed entro in palestra.

Appena le porte si chiudono sbattendo, tutti gli sguardi si puntano su di me. Ci sono almeno quindici persone, alcune sono in piedi, altri seduti su poltrone, e mangiano ogni ben di dio che è stato portato in tavola.

Non li guardo negli occhi, non voglio che vedano la mia come una sfida, ma mi dirigo alla postazione dei coltelli, e quando sono lì    -Sono Alison Hyde, Distretto 1.

Vedo una donna annuire dopo la mia presentazione e poco dopo un uomo, alto, capelli corti e bianchi, si fa avanti tra le altre persone e mi sorride.

-Prego signorina Hyde.- e mi fa un gesto con la mano per invitarmi ad entrare nella postazione che ho scelto.

Fuori dalla postazione c'è un lungo tavolo, su di esso ci sono una cintura e una quindicina di coltelli d'argento. Mi lego la cintura alla vita e ci infilo sette coltelli, poi ne prendo tre in mano. Entro nella postazione, attorno a me ci sono quattro pareti di verto trasparente, io mi posiziono nel mezzo, e mi preparo all'arrivo dei bersagli, probabilmente figure umane, proprio come le altre volte.

Cerco di concentrarmi, ho bisogno di tutta la concentrazione e carica possibile per fare bella figura con gli strateghi.

Impugno il primo pugnale, non ne ho mai visto uno così bello, ma una sagoma che vedo correre verso di me alla mia destra mi risveglia dai miei pensieri, la colpisco sulla testa con il coltello. Ne vedo arrivare un'altra, questa volta da sinistra, rotolo sulla mia spalla e, dopo essermi passata il coltello dalla mano sinistra a quella destra, colpisco anche questa figura, dritto al cuore.

La simulazione cambia, le sagome, da esseri umani, si trasformano in bersagli molto più piccoli in movimento.

Mi giro di scatto e ne colpisco uno che era alle mie spalla e poco dopo se ne riforma uno alla mia destra, riesco a colpire anche quello con precisione.

I 28esimi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora