Capitolo 9) Madame

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Avvertenza! Se siete persone sensibili occhio a sto capitolo. Non è splatter, ma un pochettino lugubre si, quindi vedete voi. Io avverto così che nessuno venga colto impreparato. Ripeto, non sono cose assurde. Non preoccupatevi troppo, sono io che sono melodrammatica.

Detto ciò buona lettura :)

Alla fine della visita Ashley se ne andò a casa di filato. Era stanca morta e non aveva assolutamente voglia di nulla se non di dormire.

Appena arrivata fece in tempo solo ad avvertire suo padre che non avrebbe cenato e a buttarsi sul letto che gli occhi le si chiusero.

-L'imprenditore signori, l'imprenditore!- stava proclamando un uomo in piedi su uno sgabello all'angolo della strada. Stava davanti ad un edificio di pietra, sulla cui insegna c'era scritto "Borsa" a grandi lettere placcate in oro.

L'uomo indossava un completo gessato scuro e una bombetta all'inglese in testa. Sarebbe stato molto buffo con quei baffi alla Francesco Giuseppe, se solo lei non avesse saputo quanto fosse ipocrita.

Ashley si accorse solo dopo un po' che guardava che c'era qualcosa di bizzarro in quella situazione. Vedeva tutto in bianco e nero, come si trovasse in una vecchia foto.

Incredibilmente non le sembrò affatto una cosa curiosa, come se avesse vissuto in quel posto da sempre e ci fosse abituata. Per dirla tutta era più che sicura di aver vissuto lì la sua intera vita.

Distolse lo sguardo dall'uomo e si concentrò un attimo nel sistemare il suo vestito pieghettato, facendone ricadere i bordi orlati oltre il limite della sedia. Si sistemò anche i guanti bianchi, che erano scivolati leggermente fuori posto.

Odiava essere in disordine quando aspettava visite importanti.

Per ammazzare il tempo prese lo specchietto che portava sempre in borsa e controllò l'impeccabilità della sua cipria.

Diede poi uno sguardo all'orologio, che segnava le sette e mezzo. Il sole non era ancora tramontato.

Dovrebbe arrivare a momenti

-Signorina, desidera ordinare qualcosa da mangiare?- chiese il cameriere avvicnandosi al suo tavolo.

-No grazie Louis- rispose Ashley dolce -Ma uno scotch doppio è molto gradito-

-Subito Madame- rispose lui con un piccolo inchino, andandosene.

Nell'attesa prese una sigaretta dalla pochette e se l'accese. Tra le nuvole di fumo si mise ad osservare la piazza che aveva davanti e si ritrovò a chiedersi se la signora Firstchild, sempre così indaffarata in fioreria, si sarebbe mai accorta che la signora Morrison le aveva rubato una rosa quella mattina. Una rosa meravigliosa a dire il vero, per i cinquant'anni di suo marito.
Si chiese quindi come mai il fratello di Constance non avesse ancora confessato il suo amore per Wayne, il macellaio, nonostante tutti in città lo sospettassero già.
Si chiese infine con amarezza quanta gente avrebbe provato ribrezzo a vivere in città dopo l'inchiesta dell'indomani.

Che spreco, una città così bella rovinata dalla tirannia dell'uomo.

-L'imprenditore signori, l'imprenditore!- esclamò di nuovo l'uomo all'angolo.

Ashley si girò seccata, pronta a controbattere, ma vide che l'uomo la stava già guardando, o meglio fissando. A quella vista si sentì particolarmente a disagio, quindo distolse lo sguardo riprendendo a guardare la piazza con indifferenza. Fissò un punto imprecisato tra la fontana e il pub di Fernando.

Sebbene non lo potesse vedere, sentì che l'uomo la stava ancora guardando, perchè non aveva ripreso ad acclamare il nuovo imprenditore.

Aveva una brutta sensazione a riguardo, ma si ripetè che non poteva conoscerla, perchè non le aveva mai parlato prima, e in più non poteva averla vista quella sera.

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