Capitolo 3) Incubi

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Quando finalmente la partita finì, con una schiacciante vittoria dei Mets, Ashley se ne andò in camera stanca morta. Si infilò il pigiama per inerzia e si buttò di peso sul letto. Era talmente stanca che si addormentò all'istante.

Standing there by the broken tree...

Una canzone. Da dove proveniva?

Her hands were twisted, she was pointing at me...

Non la riconosceva, ma sapeva di averla già sentita da qualche parte.

I was damned by the light coming out of her eyes, she spoke with a voice that disrupted the sky...

Era una melodia così dolce, ma allo stesso tempo così desolante.

Ashley si guardò in giro, attorno a lei le tenebre e sotto di lei l'immensità di una voragine buia di cui non vedeva il fondo. La canzone doveva provenire da lì.

She said "Walk on over yeah to the bit of shade, I will wrap you in my arms and you'll know you've been saved"

Si sentiva leggera, come se delle corde invisibili la stessero trattendendo dal precipitare sul fondo del baratro.

Oltre al buio si vedeva poco e niente. Era così strano... non conosceva quel posto, eppure lo sentiva così familare. Le note lievi della canzone sembravano sussurrarle parole di conforto.
Tentò di sforzarsi di pensare a dove l'avesse già sentita ma i suoi neuroni sembravano non voler connettere. D'altronde è così che funziona nei sogni.

Di colpo musica finì, abbandonandola.

Se prima non provava paura, ora un po' di ansia cominciava ad attanagliarle lo stomaco. Era tutto troppo silenzioso e l'aria familiare creata dalle note dolci si era come volatilizzata.

Improvvisamente qualcosa di mosse: una luce, alla fine della voragine.
Era flebile, di un colore...

Trattenne il respiro con terrore.

Azzurro

Spaventata, Ashley fece per divincolarsi la dalle funi invisibili che la legavano come una marionetta. Scalciò e si sbracciò con tutte le sue forze per tentare di scappare. Non voleva che quella luce la raggiungesse.

Era certa che fosse la stessa vista alla scogliera. La stessa fottuta luce azzurra. Non si spiegava come fosse possibile, ma era certa che fosse lei.

Fece un movimento di troppo e le corde si spezzarono con uno "stack" secco. Cadde, sfrecciando verso il basso ad una velocità supersonica. Urlò vedendo la luce avvicinarsi sempre di più. L'avrebbe inghiottita.

Poi tutto si spense e tornò buio.

Non lo vide avvicinarsi, non si preparò all'impatto.

Sbam

Un tonfo sordo, seguito dal rumore agghiacciante di ossa che si spezzano.
A quanto pare un fondo il baratro ce l'aveva.

Era caduta in modo scomposto, atterrando di fianco.

L'impatto le mozzò il fiato. Avrebbe voluto urlare con tutto il fiato che aveva in gola, ma il dolore era troppo forte.

Perchè fa così male? È solo un incubo, per la miseria. Pensò.

Strinse forte in denti, quando al tentare di muoversi sentì fitte di dolore percorrerle tutto il corpo con la forza di scosse elettriche.

-Svegliati Ashely! Questo non è reale!- esclamò contraendo ogni fibra del suo corpo per riuscire finalmente ad alzarsi in piedi. Le tremarono le gambe ma riuscì a resistere.

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