Capitolo 4 - La Nube

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*Brano di sotto fondo consigliato: Hype - Smider*

Vedo in lontananza una nube di un grigio molto scuro, all'interno di essa si intravede, a seconda di come tira il vento, delle parti di colore rosso lava.
È una nube mai vista prima, a livello del suolo, sopra di essa c'è un cielo limpido, ma di un blu scuro, quasi tetro.
La vedo avvicinarsi, da lontano.. con forza e velocità.
Il cuore mi si ferma, la gola secca.. ho paura.

Nemmeno faccio in tempo a realizzare cos'era questa nube, che riprendo un po' lucidità e attorno a me vedo tante persone scappare, correre senza una meta, persone che strillano, altre che cadono.. è il CAOS.

In tutta questa confusione, vedo Mara e Sara, impaurite e che strillano il mio nome, che mi rimbomba in testa. Sono da sole in mezzo a tutto questo delirio.

Mi riprendo di colpo e corro verso di loro.  Giorgio e i suoi amici, si sono dileguati.

«State bene?!», chiedo a loro.
«Si! Ma cos'è quella cosa Matteo! Ho paura! Cosa facciamo?», mi rispondono.
«Non lo so! Però vedendo come si muove e che rimane a livello del suolo, penso che la cosa migliore è metterci in una parte alta, dove non passa la nube!».
Loro annuiscono.
«Corriamo in Hotel e andiamo alle camere più in alto! Che stare all'aperto non è sicuro.».
Annuiscono ancora e andiamo.
«Ma Tommaso?!», chiede di colpo Sara appena iniziamo a muoverci.. e ci immobilizziamo. Ci guardiamo tutti attorno e gridiamo «TOMMASO!», ma senza avere nessuna risposta.
La nube si avvicinava sempre di più e le sirene usate per i bombardamenti aerei, iniziano a suonare.
«Non lo vedo! Dov'è?!», grido alle ragazze!
«Non lo vedo io», dice Mara, «Neanche io!» dice a sua volta Sara.
«Sicuramente si sarà messo a riparo! Ne sono certo! Ora la nube sta arrivando! Dobbiamo assolutamente andare a riparaci anche noi!», dico con fermezza alle ragazze, che annuiscono e iniziamo a correre verso l'Hotel.

Scalino dopo scalino, arriviamo all'entrata dell'Hotel e sembra un film di guerra! Quella bella Hall, curata, pulita, luminosa.. dove un attimo prima c'erano tante persone e ragazzi sorridenti, ora.. era diventato quasi un campo da guerra. Tutti vetri rotti, tutte le luci spente, niente elettricità, persone che scappano senza una meta.

Corriamo verso gli ascensori.
Arrivati lì davanti, vediamo che non sono più in servizio, non c'è appunto più elettricità nell'edificio. Mi guardo intorno e non vedo nemmeno più Sara.
Panico!
«Dov'è Sara!» chiedo a Mara molto agitato.
Mara si gira attorno. «Non lo so, un attimo fa era dietro di me!», mi risponde Mara anche lei preoccupata.
«Mara, tu rimani qui, la vado a cercare e poi andiamo verso le scale!», gli dico.
«Ok, fai presto!», mi risponde impaurita.

Torno alla Hall, e grido «SARA! SARA!».

«Matteo!» sento in lontananza.
Era per terra, con un taglio al piede! Qualcuno l'avrà fatta cadere nella confusione sopra i vetri rotti delle vetrate.

«Eccomi!», le grido. Lei mi guarda e la aiuto a rialzarsi, la prendo in spalla e ci dirigiamo di nuovo verso gli ascensori per raggiungere Mara.

«Cosa è successo!», chiede Mara appena ci vede arrivare.
«Nulla, ora pensiamo a trovare le scale».

Mi giro attorno e vedo il simbolo EXIT verde sopra una porta, mi avvicino e la apro, vedo le scale!

«Di qua ragazze!», grido a loro.

Riprendo Sara per la spalla, che per cercare le scale, avevo lasciato vicino a un muro insieme a Mara.
Iniziamo a salire le scale, sono 35 piani!

A metà della struttura sentiamo delle vibrazioni, mi affaccio a una finestra e vedo la nube che è molto vicina noi!

«Dai facciamo presto!», grido.

Continuiamo a salire le scale, cercando di fare ogni scalino il più velocemente possibile mentre le vibrazioni aumentano pian piano d'intensità.

Finalmente arriviamo all'ultimo piano.

«Di qua!», dico alle ragazze, puntando il braccio a destra.

Vedo una porta di una camera dell'Hotel socchiusa, la apro con forza!
Non c'è più nessuno dentro.
«Forza! Entriamo e chiudiamo la porta.» dico.
Faccio entrare le ragazze e faccio stendere Sara dolorante, sul letto!

Sono entrambe molto impaurite.
Chiudo a chiave la stanza, guardo Mara negli occhi e dico a entrambe.
«State tranquille, ce la caveremo!»
Le vibrazioni passano a veri e propri terremoti di piccola intensità.
Tutta la struttura trema.

Mi affaccio dalla finestra e la vedo.
Passare 10 piani sotto di noi, la nube. Distrugge tutto quello che ha sotto di lei, sembra un insieme di uragani che non hanno pietà di nulla.
Il palazzo sembra reggere l'impatto, sulla destra la nube prende una strana forma.
Come un cane indemoniato, occhi rossi, bocca fiammeggiante e apre la bocca come per cibarsi di quello che ha davanti. Rimango incredulo dalla visione. È terrificante, ma siamo riusciti a salvarci.
Sotto di me, sento le urla delle persone. Sono impietrito.

Sento Mara aprire la porta finestra, «Matteo...»
Non voglio fargli vivere anche a lei questo, quindi la blocco e la faccio rientrare, chiudendo la vetrata della camera.

«Siamo salvi! La nube è passata», dico alle ragazze con una voce affranta, come se avessi visto la morte, e forse in cuor mio, sapevo che quelle urla non erano urla di paura, ma di dolore.. di morte.

«Davvero?!», dicono entrambe le ragazze all'unisono e fanno un sospiro di sollievo.

«Ma cos'era?», chiede Mara con gli occhi lucidi.
«Non lo so, ma l'importante è che siamo salvi!».

Prendo di colpo il telefono dalla tasca, per vedere se riesco a chiamare Tommaso. Ma vedo che non ho più segnale.

«Non ho segnale.», dico alle ragazze che a loro volta prendono il loro telefono e controllano.

«Io nemmeno», dice Sara.
«Neanche io», dice Mara.

Non mi piace questa situazione, penso dentro di me.
Non c'è elettricità, gli altri apparecchi elettronici della camera non funzionano.

«ahiaa...», bisbiglia dolorante Sara, che in tutta questa confusione, perdeva ancora sangue dal piede.

«Cavolo! La tua ferita si sta infettando», dico a Sara guardando il taglio sul piede. «Dobbiamo disinfettarla», concludo.

«Mara, prendi gli asciugamani, la carta igienica e una bacinella in bagno», dico a Mara.
«Ok», mi risponde risoluta.

Io invece apro il frigo bar e prendo una fiala di Vodka e dell'acqua.

Arriva Mara con quello che le avevo chiesto e mi avvicino a Sara.
«Ora ti farà un po' male, resisti!», dico a Sara.
Lei mi guarda dolorante e preoccupata, ma mi fa cenno con la nuca di si.

Metto il piede di Sara sopra la bacinella.
Prendo l'acqua e cerco di pulire il piede, dopo di che sulla ferita. Dopo averla lavata bene ci passo un po' di carta igienica per togliere la terra che si era formata sopra.
«Ora resisti.», dico a Sara guardandola negli occhi e dico a Mara di tenerle le gambe.
Verso la vodka nella ferita.
Sara stringe con i denti e con i pugni le coperte del letto.
Pulisco bene con altra carta igienica e poi cerco di avvolgerla attorno al piede, a modo di fasciatura, e poi sopra la fasciatura di carta igienica, faccio un'altra fasciatura legata con un asciugamano.

«Brava! Ho fatto! Ora se sei stanca, riposati un po', rimaniamo noi svegli...», dico a Sara
«Grazie... si va bene...», e si addormenta poco dopo.
Chi sa quanto soffriva e non ci stava dicendo nulla..

Guardo Mara, e lei mi dice: «Ora che facciamo».
Io le rispondo: «Non lo so, per ora aspettiamo. Speriamo che Tommaso si sia messo in salvo e stia bene.».
E Mara mi fa cenno di si con la nuca.

Burning Hotel - Amore, Follia, Giochi, Morte...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora