↳ Primo Tema [fantasy]

51 9 5
                                    

Giudici: sailor-viv, l-lovely-, isxobel, s-sagapo.

Conteggio parole: 3299.


✂- - - - - - - -


Quando il fantasy si materializzò sulla Terra


Quella notte Brudi non dormiva.

Che fosse a causa del frinire delle cicale, oppure per i pensieri che lo tormentavano, non lo sapeva. Era rimasto steso per ore a pancia all'aria, con gli occhi spalancati, nel letto di pietra e paglia, prima di decidere di uscire dalla grotta per godersi la fresca aria notturna. Si era affacciato appoggiandosi alla parete con una mano e aveva osservato il suo frutteto dall'alto della sua stazza. In realtà da quando era nato non era mai stato una cima d'uomo, eppure...

No, pensò.

E si costrinse ad accantonare quel pensiero.

Allungò un braccio e, senza troppi sforzi, riuscì ad afferrare una mela dall'aspetto dolce e succoso; Brudi amava la frutta, non mangiava altro e ne aveva fatto una ragione di vita. Un giorno si era chiesto: perché non riempire le giornate producendo la cosa che più prediligeva al mondo? Non aveva trovato ragione per ignorare quell'ispirazione e così aveva piantato i primi semi.

Rammentava il momento in cui aveva preso la decisione e quella notte gliela ricordava. Il cielo gli sembrava una distesa di occhi allegri che osservavano tutto ciò che accadeva laggiù, ancor più popolato delle sere precedenti. Forse, ragionò, era a causa dell'orario inoltrato, in un momento della notte in cui nessuno le guardava; persino le più piccole e timide di loro erano uscite allo scoperto. Eppure...

No, pensò.

E si costrinse ancora una volta ad accantonare quel pensiero.

Fece il primo morso alla mela che aveva colto e ne assaporò il gusto come fosse l'ultimo frutto che avrebbe mangiato. Si comportava sempre così: per Brudi il cibo era ragione di essere grati alla Vita.

Ne diede un altro morso e chiuse gli occhi pensando al suo frutteto. Quando aveva piantato i primi semi non aveva soppesato l'idea che un giorno avrebbe potuto pentirsi della disposizione casuale che gli aveva dato. Li aveva messi sottoterra e basta, senza rimuginarci troppo. Non era stato un problema spostarli una volta cresciuti, per dar loro un ordine e una logica che lo appagassero, eppure da quella piccola esperienza aveva imparato a riflettere prima di agire.

Non sapeva nemmeno perché gli fosse venuto in mente in quel momento.

Così sviò le sue osservazioni su quella che considerava la sua casa, una grotta ai piedi della montagna che era abbastanza larga da contenerlo, della quale si era accontentato ben volentieri per non ostruire con una costruzione superflua gli spazi che la Natura gli aveva concesso. Dopotutto, non ci trascorreva un granché di tempo all'interno, se non per dormire e, a volte, mangiare.

Dentro di essa, nulla segnalava la presenza di altre persone; era vuota, ma lui non se ne lamentava da tempo. Eppure...

No, pensò.

E si costrinse per la terza volta ad accantonare quel pensiero.

Quella sera lo stava ossessionando più di quanto ricordasse avesse mai fatto, ma incolpò la nottata insonne per quella stranezza. Aveva trascorso la giornata a lavorare sotto il sole, concedendosi poche pause: era normale che accusasse dei sintomi di quel genere.

Nella tana dello Scorpione | racconti ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora