↳ Il cliffhanger [comico-grottesco]

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Un conflitto, la tensione narrativa e poi... basta.

Non sai come andrà a finire, perché la narrazione viene interrotta. Ti restano domande senza risposta e la voglia di sapere come andrà a finire. Questo però non è un libro, ma un racconto, e la tua curiosità non verrà soddisfatta.

Quale potrebbe essere la fine della storia?


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Tap, tap, tap, tap.

Suola contro pavimento.

Era un gesto nervoso, il mio, mentre osservavo il quadrante illuminarsi a ogni piano raggiunto e poi superato, in un loop che sarebbe durato fino in cima.

Con un suono acuto, le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando un pianerottolo dai toni chiari ed eleganti, minimal. La moquette era morbida sotto i tacchi e mi ci soffermai alcuni istanti, i pochi necessari per prendere il cellulare e controllare ancora una volta che il registro delle chiamate fosse vuoto.

Avvertii il nervosismo affiorare al solo pensiero, ma cercai di ignorarlo mentre procedevo a passi spediti verso l'ingresso del bastardo.

Poi, una serratura scattò nel silenzio dell'ultimo piano e fu proprio la sua porta ad aprirsi. Mi bloccai nel vedere un corpo snello indietreggiare dall'appartamento e mi girai con un sobbalzo.

Lo schiocco di un bacio. La porta si chiuse.

Sentii una fitta al cuore e strinsi i pugni.

Dovrei mandarlo a fanculo.

Gli occhi cominciarono a pizzicare; non avrei retto una scenata.

Percorsi i due metri che mi separavano dall'ascensore, raggiungendola insieme alla donna appena uscita dall'appartamento di Adam.

Il mio Adam.

Mi voltai verso di lei mentre premeva il pulsante con la freccia puntata in giù. Fu la voluminosa cascata di capelli mori ad attirare la mia attenzione, subito dopo il seno, abbondante e appena scoperto sotto una maglia attillata. Il mio opposto.

Riconobbi una somiglianza con Emily ruba-clienti e mi venne in mente di quella volta in cui l'avevo fatta piangere per uno schiaffo. Le avevo lasciato un bel segno, degno di foto, e a momenti mi denunciava, quella stronza.

Chissà se anche questa qui è una femminuccia, hanno lo stesso stile del cazzo.

Notando che la osservavo, la donna mi rivolse un sorriso di circostanza, un bellissimo sorriso dai denti perfetti, dopodiché entrò nella cabina illuminata.

Secondo me sì.

La seguii mentre recuperavo il cellulare.

«Piano tevva anche lei?»

Annuii fingendo di controllare le notifiche e la sentii premere un tasto sul quadrante, per poi recuperare a sua volta lo smartphone.

Osservai di sottecchi il modo in cui i vestiti le abbracciavano il corpo tonico e curato; potevo intuire la sua attività in palestra solo guardando i polpacci scoperti e la postura. Sembrava tenerci all'aspetto e subito mi ricordò me stessa fino a poco tempo prima.

Sei una escort?

La donna sorrise allo schermo del telefono e si spostò i capelli dietro all'orecchio. Un braccialetto rigido le scivolò lungo il braccio in uno scintillio dorato, un braccialetto che sembrava costoso.

Nella tana dello Scorpione | racconti ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora