↳ Prima persona inattendibile [narrativa generale]

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Vi è mai capitato di leggere una storia nella quale il protagonista, nonché colui che narra la vicenda, raccontasse i fatti in un modo talmente distorto che la sua visione non poteva essere veritiera? Ma, nonostante questo, voi non siete riusciti a non dargli corda, a continuare fino a concludere la lettura?

Ecco, la prima persona inattendibile è proprio questa. È colei che non solo racconta ciò che le accade dal suo punto di vista, ma lo fa in modo poco credibile, eppure talmente interessante da non poter passare oltre.

Non deve trattarsi necessariamente di unæ pazzæ, basta che abbia una visione distorta della realtà. Magari distorta dalla gelosia, come nel caso del protagonista di questo racconto.


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Il suono penetrante della sveglia mi fa sobbalzare, ma non mi giro per spegnerla: è dal suo lato, dovrei schiacciarla per raggiungere il pulsante. Eppure, quando lei non si muove, mi sento costretto a sporgermi.

Le mie orecchie tirano un sospiro di sollievo, ma è stato troppo semplice, non l'ho nemmeno sfiorata.

Socchiudo gli occhi solo per scoprire che lei non c'è; al suo posto, un bigliettino.

"Buongiorno amore, buon San Valentino. Sono uscita presto per una riunione urgente al lavoro. Ci sentiamo più tardi, ti amo."

Seduto sul materasso, noto che l'anta scorrevole dell'armadio è socchiusa. Il suo completo più bello, quello che la fascia come una seconda pelle, non c'è; se l'è messo. Sento agitarsi qualcosa nelle viscere.

Rimuginando, vado a prepararmi per andare in ufficio e un'ora dopo ne varco la soglia vetrata; concentrato sulla sua assenza e sul completo, mi rendo conto che non le ho scritto di essermi svegliato.

Approfitto della salita in ascensore per farlo, ma il messaggio fa una spunta sola. Lo osservo per qualche secondo, quasi non mi rendo conto che sono arrivato al mio piano.

Una voce mi induce ad alzare lo sguardo dal telefono. «Gianlu! Tra cinque minuti abbiamo una riunione».

«Ah, sì, ciao Marco» ribatto, ma la riunione è l'ultimo dei miei pensieri. «Arrivo subito, devo chiamare Elena».

Non sento la sua risposta e schiaccio il suo numero, tra i preferiti in rubrica.

"Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile".

Perché il suo cellulare non prende? L'ha spento per la riunione urgente? No, non lo fa mai.

La sua insolita assenza mattutina, il completo sexy, il telefono irraggiungibile. Che significa?

«Che hai?»

Non mi ero accorto che Marco è ancora qui.

«Niente, è Elena. Non mi risponde e non so dove sia finita».

«Mica dici sempre che è la donna della reperibilità?» domanda lui, e mi fa segno di avvicinarmi.

Lo raggiungo in pochi passi e ci avviamo insieme verso la sala riunioni. «Sì, di solito è così...».

«Aia! Qui gatta ci cova» esclama Marco, per poi ridere. «Su con la vita! Avrà il telefono scarico».

Con una pacca sulla schiena, mi precede nella sala riunioni e io ci entro più distratto che mai, sempre più sospettoso: Elena mi sta tradendo? Magari con un suo collega, come quel Christian.

Ma no. Lei non mi tradirebbe, è una donna di tutto rispetto.

Non penso ad altro per altre due ore e quando la riunione finisce mi rendo conto di non aver sentito una parola di quanto hanno detto i miei colleghi.

«Allora? Elena si è fatta viva?» chiede Marco, con un plico di fogli in mano.

Non ho più guardato il telefono, che avevo messo in modalità "Non disturbare", quindi quando vedo due messaggi da lei li apro subito.

"Ciao amore, bene."

"Comunque, dopo il lavoro non venire a casa, aspettami in ufficio che ti raggiungo."

«Quindi?»

«Sì, è lei» ribatto, e aumento il passo per raggiungere la mia scrivania.

Avevamo deciso di festeggiare San Valentino a casa, perché non vuole che io torni? Perché vuole raggiungermi qui? A che ora, poi? Non l'ha detto.

Non mi godo la pausa pranzo e nemmeno le successive ore di lavoro, che spendo nel tormento di una convinzione: mi sta tradendo. A un'ora e mezza dalla fine del mio turno, però, non riesco più a stare tra quelle quattro mura, quasi del tutto spoglie di arredamento.

Rispondo ai messaggi di Elena con un "ok" e vado nell'ufficio del mio capo.

A scuola ero un asso a fingere un malore, perciò riesco a convincerlo a farmi uscire prima con un permesso e prendo la macchina per tornare difilato a casa.

Quando entro in casa, mi accoglie uno strano silenzio. So che Elena è qui perché ho dovuto fare solo un giro di chiave nella serratura, ma non colgo la sua presenza. Un risolino. Nella nostra camera da letto la luce è accesa e quando mi sporgo oltre l'uscio la vedo. Bellissima in un completino intimo che non le ho mai visto, sexy mentre si ammira soddisfatta. Solo così mi rendo conto che la mia non è più solo una convinzione, ma una certezza.

Entro nella stanza. «Mi stai tradendo».

Lei sobbalza mentre si gira. «Amore! Mi hai spaventata!»

«Mi stai tradendo» ripeto.

«Cosa? No!» esclama lei, gli occhi sgranati.

«No, dici? Allora come mi spieghi davvero la tua assenza di stamattina? O quella del completo che non metti mai per andare in ufficio? Oppure la ragione per cui eri irraggiungibile stamattina? Ah, poi il fatto di non farmi tornare a casa e quando arrivo senza dirtelo ti trovo con un completino sexy? È per lui che lo stai provando, no? O l'hai già sfoggiato? Sono mesi che non ne indossi uno per me! Non dovevamo festeggiare San Valentino tranquilli? Allora? Chi è? Christian?»

L'iniziale sorpresa sul suo viso si rilassa per sciogliersi in un sorriso.

«Christian? Amore, davvero pensi che potrei tradirti?»

Non rispondo, ma le restituisco uno sguardo che spero parli per me. "Su, spiegati", vorrei che le dicesse.

«Va bene. Stamattina sono uscita presto per portare in tintoria il completo che ti piace tanto, che volevo indossare stasera. Ero irraggiungibile perché ero andata nell'enoteca dall'altra parte della città per comprare una bottiglia del loro vino migliore, che si trovava sottoterra, nella cantina. Dopo il lavoro sono andata a ritirare il completo in tintoria, a comprare un completino intimo per te e poi... sei un idiota!»

Non ribatto e la osservo. Quindi davvero non mi sta tradendo?

«Sei un enorme idiota, e sai perché? Prima di tornare a casa sono passata in gioielleria per ritirare l'anello con cui volevo chiederti di sposarmi! Idiota!»

Sì, sono davvero un idiota.

Nella tana dello Scorpione | racconti ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora