Il marchese attraversò a passi cadenzati l'intreccio di corridoi luminosi del castello di Defi. Tastò una tasca del mantello pesante in cui si era avvolto e trasse un sospiro di sollievo nel sentire la vicinanza del décudo. Era stato dai Gredasu all'alba e Menta gli aveva fornito le istruzioni di Melissa.
Il vento che annunciava l'arrivo delle stagioni fredde si era insinuato in ogni angolo della reggia, e più di un servitore che correva indaffarato rabbrividì, come se la calura estiva avesse gettato nell'oblio il ricordo degli inverni.
Giunse a una sala secondaria, in cui gli era stato detto che Alcina lo attendeva. Bussò con educazione, e l'uscio si spalancò da solo.
La regina, avvolta da un abito di stoffa scura, guardava l'orizzonte cupo da una delle finestre che si affacciavano a sud. I capelli erano raccolti in una treccia gonfia sulla nuca e che le ricadeva sulla schiena, lasciata nuda dall'abito, ma coperta da un lungo scialle di lana. La donna soffriva di dolori fisici a ogni cambio di stagione e, proprio per quel motivo, doveva aver chiuso le finestre e ordinato che Giampiero la raggiungesse in un luogo appartato.
Solo in un secondo momento il marchese si accorse che sul tavolino di cristallo era poggiata una teiera di porcellana da cui usciva un refolo di fumo. Si domandò se Alcina avesse intenzione di avvelenarlo.
La donna si voltò e gli rivolse un sorriso. Gli occhi chiari guizzarono in quelli scuri di lui, che però le chiuse l'accesso alla sua mente. Forse non l'avrebbe ucciso, ma quell'incontro dall'aria informale non sarebbe stato semplice da affrontare.
Con un cenno della mano lo invitò a sedersi su uno dei divani ricoperti di velluto verde smeraldo e Giampiero eseguì all'istante muovendosi con sicurezza, mentre lei si avvicinava. Non appena la sovrana l'ebbe raggiunto, lui le vide gli occhi gonfi e la punta del naso arrossata di chi è infreddolito.
«Maestà, vi sentite bene?»
Alcina scosse il capo con un gesto impercettibile. «No, ma è per via della stagione. Ogni anno sembra sempre peggiore del precedente... Ma forse sto invecchiando.» Sorrise, come a smorzare una tensione di cui sapeva essere la causa. Versò il tè nelle tazze e gliene porse una. «Vedi, tutti gli avvenimenti delle ultime settimane mi hanno messa alla prova. L'uccisione di Guglielmo, la fuga di mia figlia, la guerra tra Dzsaco e Ruxuna che i nostri alleati hanno inaspettatamente vinto... E il non essere riuscita a fare molto per Luciana Lugupe, dopo tutto quello che ha dovuto passare a causa della sua lealtà verso di me, mi hanno debilitata.»
Giampiero trasse un profondo sospiro. «Luciana non vi ha chiesto aiuto. Forse era troppo orgogliosa per farlo, ma se ne avesse davvero avuto bisogno si sarebbe rivolta a voi.»
«Sì, orgoglio... Il difetto peggiore per un sovrano, eppure chi non ne ha nemmeno un po' non è in grado di governare» commentò la regina, prima di sorseggiare la bevanda calda il cui fumo danzava di fronte ai suoi occhi chiari. «Temo di aver commesso un terribile errore che l'ha allontanata da noi.»
«Da noi?» Le parole gli sfuggirono prima che Giampiero se ne rendesse conto. Si trattenne dal portarsi una mano al volto solo per non apparire debole agli occhi della Primavera, ma quella domanda era un'ammissione imperdonabile.
«Sì, da noi. Da me, dal Defi... da te, caro marchese.» La risposta di Alcina per lui fu un colpo più duro di una stoccata alle gambe in precario equilibrio. «So che non ti è indifferente, e l'esito dei Lupfo-Evoco non è stato favorevole né alle mie alleanze né alle tue vicende personali. Amelia sarà anche morta in quell'incendio, ma ha cercato in ogni modo di farmi terra bruciata intorno... Molto ironico, ma è una nuova realtà con cui dobbiamo entrambi fare i conti. Ho bisogno di te più che in passato.»
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Selenia - Ore oscure
FantasyLIBRO II - IN PAUSA Vittorio si tolse dal naso la sottile montatura d'oro degli occhiali da lettura e infisse gli occhi in quelli chiari dell'ospite. «Ti ascolto.» «Uno o una dei vostri cortigiani pensava a Raissa, voleva che lei sapesse di Claudio...