Claudio faticava a prendere sonno quella notte. Nonostante il suo soggiorno a Castelscoglio non fosse stato lungo, era rammaricato all'idea di dover partire. O forse a rammaricarlo era il pensiero di lasciare sole Flora e Stella.
La verità è che non so se le rivedrò ancora.
Si rigirò nel letto, sotto le coperte pesanti. Il giaciglio era morbido, il più accogliente in cui avesse mai dormito, ma quella notte gli parve il più scomodo che gli fosse mai capitato. Postò il cuscino di lato per non poggiarci la testa sopra: lo sentiva duro come pietra.
Non posso restare qui, le metterei in pericolo.
Sperò che il dio gli mandasse qualche visione confortante, che gli portasse davanti agli occhi la certezza di un futuro sereno, in cui non sarebbe stato costretto a nascondersi, a fuggire... Ripensò alla sua vita durante la primavera precedente, prima che scoppiasse il putiferio, prima che si imbarcasse in quella strana avventura. I suoi giorni non erano affatto monotoni, ma allegri, a volte spensierati... felici.
Puntò gli occhi aperti verso il soffitto che il buio rendeva scuro, esalando un sospiro. Se Franco non fosse mai partito insieme a Chiara, lui non si sarebbe trovato lì. Non avrebbe mai viaggiato, visitato i templi del Pecama... Aveva persino imparato a tenere in mano una spada senza ferirsi da solo!
Tutta quella vicenda era partita da una coincidenza di momenti che avevano portato lui, Flora e Arturo lontano dal continente. Anzi, dal Vorrìtrico, come aveva scoperto di doverlo chiamare. I nomi antichi lo stavano affascinando, la storia di Selenia era interessante, anche se la stava studiando solo per poterla rintracciare nelle profezie. Riflettendoci su, comprese l'amore di Franco per lo studio, perché permetteva di conoscere tante storie e tante persone che avevano camminato negli stessi luoghi che lui frequentava. Era incredibile che la stessa piazza di Nilerusa in cui sua madre vendeva i pomodori fosse stata la stessa in cui Alessandro Inverno aveva dichiarato sconfitta Laura Autunno!
Qualcuno bussò alla porta così lui spostò le coperte, si alzò dal letto e camminò a piedi nudi sul pavimento.
Non ebbe il tempo di capire chi fosse, perché venne spinto all'interno mentre lei – chiunque fosse la donna che indossava una lunga veste da notte – richiudeva l'uscio alle sue spalle.
«Scusami. Non ti ho fatto male, vero?»
Stella. La sua voce era un sussurro, ma Claudio l'avrebbe sentita anche se fosse stata all'altro capo di Selenia.
«No, no, ma che male... Mi hai solo fatto prendere un colpo!»
Lei sorrise, splendida, con gli occhi chiari che scintillavano nel buio. Si sistemò una ciocca di capelli sfuggita dalla treccia dietro l'orecchio, imbarazzata. «Davvero, ti chiedo scusa... Non lo farò più.» Si morse il labbro, sperando che lui non si fosse accorto della malinconia che non riusciva a nascondere.
«Siamo sicuri che non lo rifarai» ridacchiò Claudio. «All'alba parto e forse... Forse non ci vedremo più.»
La principessa si sfregò le mani, nervosa. O forse solo per il freddo
«Vuoi sederti?» propose lui.
«Sì, certo...»
Claudio sistemò le coperte sul letto e lei ci si lasciò quasi cadere con delicatezza. Anche lui esitava, senza sapere come comportarsi. Una piccola parte del suo animo aveva desiderato che fosse lì ma, ora che c'era, si sentiva in difficoltà. Fuori il vento scompigliò le chiome basse degli alberi di mandarino e il Veggente pensò che forse era la notte che faceva apparire tutto con una sfumatura diversa. Nonostante il buio, vedeva con chiarezza l'espressione triste sul volto di Stella, un'espressione che poteva essere la stessa dipinta sul suo volto.
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Selenia - Ore oscure
FantasyLIBRO II - IN PAUSA Vittorio si tolse dal naso la sottile montatura d'oro degli occhiali da lettura e infisse gli occhi in quelli chiari dell'ospite. «Ti ascolto.» «Uno o una dei vostri cortigiani pensava a Raissa, voleva che lei sapesse di Claudio...