Alzarsi dal letto non era stato difficile. Muovere un piede dopo l'altro e camminare senza cadere a terra o barcollare, invece, le aveva richiesto diversi tentativi. Tuttavia a Flora sembrò di essere tornata a respirare quando uscì dalla camera. Avanzava lentamente, sostenendosi alle pareti chiare di Castelscoglio e rifiutando l'aiuto di quei servitori che avevano osato proporglielo. Voleva farcela da sola.
La magia l'aveva debilitata, prendendo il sopravvento su di lei. In un primo momento ne era stata spaventata, ma nel suo animo era presto subentrata la determinazione. Avrebbe dovuto controllare la magia, entrare in sintonia con essa, plasmarla a suo piacimento e impedire a sé stessa di perdere i sensi ancora una volta.
Non aveva intenzione di fingersi forte, perché con Claudio e Stella non era necessario: non erano lì con lei per proteggerla, bensì perché erano invischiati anche loro in qualcosa che non comprendevano del tutto. Le profezie erano affascinanti, e ormai la Primavera capiva l'attrazione che suscitavano in Raissa: se lì vi era custodito il loro futuro, conoscerle avrebbe dato il potere di anticipare o modificare gli eventi.
I suoi amici erano di diverso avviso: temevano entrambi l'idea di un dio sconosciuto e al di sopra degli altri che potesse inviare delle visioni ai seleniani. Poter vedere per loro non era solo un privilegio, ma anche una condanna. Claudio sentiva su di sé un peso immane, come se avesse visto qualcosa di terribile. Forse una morte, oppure sofferenza. Che un ragazzo solare e allegro come lui vivesse quel dono come maleficio della sorte ai suoi occhi era inspiegabile: poteva utilizzarlo per aiutare, era una risorsa preziosa.
Immersa nelle sue riflessioni si avvicinò a poco a poco al cortile esterno, illuminato da pallidi raggi. Ormai era autunno inoltrato e persino in quel regno se ne subivano gli effetti; eppure lei, che come sua madre soffriva l'arrivo della stagione opposta, non ne era indebolita.
Forse è fatto di essere nell'Estate: qui è tutto mitigato.
Se la magia si fosse manifestata tanto potente in un altro luogo, la degenza sarebbe durata più a lungo e non si sarebbe trovata già in piedi e, bene o male, deambulante. Il sole filtrava tiepido da una leggera coltre, restituendole una sensazione piacevole, come di un risveglio sotto le coperte a Castelvetro. La sua mente volò, un passo dietro l'altro, al clima fresco che in quel periodo si stendeva come un telo sopra al Vorrìtrico. Laggiù sarebbe stato diverso, ma forse sarebbe riuscita a controllare quegli impulsi che la sovrastavano; per un istante il pensiero che sua madre avrebbe potuto aiutarla a controllare la magia che le scorreva dentro le attraversò la mente, ma lo ricacciò indietro.
Non voleva tornare nel Defi, non voleva incontrare Alcina.
Claudio e Stella erano seduti sotto un albero di arance, chini sui libri di storia a cui avevano avuto libero accesso. Ma il defico teneva sempre a portata di mano il manoscritto di Ennio e quel volumetto di profezie che avevano preso parecchi mesi addietro. Erano tanto concentrati che non si accorsero che lei li aveva raggiunti e che si era seduta al fianco dell'Estate sul lenzuolo che la separava dall'erba.
Claudio mordicchiò la matita che stringeva tra le dita, nervoso. «Deve pur esserci un modo per metterci di meno! Sto impazzendo... Inizio a ricordare tutto e mi sembra che le profezie non parlino di niente! Ah, sei qui... Come ti senti?»
Flora gli sorrise. «Ancora debole, ma sto meglio.»
«L'arrivo di tuo padre è previsto tra due giorni» mormorò Stella, chinandosi in avanti. «Non voglio che tu sia costretta ad andare via, ma temo che non abbiamo alcuna alternativa.»
La Primavera scosse lievemente il capo. «No, non ne abbiamo. Ma c'è qualcosa che non va, anche se...» Si interruppe, perché un gruppo di cortigiani sfilò chiacchierando al loro fianco. I lunghi abiti ricamati delle due dame cadevano fino ai piedi, e gli uomini in loro compagnia erano vestiti abbinati, come se formassero un gruppetto ben consolidato.
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Selenia - Ore oscure
FantasyLIBRO II - IN PAUSA Vittorio si tolse dal naso la sottile montatura d'oro degli occhiali da lettura e infisse gli occhi in quelli chiari dell'ospite. «Ti ascolto.» «Uno o una dei vostri cortigiani pensava a Raissa, voleva che lei sapesse di Claudio...