3.3 I segreti del passato

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Il sole si stava spegnendo oltre l'orizzonte, inghiottito dal mare. Una brezza leggera le solleticava il collo, spostandole i capelli in ogni direzione con la dolcezza di un tocco fraterno. Ariel osservava i colori scuri delle onde, che a quell'ora del giorno si tingevano di tonalità cupe. Alle sue spalle giungevano i suoni della corte che negli ultimi tempi si stava ripopolando. Non nobili, ma uomini e donne che avevano dimostrato intelligenza nell'assisterla durante le prime settimane del regno. Nessuno di loro metteva in dubbio la sua autorità, accettavano le sue decisioni, le erano fedeli.

Tuttavia, la regina aveva accolto un sentimento di malinconia senza provare a respingerlo dall'angolo della sua anima da cui proveniva.

Si sfilò i sandali e li lasciò sulla riva, camminando a passi lenti verso il mare, quella distesa infinita che si propagava a perdita d'occhio. L'acqua gelida le accarezzò le caviglie, ricordandole la verità.

Mi hanno mentito per tutti questi anni.

La lettera di Ruggero con cui suo padre era stato minacciato non era autentica; o meglio, lo era poiché scritta dal pugno dell'Autunno. Ma il suo contenuto era una menzogna. Amintore non lo temeva: era suo alleato.

Per questo non si sono mai preoccupati di difendere il confine, lui e mia madre sapevano che non ci avrebbero invaso.

Perché nasconderle la verità? I suoi genitori non c'erano più, erano stati condotti al cospetto di Danào e il dio della giustizia li avrebbe puniti per quella bugia. Per quei sotterfugi. Perché accogliere Erik con benevolenza, perché dichiararsi neutrali tra le due famiglie e poi avere un accordo con gli Autunno?

«Io non sono così.»

Ariel si fidava, si era sempre fidata. Di Melissa che le aveva sottratto il pugnale con cui aveva ucciso Guglielmo Lotnevi, di Erik che aveva accettato di incontrare Raissa... Non c'era una fazione giusta per cui parteggiare, c'era solo l'abilità di muoversi con destrezza in acque turbolente, con il rischio di annegare.

Annegare, come il povero Roberto De Ghiacci, che lei aveva incontrato solo una volta a un ricevimento. Il principe ghiacciano aveva riso e scherzato per tutto il tempo, divertendo i presenti con allegria contagiosa.

La notizia della sua morte l'aveva scossa, perché dimostrava che anche se nessuna delle due parti si decideva ad armarsi e combattere frontalmente l'altra, un conflitto sotterraneo serpeggiava pericoloso sotto gli occhi di tutti.

«Io non voglio morire» si disse. «E non voglio che altri muoiano per causa mia.»

Aveva delle responsabilità, un popolo da proteggere. E il suo essere una regina nuova, slegata dai giochi di potere dei predecessori e degli altri sovrani di Selenia le forniva una posizione svantaggiata. Non sapeva di chi fidarsi, doveva partire da zero.

Non era mai stata molto religiosa, partecipava alle festività in onore di Vudeli perché erano spensierate e ci si sentiva a suo agio. Si era chiesta molte volte se lo sfarzo per il Figlio del Mare fosse un diversivo per distrarre nobili e popolani da problemi ben più gravi.

Tuttavia, dal giorno in cui aveva deciso di donare sé stessa al dio la situazione era mutata. Si sentiva più matura, aveva compiuto diciotto anni e aveva accolto Eros nella sua camera quasi tutte le notti dell'estate. Doveva dirgli del suo accordo, non poteva più nascondere la verità e promettergli che presto sarebbero stati felici. Sperò in cuor suo che lui avrebbe compreso, ma temeva di illudersi.

Nessuno avrebbe accettato con tanta leggerezza una decisione simile, ma lei non aveva avuto scelta.

Se non devo temere gli Autunno devo avere dalla mia parte chi è più potente di loro.

Selenia - Ore oscureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora