3 person POV
Asgard, la città dorata, la Valle immensa; l'oro che adornava gli edifici sembrava colare giù per le colonne, decorando il prezioso marmo con delle rigature color ocra tipiche di quel metallo. Con tutte quelle mastodontiche abitazioni era impossibile notarla; una ragazza dai fluenti capelli neri e lo sguardo prudente, vestita con gli abiti di un'ancella di palazzo qualsiasi, che si mimetizzava in mezzo al gregge con eccellenti ed efficaci metodi, mescolandosi con l'ambiente. LA Johanna che la corte conosceva era la tipica ragazza curiosa, a cui piaceva girovagare ed esplorare posti sconosciuti all'intera galassia, ignorati da tutte le persone. Ma, nonostante il suo aspetto dolce ed umile, sotto le vesti da ancella nascondeva ben di più che un semplice pugnale; lei non proveniva e non era mai nata ad Asgard come diceva il suo falso certificato, e non si sentiva certo rappresentata da un popolo come quello degli Aesir, nonostante fossero i più forti in tutti i nove mondi.
Forse perché nessuno aveva conosciuto il decimo mondo, il decimo pianeta. Rwaqquard, la terra dei signori di draghi. Johanna conosceva sin troppo e l'intelligenza, si sa, spesso uccide chi la preserva, chi vuole custodirla avidamente per sé.
Si aggirava per il palazzo reale, mischiandosi con i veri gruppi di ancelle che spuntavano da tutte le parti; uno dei pregi dell'essere in quella posizione nella scala sociale era che, oltre una buonissima mimetizzazione, essa forniva un carico infinito di segreti e pettegolezzi, tutte storie che Johanna stessa andava a verificare. Ad un certo punto, lei era diventata la custode dei segreti di corte, ne era quasi ossessionata: la conoscenza è potere, le ripeteva spesso sua madre, ed essere a conoscenza di tutti i segreti di corte era un bel vantaggio che forse le sarebbe tornato utile in futuro. Proprio quel giorno sarebbe partita in una delle sue missioni per scovare un altro segreto di corte, custodito gelosamente dal principe Loki; dopo Ragnarök ormai tutti lo consideravano un eroe, perciò non c'era bisogno di nascondersi per uscire a notte fonda da palazzo. A meno che quest'ultimo non stesse intraprendendo qualcosa alle spalle del re, e se così fosse stato Johanna doveva essere la prima a saperlo. Non per i pettegolezzi, lei li riteneva inutili e di poco gusto, ma per fermare il principe prima che potesse compiere una qualsiasi azione di cui si potesse pentire.
Perciò, quando sarebbe calata la sera, lei lo avrebbe seguito per sventare un ipotetico pericolo, sia per Asgard che per il principe stesso. Per ora si era limitata ad osservare la famiglia reale dalla distanza, l'approccio più ravvicinato con uno di loro avveniva alla mattina quando doveva pulire gli appartamenti della principessa Sylvie e rimpiazzare le sue coperte mentre altre ancelle le portavano da vestire. Di rado parlava con le ancelle, e quelle poche volte che lo faceva era per impartire ordini. La principessa era piuttosto cinica e schiva, ma sapeva che quella era solo una facciata; per caso una volta l'aveva beccata a baciare con molta passione la principessa di Alfheim nei giardini floreali in pieno giorno, convinte di essere coperte dalle siepi e da un misero incantesimo mascherante, magia che poté facilmente scovare con la runa della Vista. Ad essere sinceri la ragazza poteva fare molto meglio di così, ma evidentemente non si aspettava che nessuna strega o reale passasse per di lì, e le ancelle in teoria non avrebbero dovuto possedere o sapere la magia. Piccolo dettaglio molto trascurabile.
Per questo Johanna amava scoprire i segreti più nascosti delle persone, così tanto da avere persino delle spie sia dentro che fuori dalle mura del palazzo; i draghi Rwaqqardiani, ovvero due quarti del popolo del padre, si mimetizzavano perfettamente tra il popolo, cosicché potessero avere occhi ed orecchie ben tesi senza essere scovati.Indaffarata come sempre, la ragazza scorse il principe avviarsi verso le stalle al crepuscolo e, conoscendo le abitudini dello stalliere di corte, prima del sorgere della luna non avrebbe lasciato il destriero al principe; l'anziano uomo si prendeva molto cura dei cavalli e, nonostante ormai conoscesse l'abitudine del ragazzo nell'andare a prendere il destriero al crepuscolo, quest'ultimo veniva sempre preparato dopo, probabilmente una richiesta del principe stesso che, per non farsi scoprire, lasciava quasi immediatamente la stalla. Lo seguì a debita distanza, raggiungendo un gruppo di ancelle chiacchierone che stavano spettegolando dell'ultimo gossip di corte, chiacchiere inutili sostanzialmente: lei amava i segreti, non le voci di corridoio, e questi andavano scoperti da soli, e non andavano condivisi per nulla al mondo. Infondo anche lei aveva un codice morale. Insieme sorpassarono il principe e, con molta calma e cautela, Johanna fece attenzione a non attirare l'attenzione su di lei, cosa molto improbabile dato che erano in più di cinque ancelle insieme a lei. E così fu, riuscì a passare senza che quest'ultimo vedesse il suo volto, coperto dal meraviglio profilo della giovane ancella Calia, desiderio proibito di ogni inserviente di palazzo; era difficile ammetterlo per lei, ma anche la ragazza aveva provato una certa attrazione fisica verso Calia e, se all'inizio sospettava ci fosse dietro della malia (ovvero della magia) verificò personalmente che quell'attrazione fosse dovuta solo alla sua abbagliante bellezza. Come sospettato, il principe guardò solo Calia, mentre Johanna riuscì a rifugiarsi dietro una delle enormi colonne del palazzo, dove aspettò il sorgere della luna.
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I corridoi erano vuoti, tutta la corte era riunita in una delle grandi sale per la cena o direttamente nelle loro stanze a giudicare dal poco trambusto. Johanna si era già appostata nelle stalle, coperta dal figlio del vecchio stalliere, un suo conoscente. Il giovanotto era furbo, e cercava in tutti i modi (persino quelli disperati) di chiedere alla ragazza un appuntamento per portarsela a letto, ma Johanna era ben più furba di così, perciò lo aveva praticamente usato per pedinare ogni persona della corte in cambio di un appuntamento che non sarebbe mai arrivato. Il ragazzo si diceva paziente, ma sapeva che prima o poi avrebbe scoperto della fregatura e avrebbe cercato di denunciarla al re. E proprio in quel momento entravano in gioco i segreti; un ladro sconosciuto, qualche tempo prima, aveva rubato delle spade a Lady Sif in persona e, nonostante non si fosse ancora scoperto il colpevole, Johanna aveva la fortuna di essere dieci passi avanti rispetto agli altri: se avesse anche solo dato segno di voler sporgere un'accusa, lei lo avrebbe umiliato davanti davanti alla corte mostrando prove e testimoniando per il furto delle spade.<<Fai attenzione con questo cavallo, se mio padre viene a sapere che ti ho fatto anche solo avvicinare mi mozzerá la testa lui stesso>> disse aprendo la porta della stalla.
Un grande cavallo nero, dalla criniera foltissima e lucente si prostrava di fronte a lei, in tutta la sua maestosa regalità; quando dicevano che il cavallo di un principe valorizzava il suo sangue reale non stavano di certo scherzando, non in quel caso perlomeno. Fece un breve inchino al destriero, entrando facilmente nelle sue grazie, ed iniziò ad intessere la malia attorno ad esso. La malia era un tipo di magia Rwaqquardiana, che consisteva nel letterale lancio delle rune; esse potevano essere di tutti i tipi, di tutte le forme, di tutti i colori e significati, ce n'erano un'infinità: in molti avevano cercato di rubarle, rimanendo con le mani vuote e la testa sulla picca del palazzo. Esse erano chiuse dal sigillo di Zaffiro, ovvero la magia che proteggeva il rotolo e le anfore in cui l'alfabeto runico Rwaqquardiano era contenuto.
Finì con il mascherare la magia, appostandosi in un punto strategico della stalla che le avrebbe permesso di vedere quando il principe se ne fosse andato. Non sospettava ci fosse qualcosa di losco, più una fuga amorosa che altro, ma il dio degli inganni riusciva sempre a sorprendere tutti, persino quelli che lo conoscevano bene, perciò prevenire era meglio che curare. Grazie alla malia con cui aveva intriso il cavallo, sarebbe riuscita a seguirlo persino a chilometri di distanza, il tutto ovviamente senza farsi scoprire prima dal principe: nella sua forma Primaria, le rune incise sul suo corpo brillavano d'oro al buio, perciò sarebbe dovuta stare attenta a non farsi scoprire mentre raccoglieva la malia invisibile lasciata dal cavallo sul terreno.E così partirono, uno inconsapevole di essere seguito, l'altra consapevole di essere ben nascosta, addentrandosi nell'oscura foresta. A quell'ora non era il posto migliore in cui trovarsi, soprattutto a causa dei vari mostri che si nascondevano sinistri negli incavi degli alberi, ma il mistero che si celava dietro il principe Loki era ben più accattivante di una qualsiasi creatura Asgardiana, così tanto da farle rischiare la vita per seguirlo.
Più volte perse la sua figura nel buio, ma riuscì sempre a seguirlo grazie alla malia del cavallo, permettendole di camminare più lentamente per stare al passo con esso.
Ah, quanto le era mancata l'avventura.
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Loki non era fatto per la vita di corte, lui era uno spirito libero, intraprendente, diffidente ma soprattutto indipendente. Lui era sempre stato abituato a stare solo, escluso dal branco.E proprio per quel motivo si trovava lì, solo, ad ammirare la quiete della notte mentre giocherellava silenziosamente con dei filetti d'erba; da piccolo aveva scoperto quel piccolo angolo di paradiso, un perfetto rifugio per nascondersi dagli occhi indiscreti e giudicanti del popolo degli Aesir, sempre pronti a puntare il dito contro di lui. Era sempre stato così e sempre sarebbe stato, nonostante il sacrificio che fece per salvarli dalla sorella Hela. La sua gemella Sylvie era quasi morta, tra le tante altre cose, nel cercare di uccidere la primogenita, mossa stupida e sconsiderata se qualcuno glielo avesse chiesto. Ma infondo Sylvie era fatta così, testarda sino alla fine.
Perso nei suoi pensieri, non notò un tremore sotto i suoi stessi piedi, e quando notó una leggera scossa fu troppo tardi. Il pezzo di terra sotto i suoi piedi si spezzò completamente dalla roccia che lo sosteneva, facendolo precipitare giù per la scarpata.
Sentì un grido in lontananza, ma non riconobbe la voce della persona che lo aveva lanciato; il tono era insolitamente freddo, quasi gelido al tatto, nonostante l'urlo avesse lasciato trasparire un briciolo di preoccupazione.
Venne sollevato prima che la sua testa potesse colpire un enorme masso presente in una delle tante sporgenze presenti giù per il burrone.
Poté vedere il riflesso di due occhi azzurri, quasi tendenti al grigio, puri e splendenti sotto la luce lunare. Lunghi capelli neri come il maestoso manto di uno Stallone della Notte, così lucenti e ben tenuti da luccicare nel profondo della notte. Ammiró la ragazza dall'ombra in cui si trovava, facendo di tutto per non mollare la sua mano.
<< Non molli la presa mio principe, non lo faccia per nessun motivo>>. Da quel poco che poteva osservare, riuscì a scorgere la mano della ragazza aggrappata al manico di un'ascia da combattimento che, ben impiantata nel terreno sovrastante, funse da leva per la misteriosa ragazza per sollevarli entrambi e portarli in salvo. Il principe si sdraió sul prato, ringraziando tutti gli dei di Asgard per aver mandato una salvatrice in suo soccorso.
Si voltó verso di lei, solo per vederla seduta qualche metro più in là ad osservarlo come un cane bastonato.
Una domanda gli sorse spontanea: chi era quella ragazza?Non essere un lettore fantasma, vota la storia e commentala!
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The Ice Knight: La Lealtà Del Drago Di Zaffiro//Loki Laufeyson (Sospesa)
Fanfiction[in fase di scrittura, non ancora revisionata] "Ogni volta che ella parlava era come giocare alla roulette russa: non sapevi mai se ti sarebbe toccato il proiettile o saresti stato salvo" Rwaqquard, il regno più antico e longevo dei dieci mondi. Er...