Scorrevo veloce come una scheggia sul ghiaccio del lago freddo, tracciando tracciati con la lama del mio pattino; il nuovo inverno aveva portato con sé temperature fredde decisamente al di sotto della soglia sopportabile persino da una Jotun, e di conseguenza aveva fatto calare la neve, che ora decorava i tetti della città dorata come un enorme lenzuolo di silenzio e quiete.
Sotto le luci dell'alba, le nevi splendevano come minuscoli e preziosi cristalli, rivelando un colore molto simile a quello del cielo tinto di rosa. L'orizzonte sembrava dipinto da un pittore, con quelle sue pennellate azzurre e rosee che si sfumavano in un armonioso color pervinca tendente al fiordaliso, svelando il timido sole che tra poche ore sarebbe sorto. La foresta innevata era più silenziosa che mai a quell'ora del mattino, nemmeno gli animali dei boschi osavano cinguettare al vento; la coltre bianca che rivestiva gli alberi era paragonabile all'enorme manto di un cavallo dal sangue raro, così lucente e splendente che sembrava avesse vita propria. L'acciaio della lama contrastava con l'azzurro profondo del ghiaccio, solcando la superficie del lago con delle righe turchese; sentivo perfettamente il rumore che le lame dei pattini producevano sulla robusta superficie, udivo il suono dei solchi lasciati nel ghiaccio ad ogni mia spinta. Avevo scelto appositamente un lago dalla superficie resistente, cosicché quando mi allenavo a combattere sui pattini non sarei caduta all'improvviso nell'acqua gelata, destino che mi avrebbe condannato ad un eterno ed insopportabile raffreddore. Del resto il rischio che me lo beccassi comunque non era nullo, addosso non avevo nient'altro che la leggera tuta nera in fibra elastica -una sottospecie di muta- che solitamente usavo per non mettere a contatto il metallo dell'armatura e la pelle sottostante.
La brezza fredda dell'alba scompigliava i miei capelli color pece mentre, ripensando agli avvenimenti delle ore precedenti, un sorrisetto si increspava piano piano sul mio volto.Ammetto di non essermi accorta immediatamente del sorrisetto beffardo della principessa Sylvie, principalmente perché ero in servizio e secondariamente perché non era la mia primaria fonte di problemi; Lady Fantehar della Corte aveva lamentato inquietanti rumori provenire da alcune stanze del castello, e tutta la notte ero stata costretta a vagare per il palazzo in cerca di sicari o mostri della foresta. Non ero propriamente sveglia e tanto meno lucida, l'unica cosa che volevo in quel momento era buttarmi sul letto e morire lì.
Ma la Principessa Sylvie era di un altro avviso, purtroppo.
Rimanere in piedi per tutta la durata dell'udienza e i ricevimenti vari di Odino era sfiancante, per non parlare di quanto fosse impegnativo dover scannerizzare con gli occhi minacce inesistenti e semplici cittadini che di male non avrebbero fatto nulla per paura di finire su una picca.
Il tutto era stato causato da una nuova paranoia di Odino che, sognando il ritorno di Thanos, aveva rafforzato il fronte e duplicato il numero di guardie che lo proteggevano, assoldando alcuni Guerrieri di Virtudom per proteggere ogni singolo membro della famiglia reale. A me, contro tutte le previsioni, era toccata Sylvie che, proprio a cavallo della mia pausa pranzo, ebbe la brillante idea di trattenermi.
Ogni tentativo di scucirle parole di bocca fallì miseramente, non sino a quando fummo abbastanza isolate per parlare privatamente.<<Ti ho vista, ieri sera>> iniziò con tono accusatorio. Il mio istinto mi proiettò immediatamente sulla difensiva, facendo scattare in me la molla della negazione; Sylvie era imprevedibile e imperscrutabile, non capivo se stava dicendo la verità e francamente non volevo rischiare. Negai, ma la ragazza era più cocciuta di me.
<<É inutile che neghi Johanna, una volta vi ho beccati nel giardino di fiori a ballare e molte altre volte a mangiarvi con gli occhi>>.
Se qualcuno fosse venuto a sapere qualcosa sarei stata categoricamente allontanata da palazzo senza se e senza ma, probabilmente spedita nelle bettole della città o cacciata direttamente su un altro dei Nove Mondi. Dopo tutta la fatica che avevo compiuto nei due anni precedenti, con le nuove amicizie tra i guerrieri e il sentimento recentemente sbocciato tra me e Loki, non avrei lasciato la Principessa Sylvie rovinare tutto.
STAI LEGGENDO
The Ice Knight: La Lealtà Del Drago Di Zaffiro//Loki Laufeyson (Sospesa)
Fanfiction[in fase di scrittura, non ancora revisionata] "Ogni volta che ella parlava era come giocare alla roulette russa: non sapevi mai se ti sarebbe toccato il proiettile o saresti stato salvo" Rwaqquard, il regno più antico e longevo dei dieci mondi. Er...