Capitolo 18: "Ti devo un disegno, o mi sbaglio?"

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Non avevo mai avuto l'opportunità di partecipare ad un ballo di corte, né di assistere ad uno in veste di cavaliere.
Proprio per quello, quando alcune ancelle si presentarono davanti alla mia porta munite di enormi bauli ricolmi di vestiti e trucchi, rimasi sia perplessa che stupita; nella mia vita non avevo mai toccato un vestito che fosse fatto propriamente di tessuto, accontentandomi della solita tuta da infilare sotto l'armatura. Le ragazze dalla pelle perlacea invasero con il loro allegro chiacchiericcio la mia camera, portando un'estranea aria di festeggiamenti; stranamente non mi sentivo troppo a disagio, sapevo che quelle ragazze erano lì per aiutarmi e non per criticarmi, il che mi fece calmare molto più facilmente. Le ancelle di ghiaccio non erano per nulla simili a quelle di Asgard: pur mantenendo il discreto amore per il gossip, erano totalmente disponibili nei miei confronti e ancora più felici di distrarmi dai brutti pensieri, spiegandomi quale colore stesse meglio con la mia pelle e perché.
Se prima pensavo che tutto ciò fosse solo inutile e disgustoso per un cavaliere, ora riuscivo a retrospezionare il passato e capire quanto mi sbagliassi. Quanto fossi accecata dallo sbagliato concetto di perfezione inculcatosi nella mia testa, dalla determinazione di diventare il numero uno. Da quanto fossi narcisistica ed egocentrica. L'incidente mi aveva veramente dato modo di riflettere, ed ero giunta alla conclusione che, dopo anni di rigidità, forse lasciarmi andare un po' mi avrebbe fatto solo bene. Forse non tutto il male era venuto per nuocere.

Lasciai a loro il compito di vestirmi, limitandomi ad approvare o bocciare i vestiti che proponevano; davanti ai miei occhi passavano tessuti di ogni tipo di materiale e colore, dal raso color salvia alla pelle color rosa pastello. E nessuno dei vestiti che mi avevano proposto mi aveva colpito tanto quanto lo aveva fatto uno di essi. Quando indicai lo splendido abito sul viso di molte ancelle si formò un punto interrogativo, che portò loro a chiedermi come mai avessi scelto un vestito così semplice quanto potevo averne di più maestosi.  Io mi limitai a sorridere ed annuire nuovamente, giusto per riconfermare la mia scelta; non avevo bisogno di abiti sontuosi, non volevo abiti sontuosi, volevo solo godermi la mia prima serata senza dover incappare ogni volta nel lembo dell'abito o della gonna troppo ampia. Proprio per quello il mio vestito si limitava ad un lungo capo di velluto, di un colore molto simile a quello delle terre glaciali; la maglia a spalliera superiore era sorretta da un corpetto pittoresco in marmo, mentre il tessuto blu veniva percorso da piccole striature dorate in rilievo, simili a delle vere e proprie lamine. Il corsetto di marmo era pitturato da filamenti di colore uniformi, che insieme formavano un quadro armonioso e contrastante di fiori, ombre e luce. L'abito concludeva con una semplice gonna del medesimo blu cobalto, ornata solo vicino al corpetto di piccoli filamenti d'oro. E a me piaceva così, perché era consono all'ambiente che stavo per frequentare ma non troppo appariscente o egocentrico, rispetto al resto degli sfavillanti vestiti che mi avevano mostrato. Le ancelle si permisero di aggiungere solamente qualche gioiello, tra cui qualche orecchino in perla e una collana, custodita cautamente in un cofanetto. Mi venne riferito che quello era un regalo gentilmente offerto dai Quattro Stregoni, notizia che mi fece sia sorridere che sospirare allo stesso tempo: conoscevo bene la loro ossessione per i beni materiali, e il fatto che la collana fosse davvero troppo raffinata per i miei gusti non mi sorprese. Un Zaffiro incastonato nell'argento mi osservava dalla sua fissa posizione, aprendosi al mio sguardo grazie alle ali che lo adornavano e che permettevano al pendente di divenire una collana. Aveva uno stile molto retró, il che mi fece capire che la conferma di Efiøl era stata decisiva nella scelta del gioiello. Non opposi nessuna resistenza, ben consapevole che non accettare il regalo sarebbe stata come un'offesa nei confronti dei miei maestri, e lasciai che l'ancella lo riponesse con cura sulla stoffa del mio vestito, facendomi ammirare il lavoro svolto.

Come ultima cosa, applicarono dei sottili gambali d'argento alle mie gambe che, mi spiegarono, avrebbero agevolato il mio movimento. Più volte domandai alle ancelle perché non mi avessero fornito prima quello strumento, ma elle si limitarono a rispondere con dei rebus, rendendomi chiaro che se avessi voluto ottenere delle risposte avrei dovuto chiedere ai diretti interessati.
Mi lasciarono di nuovo sola, a contemplare la mia immagine nello specchio come se fossi un'estranea. Dall'altra parte della superficie riflettente qualsiasi persona avrebbe visto una splendida ragazza pronta per un ballo reale, ma  solo io riuscivo a vedere ciò che ero veramente: un'ipocrita e una narcisista.
Non potevo vivere un momento della mia vita in pace che subito quei pensieri mi assalivano,  mangiavano la mia anima da dentro come se i miei demoni fossero cani lasciati a fare la fame per mesi. Un momento mi sentivo pronta a sormontate ogni ostacolo, il momento dopo sentivo l'obbligo di dover rinunciare.
Nessuna lacrima bagno il mio voltò, non permisi a nessuna lacrima di bagnare il santo lavoro che avevano creato le ancelle con tanti sforzi.
Quella era la mia serata, e non avrei lasciato che nessuno me la rovinasse.

The Ice Knight: La Lealtà Del Drago Di Zaffiro//Loki Laufeyson (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora