La notte era il momento in cui i poeti davano sfogo alla propria fantasia, il momento in cui non dovevano preoccuparsi dell'incessante ticchettio delle ore che passavano; la notte era stata creata per pensare, per lasciare che le emozioni di ognuno varcasero i cancelli dell'anima e travolgessero tutto ciò che ostacolava l'onda.
Mi ritrovavo lì sola, con solo la luce della luna che faceva ingresso dal mio balcone a farmi compagnia. Scrivevo alcuni versi di una poesia che mai sarei riuscita a finire, nella speranza di sfogare il dolore di una vita in poche e semplici parole.
È come marea.
Schiumosa, limpida, tiepida.
È come oceano,
Profondo, oscuro, freddo.
Sento il mio cuore raffreddarsi ogni giorno di più insieme alle mie emozioni, lasciando sul mio volto le cicatrici di una vita.La poesia per me era quello: sfogo, libertà, espressione. Ed era così patetico che purtroppo mi ritrovavo costretta a scrivere durante la notte, cosicché nessuno vedesse il mio lato più debole. Una guerriera non doveva, non poteva lasciarsi andare ad un certo tipo di sfoghi, che avrebbero rovinato la sua credibilità in quanto combattente. Amavo ciò che facevo, ma la poesia era come un'amante: per quanto cercassi di nasconderla, essa tornava sempre da me, e mi faceva innamorare ogni volta sempre di più.
Ho paura, voglio il diritto di avere paura.
Ma quel mio stupido orgoglio non vuole liberarmi dalla sua morsa gelida.
Voglio avere il diritto di scegliere, voglio avere il diritto di rischiare, voglio avere il diritto di vivere.
Voglio smettere di pensare, di preoccuparmi, di guardarmi le spalle incessantemente nella speranza che le persone smettano di parlare di me.La poesia si stava piano piano trasformando in uno sfogo personale, il riversamento di tutte quelle falde velenose che il mio corpo aspettava di liberare. La stanza iniziò a farsi sempre più stretta, sino a che mi divenne difficile persino respirare; era come se le pareti si stessero piano piano stringendo, portando il mio cervello in uno stato di terribile agonia e terrore. Di riflesso chiusi la piccola agenda di cuoio, osservando in silenzio la mia stanza avvolta per metà dalle tenebre.
I veli di tulle bianco attaccati al baldacchino svolazzavano leggermente spinti dalla brezza del vento notturno, mentre le coperte del letto, nel loro caldo velluto azzurro, giacevano lì pronte per essere disfatte. Ma quello non era il mio intento, quella notte non sarei stata con le mani in mano a farmi divorare da terribili incubi come ero solita fare. Sgattaiolai nei corridoi del palazzo, deserti nel bel mezzo della notte. Era quasi sconvolgente come quello stesso edificio, che nelle ore mattutine brulicava di ogni tipo di persona, alla notte fosse così misteriosamente silenzioso. Degli enormi corridoi splendenti nel loro oro rimaneva solo l'ombra, sovrastata dalla luce della luna che passava tramite gli enormi mosaici in vetro. Mi diressi verso una delle stanze che conoscevo meglio, la biblioteca; essa era un'immenso e disabitato impero della conoscenza, dove si poteva trovare ogni tipo di libro su ogni tipo di argomento. Sembrava un vero e proprio labirinto, con quel suo particolare odore di inchiostro, incenso e carta ingiallita che lo distingueva da tutto il resto del mondo. Presi posto ad una delle enormi scrivanie di legno di quercia, aprendo uno dei tanti libri di magia che mi ero riuscita a portare appresso; le scritte in runico diventavano ogni giorno sempre più difficili da tradurre e, nonostante mi tenessi in costante allenamento, era come se l'alfabeto cercasse di sfuggirmi. Pergamena e penna d'oca alla mano, iniziai a scrivere brevemente i miei appunti con l'inchiostro nero rubato da un mercante, segnando velocemente i concetti fondamentali. Delle piccole scintille color zaffiro sfuggito o dalle mie mani quando le posizionai sul tavolo, entrando in contatto con il legno morto. Una fine nebulosa zaffiro si sollevò sul tavolo, creando degli intrecci dorati che sostenevano i libri e li sfogliavano senza che io dovessi muovere un solo dito. Alcuni ramoscelli si erano allungati per acchiappare alcuni libri dall'aria antica, per depositarli su quelli già presenti sul tavolo.
Lo studio delle rune richiedeva estrema attenzione e grande conoscenza, due caratteristiche che, modestamente, avevo acquisito durante i miei copiosi anni passati con la testa sui libri.
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The Ice Knight: La Lealtà Del Drago Di Zaffiro//Loki Laufeyson (Sospesa)
Fanfiction[in fase di scrittura, non ancora revisionata] "Ogni volta che ella parlava era come giocare alla roulette russa: non sapevi mai se ti sarebbe toccato il proiettile o saresti stato salvo" Rwaqquard, il regno più antico e longevo dei dieci mondi. Er...