6. They are burning all the witches even if you aren't one

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They are burning all the witches, even if you aren't one




Now I'm lying on the cold hard ground


Il terreno era ruvido, freddo, ostile.

Rami spezzati e foglie secche fungevano da giaciglio per la ragazza sdraiata precipitata dall'alto, e rapidi gli insetti si arrampicavano lungo le sue gambe, come fosse un tronco, un masso, parte integrante della flora boschiva.

Livia percepì gli arti formicolare debolmente, intorpiditi dal freddo e dalla spossatezza.

Si chiese da quanto tempo giacesse in quella posizione, abbandonata all'atrofia che si era impossessata dei suoi tessuti.

Forse doveva aver perso conoscenza, in seguito alla caduta.

Forse, se avesse sollevato le palpebre, avrebbe scoperto di trovarsi ancora sull'erba, nella radura, il corpo rilassato vicino a quello di Jeff.

Nel buio, tentò disperatamente di avvertire un qualche suono, un respiro, qualunque segnale che potesse testimoniarle la presenza del ragazzo lì accanto a lei.

Attese.

Nulla, neppure un fruscio ad intaccare il silenzio innaturale che la circondava.

Di quei versi, quelle voci rabbiose che aveva udito fino a poco prima, non vi era più alcuna traccia.

Forse avrebbe preferito perfino sentire ancora quelle risa feroci, le stesse che le avevano fatto gelare il sangue e annebbiare la mente, piuttosto che questo vuoto, questa quiete stagnante, fetida, che insinuava in lei il dubbio di aver davvero immaginato ogni cosa.

Che non vi fosse mai stato nulla, lì, null'altro che sassi, lombrichi, carovane incessanti di formiche.

Devi aprire gli occhi, Livia.

Esitò.

Ebbe un tremito nel sollevare le palpebre, e poi lo stomaco le si strinse in un nodo di angoscia e disperazione.

Non era cambiato nulla.

Soltanto un buio completo, nero come pece, fitto e impenetrabile come il fondale scuro dell'oceano in una notte d'inverno, nuvole crudeli a celare gli astri, così da non avere bagliori, neppure un misero riflesso a rischiarare la superficie petrolio.

Si sentì come se fosse stata brutalmente privata del senso della vista, e la sola idea la atterrì, un panico dilagante ad afferrarle le caviglie, zampe squamose di mostri, venuti fuori dalle proprie tane per divorarla.

Impazzì al pensiero di non poter vedere, di essere destinata a restare lì da sola, immersa in un nulla del quale non poteva scorgere i confini, sprofondata in un limbo senza tempo dal quale nessuno l'avrebbe tirata fuori.

No, no, no, no.

Si tirò a sedere di slancio, il movimento tanto impetuoso da farle vorticare la testa, le ginocchia sfregarono brucianti sugli sterpi acuminati.

Gridò.

Le dita affondate nel terreno, il capo inclinato verso l'alto, verso quello che avrebbe dovuto essere il cielo e invece non era altro che uno spesso strato di vernice nera, una coperta uniforme, una finzione, la bocca spalancata e gli occhi aperti, ciechi.

Gridò e si dimenò sul posto, strappando rovi dal terreno per poi scagliarli con forza in avanti, contro quel buio inconsistente che la imprigionava e le incuteva il terrore di non esistere più, di essere a sua volta mutata in un'ombra.

I'll meet you after darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora