Vecchi ricordi, dolore e un po' di lacrime

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Eccomi qua, accasciato nella mia vecchia poltrona a sfogliare album di vecchie foto come un ottantenne depresso. Non si direbbe mai che in realtà ho solo quarantasei anni, vero? Guarda qua: una marea di rughe sulla fronte, i capelli rossi che ormai sono grigi, un'espressione stanca perennemente nascosta nel fondo degli occhi, un maglione enorme quasi più vecchio di me...sono patetico, ma da quando James non c'è più non me ne potrebbe fregare di meno.

-Papà?-
Da dove è spuntata Mavis?
Come si sta facendo bella...ormai ha diciassette anni, è quasi una donna adulta e...comincia ad assomigliargli davvero molto.

-Papà devo dirti una cosa.-

-Dimmi Mav, cosa c'è?-
Ha i suoi stessi occhi, lo stesso verde bosco che amavo così tanto. Guardarla mi fa quasi male.

-Io...mi vedo con un ragazzo.-
Oh...bene, spero che a lei vada meglio di come è andata a me.

-Mavis, ma è fantastico! Come si chiama?-
È  difficile mettere un po' di entusiasmo nella mia voce. Sono felice per lei, ma non sono proprio dell'umore adatto per mettermi a parlare di ragazzi con mia figlia

-Quindi non è un problema? Voglio dire...non è un problema che sia un maschio?-
Perché dovrebbe essere un problema? Solo perché ha due papà non vuol dire che i suoi figli dovranno avere due mamme...anzi, mi correggo: aveva due papà, ora ne ha soltanto uno.
Che situazione assurda: una ragazza che fa coming out perché è un'etero in una famiglia gay...

-No, certo che no tesoro, come ti viene in mente che possa essere un problema?-

-Be', io pensavo che...per te potesse andare meglio una ragazza e che anche per papà...-

Non sono io lo psicologo, era James, ma penso di poter dire che è imbarazzata.

-Mavis, non me ne può fregare di meno del sesso della persona che ami, l'importante è che tu sia felice. Anche a mio padre non andava l'idea che stessi con il tuo, di padre, ma a volte bisogna anche fregarsene del parere dei genitori e vivere di testa propria. Sono abbastanza convinto che papà ti avrebbe detto la stessa cosa.-
Le sue spalle si rilassano un po' alle mie parole e un sorriso le spunta sulle labbra.

-Si chiama Blake.-
Cristo, quel sorriso...è identica a lui.

Mavis è nostra figlia, avuta grazie a una madre surrogata, ma è sempre stato chiaro che il padre biologico fosse lui: stessi occhi di quel verde assurdo, stessi capelli mossi dello stesso nero un po' fumoso del carbone e gli stessi lineamenti delicati, che facevano sembrare lui un angelo e che ora fanno sembrare lei una bambola di porcellana.

-Bel nome...- dico distratto.
Anche James è un bel nome...
James...il mio James...mi manca da morire.

Nostra figlia esce di casa dicendomi che ha un appuntamento con un'amica, ma non la sto ascoltando, sto ricordando, ricordando come è cominciata.

"Ricordo", che bella parola...pensare che a volte i ricordi fanno così male...

All'epoca avevamo ventidue o ventitré anni...o forse ventuno? Non lo so dire con precisione, so solo che facevamo la stessa università, anche se in facoltà diverse: io facevo lettere, lui psicologia.

A dire il vero ci conoscevamo dall'alba dei tempi, praticamente nella mia memoria lui c'è sempre, dai primi ricordi a ora, anche se adesso non resta appunto che questo: ricordi.

Mi ricordo bene quel giorno, Dio se lo ricordo bene: era sabato pomeriggio, prima settimana di marzo, massimo seconda, ma faceva caldo per la stagione e c'era un sole che spaccava i sassi. Vivevamo assieme, in questo stesso appartamento, appunto a causa dell'università e sempre a causa dell'università quel pomeriggio stavamo studiando. Anzi, James studiava. Era seduto sul davanzale della finestra, dando le spalle al vetro, e teneva in grembo un mattone sulla psicologia criminale o giù di lì, mentre io me ne stavo rannicchiato nella mia poltrona, a fissarlo e a ripetermi che andare a vivere con lui era stata la più grande cazzata che avessi mai fatto.
Il mio migliore amico mi mandava fuori di testa, inutile negarlo, ma all'epoca non lo avrei mai ammesso, nemmeno sotto tortura: ero convinto di non avere speranze, insomma, James era uscito da poco da una storia con una ragazza durata cinque anni che lo aveva letteralmente devastato.
Non sapevo e tuttora non so se lui fosse al corrente della mia omosessualità, ma ero abbastanza certo che in quel senso non mi calcolasse.

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