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Thorn


Era tutto assurdo. Io Thorn, il primo a voler distruggere i nordici aiutato da loro? Che tra le altre cose stavo iniziando a tollerare.

La cosa che più mi faceva spavento è che addirittura mi sentivo attratto da una di loro!

Portai le mani alla testa, dove erano finiti i miei principi? Era stata lei a lavarmi il cervello? Mi voltai ad osservarla. Dormiva rannicchiata vicino al fuoco.

Tutto tranne che un mostro. Pensai.

"Come diavolo è possibile?" mi chiesi 

Mi cambiai gli abiti, mi sentivo una persona orribile in ogni caso, sia se mi fossi comportato da persona grata e gentile verso quelle persone, sia se li avessi attaccati o fatto loro del male. Avrei potuto. Avevo con me ancora alcune delle mie armi, i miei coltelli, il mio zaino che seppur bagnato la maggior parte delle cose la dentro erano funzionanti.

Mentre abbottonavo i pantaloni sentì Marienne sussurrare qualcosa, non stava bene era palese e non lo si capiva solo da quelle strane venature che si ritrovava, che comunque avevo capito non erano un fattore positivo. Lo capivo dal suo respiro, dalla sua voce, dai suoi occhi, dal suo tremore. Mi aveva davvero stregato? Sembrava così umana. Forse lo era davvero .

"Nonna" la sentì . 

Probabilmente la stava sognando. Mi maledissi per averle detto che l'avevo colpita. 

Mi avvicinai a lei scostandole i capelli dal volto. Erano meravigliosi, al sud non vi era nessuno con dei capelli dal colore talmente chiaro. Sembravano ricoperti di miele. Iniziò a tremare chiamando più volte il nome di Klan.

"Voglio andare a casa" piangeva, sembrava una bambina. Come poteva essere cattiva?

Le toccai la fronte. Scottava.

Pensai che se la nostra flotta non fosse mai partita per quella spedizione,  probabilmente quella ragazza avrebbe dormito comodamente nel suo letto, e i suoi cari sarebbero stati bene. Mi sentì terribilmente in colpa. 

Forse Marienne aveva ragione. Ero io il mostro? Probabilmente si, o probabilmente mi aveva stregato. Non mi sembrò importante in quel momento, non l'avrei lasciata morire.

Avevo poca roba con me e quello che non mi mancava di certo erano le medicine. Eravamo partiti senza equipe medica quindi ognuno di noi si portava una farmacia nello zaino.

Presi dell'acqua e una pillola, sarebbe stata miracolosa per lei. La sollevai con delicatezza facendole poggiare la sua schiena contro il mio petto. Il mio cuore sembrò battere più veloce in quell'istante. Le portai la pillola alla bocca ma lei si svegliò. Era confusa e delirante.

"Tu! Stammi lontano non toccarmi!" disse spingendo via con le poche forze che aveva la mia mano dal suo viso.

"E' solo una medicina. Non credo voi le abbiate qui ma la scienza dall'altra parte ha fatto miracoli. Starai meglio con questa e potrai tornare a casa" Provai a spiegare lasciando che si fidasse.

Avvicinai di nuovo la pillola alle sue labbra ma questa serrò i denti. Sollevò il viso incontrando i miei occhi. Notai il suo volto arrossato.

Era uno sguardo di sfida ma non avrebbe vinto. Non stavolta. Le tappai il naso obbligandola a respirare dalla bocca, così ne approfittai per fargliela mandare giù. La colsi alla sprovvista, ingoiò tutto. Tossì molto prima di richiudere gli occhi e rilassarsi al mio abbraccio.

Avevo deciso di aiutarla. In fondo mi aveva salvato la vita, ero in debito con lei. Non le avrei fatto del male.

Osservai il suo volto per ore, accarezzai ogni lineamento del suo viso con un panno umido per farle scendere la febbre. Dopo qualche ora, la vidi più rilassata, le sue braccia avevano ripreso un colore normale. 

Osservai a lungo le sue labbra perfette. Ed io che mie ero permesso di dirle che non la consideravo una donna. Altro che se la consideravo una donna. Quando si era spogliata davanti a me rimasi senza parole. Ogni curva era posizionata al punto giusto, la sua pelle così perfettamente candida. Perfino quelle venature bluastre le davano un tocco di unicità. 

Mi piacevano anche quelle.

UN NUOVO MONDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora