Aleks scese dal taxi e rimase nuovamente sorpreso dalla noncuranza del tassista.
Lo aveva caricato a pochi metri dall'ospedale, cadaverico e barcollante nel suo pigiama bianco con in mano solo il portafogli.
A quell'uomo non importava chi fosse il suo cliente o del perché fosse in pigiama fuori dall'ospedale poco dopo le sei del mattino; gli interessava solo poter pagare le rate della carta di credito della sua arrogante moglie.-Buonasera, signore.-
Il portiere del lussuoso albergo non riconobbe il proprietario dell'immobile a primo acchito.
-Salve, Giorgio. Vorrei accedere alla mia stanza.- annunciò Aleksei in tono pacato.
-Mi spiace doverglielo chiedere, Signore: può darmi un documento?-
Aleks non rimase stupito da quella richiesta. Era a conoscenza del suo aspetto trasandato. Non era neppure riuscito a radersi in quella merda di ospedale.
-Certo- mostrò il documento -ecco qua.-
-Signor Volkov! È un piacere riaverla a casa!- controbatté con tono fin troppo allegro il portiere.
-Grazie. Posso avere la chiave?-
-Assolutamente sì- gli allungò una tessera magnetica argentata -se posso fare qualcos'altro per lei, signore.-
-Sì.- prese la tessera e la scrutò con interesse -Vorrei un caffè lungo. Fammelo arrivare in camera fra mezz'ora.-
Lasciò l'enorme atrio dirigendosi verso l'ascensore, evitando per poco un enorme vaso di Murano.
Entrato in camera, la tentazione di gettarsi sul letto fu oscurata dal bisogno di farsi una doccia.
Si lasciò scivolare l'acqua lungo il corpo magro e desiderò essere a casa sua, in Russia.
Ma era ancora casa sua?
Per quegli attimi che aveva passato con Eveline, aveva sperato che la sua casa sarebbe stata dove c'era lei; ma proprio come l'acqua fredda che gli cadeva addosso, la convinzione che fosse tutto frutto della sua fantasia, lo investì.
Si asciugò frettolosamente e si rivestì un attimo prima dell'arrivo del suo caffè.
Radunò i suoi abiti, ma un secondo prima di lasciare l'Italia per sempre, bussarono.
Aleks lasciò entrare Veronika che si guardò attorno, quasi stupita di non trovare la stanza distrutta da un impeto di rabbia del figlio.
Posò lo sguardo sulla barba e i capelli spettinati del ragazzo.
Sorrise. Non le importava del suo aspetto. Suo figlio era lì. Lo abbracciò e scoppiò in lacrime.-Sono così felice che tu stia bene.- singhiozzò Veronika. -Vieni. Ti porto a tagliare i capelli.-
Aleks alzò gli occhi al cielo.
-Proprio come quando eri piccolo.- si asciugò le lacrime con un goffo gesto della mano.
-Sembri tu quella piccola, ora.- commentò Aleks piatto.
-Ho avuto paura di perdere il mio unico figlio!- ringhiò e ricominciò a piangere.
-Hai ragione, mamma. Andiamo a tagliare questi lunghi capelli.-
Dopo aver trascorso la mattinata dal barbiere, Aleks e Veronica si fermarono in un gourmet.
-Due tartare di manzo e una acqua frizzante.-
Il cameriere annuì e si congedò.
-Allora- cominciò Veronika -Hai intenzione di tornare in Russia?-
Aleks addentò un pezzo di pane. -Oggi.-
La madre sospirò. -È per via di quella ragazza?-
-Sì.-
-Scappare non ti aiuterà.-
-Ma aiuterà lei.-
Il cameriere posò la bottiglia d'acqua sul tavolo e dileguò.
-Perché sei così sicuro che non voglia vederti? È stata al tuo fianco mentre eri...-
Aleks versò ad entrambi il liquido trasparente che crepitò nei bicchieri.
-Lo so.-
-E tu tieni a lei.-
-Lo so.-
-Allora, qual è il problema?-
-Il problema è che il mio sentimento è diverso dal suo. Lei ha provato solo pietà per me.-
Veronika non trattenne un sorriso.
-Ah, Aleks,- sospirò-chi prova pietà non veglia sul corpo di un uomo per quasi un anno. Elabora il lutto. Lei non ha mai considerato l'idea che tu non tornassi.-
-E tu?- strinse il bicchiere fra le mani.
-Io?- la madre chinò lo sguardo cercando di trattenere le lacrime -Ho temuto di sì.-
-Ecco a voi, signori.- il cameriere posò i piatti con atteggiamento meccanico. -Se avete bisogno di altro, non esitate a chiamarmi.-
Aleks guardò il tuorlo d'uovo perfettamente al centro della carne. Aveva amato quel piatto, negli anni aveva scoperto essere il suo preferito.
Ora, lo guardava come si guardano gli alberi quando si sfreccia in autostrada.
Veronika assaggiò il suo piatto deliziata; felice di poter finalmente pranzare di nuovo col suo bambino.
Non c'era un'aria tesa fra i due, nonostante l'argomento "Ev".-Aleks- iniziò Veronika -penso che dovresti restare.-
-Perché vuoi sistemarmi con quella ragazza?-
-Perché ti ama. E Dio solo sa quanto è difficile amarti, Aleksei. Se quella ragazza è in grado di farlo, allora non voglio che te la lasci scappare.-
-Posso vivere una vita senza amore.- dichiarò Aleks.
-Certo che puoi.- Veronika lo guardò dritto negli occhi grigi -Ma è quello che vuoi?-
STAI LEGGENDO
Destino Criminale
RomanceEntrambi cresciuti, Aleksei ed Eveline, si incontrarono nuovamente... ma il destino non è amico di nessuno. Non si può cancellare il passato; non si può dimenticare. Chi siamo noi per giudicare?