Aleks teneva fra le mani una fumante tazza di caffè americano bollente.
Sedeva nel dehor di un elegante caffetteria in centro a Milano.
Le stufette da esterno, più che il calore, diffondevano una luce fioca nel grigiore di una mattina di maggio.
Erano passati sei giorni da quando Eveline era sparita nel buio della notte dentro quel taxi bianco che l'aveva allontana da lui.
Aleksei continuava a pensare a lei insistentemente.
Si riscoprì ad immaginarla seduta lì con lui.
Quel locale così raffinato le sarebbe sembrato troppo per una colazione.
Troppo elegante, troppo chic, troppo sfarzoso.
Con dei jeans strappati e una giacca di pelle sarebbe risultata comunque la più bella, anche fra quei cuscini ricamati in oro e quei divanetti neri di pelle.
Chi diavolo mette dei divani di pelle all'esterno?, pensò Aleks sorridendo alla tazza.-Sta aspettando qualcuno?- domandò una voce soave alle sue spalle.
Aleks si voltò e sorrise alla cameriera che lo guardava adorante.
Indossava un pullover nero perfettamente stirato che le fasciava il seno minuto e le cosce magre erano strizzate in un paio di pantaloni aderenti dello stesso colore.
Non avrebbe saputo dire se quella ragazza ci stesse provando con lui, ma di sicuro poco gli importava.-No.- rispose cortese, ma distaccato tornando a prestare attenzione solo ai suoi pensieri.
La ragazza si chinò e lasciò che i capelli biondi raccolti in una lunga coda le scivolassero sulle spalle. -Se posso scroccarle una sigaretta le offro il caffè.-
Aleks le avvicinò con un dito il pacchetto di Marlboro sul tavolino. -Non c'è bisogno che mi offra il caffè, signorina.- disse conciso, sperando di mettere fine a quella fastidiosa intromissione dei suoi sogni.
Quella risposta ebbe l'effetto contrario.
La ragazza si sedette difronte a lui.-Il caffè americano qui costa sei euro. E' sicuro di non voler accettare lo scambio?-
Aleks inspirò e finalmente si degnò di guardarla negli occhi: -Con sei euro si comprerebbe un pacchetto, signorina. Adesso devo andare.-
La ragazza si affrettò a scusarsi, ma Aleks la ignorò e lasciò sul tavolo cinquanta euro.
-Tenga pure il resto, signorina.-Si incamminò verso la sua stanza d'albergo a pochi isolati da lì.
La felpa non bastava a difenderlo dall'umidità della città, ma sentiva il bisogno di sgranchirsi le gambe e schiarirsi le idee.
Non sapeva se disprezzare o ringraziare quella cameriera invadente.
Se non si fosse intromessa fra i suoi pensieri chissà per quanto avrebbe continuato a fantasticare su Eveline.Come se l'avesse evocata, era lì.
La vide uscire dalla hall dell'albergo stringendosi nel cappotto di panno blu scuro che le arrivava poco sopra il ginocchio.
Niente jeans strappati come nelle sue fantasie.
Un tubino dello stesso colore del cappotto le copriva le cosce, mostrando polpacci magri e slanciati nonostante la statura minuta camuffata da un paio di décolleté.
Aleksei non sapeva se restare lì a fissarla per sempre o se andare da lei a chiederle se avesse finalmente preso una decisione.
Quei giorni parvero un'eternità.
Avrebbe voluto concentrarsi sugli affari di famiglia, ma non poté fare a meno di lasciarsi trascinare nelle sue fantasie; specie nel suo letto, immaginando come sarebbe stato e liberandosi del suo desiderio nella sua mano.
Le andò incontro a passo svelto, come se lei fosse un'allucinazione e potesse svanire in un momento.
Ev lo vide e il suo volto si illuminò in un sorriso.
Non servirono parole, quell'immagine era un'insegna lampeggiante per Aleksei con un chiaro 'Sì' a caratteri cubitali.
La ragazza gli gettò le braccia al collo e in quel gesto ci fu tutta la speranza e la fiducia che riponeva in lui, in quell'ultimo ed unico tentativo.
Il ragazzo temeva di farle del male, di non essere alla sua altezza e in quel momento, immerso nel profumo dei suoi capelli, promise al cielo che sarebbe stato un uomo migliore per lei.
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Destino Criminale
RomanceEntrambi cresciuti, Aleksei ed Eveline, si incontrarono nuovamente... ma il destino non è amico di nessuno. Non si può cancellare il passato; non si può dimenticare. Chi siamo noi per giudicare?