Seduta davanti alla sua scrivania, Eveline, cercava il coraggio di inviare la tesi di laurea al suo professore.
-È perfetta così!- la incoraggiò Lorenzo.
Si sfregò le mani sui jeans e cliccò "invio".
Tirò un sospiro di sollievo, felice di aver terminato quel lungo percorso di studi.
-Ce l'hai fatta!- l'amico le allungò le braccia attorno al collo e la fece volteggiare nella camera, rischiando di far cadere entrambi.
Lily, la coinquilina di Ev, urlava dalla cucina:
-La cena!-
-Certo che la tua amica è proprio simpatica.- schernì Lorenzo.
-So che infondo la adoro.- ironizzò Ev.
-Su una scala da uno a la abbandonerei bendata in autostrada?- risero di gusto.
-Ci voleva tanto?- Lily era seduta al suo posto, forchetta in una mano e canna spenta nell'altra -Stavo per iniziare senza di voi.-
I capelli corti neri le scoprivano il collo tatuato e i piercing alle orecchie, la canottiera bianca e i pantaloni mimetici le davano la convinzione di essere alternativa. Il suo modo di vestire era il suo modo di essere, secondo lei. Una forma di espressione. Peccato che in stazione, gli agenti in borghese, non la pensassero così.
Il piatto di spaghetti al sugo ancora caldo emanava un profumo delizioso ed Ev non vedeva l'ora di assaggiarlo.Driiin
-Sono venuti a prenderti.- scherzò Lorenzo verso Lily.
-Chiudi la bocca, stronzo.-Ev andò verso il citofono.
-Chi è?-
-Sono Aleksei, un amico di Eveline. Può scendere?-
Ev mancò un battito.
-Hai sbagliato casa, qui non c'è nessuno che si chiam...-
-Eveline? Puoi scendere? Dobbiamo parlare.-
Eveline aprì il cancello.
-Sali. Stiamo per cenare.-
Non sapeva perché l'avesse fatto. Avrebbe potuto scendere a parlare con lui o, ancor meglio, mettere giù il citofono e tornare a tavola come se nulla fosse accaduto.
Ma ormai era fatta.-Lui è Aleks.- lo presentò agli amici chiudendosi la porta alle spalle.
Aleks si guardò attorno.
L'ingresso era la sala da pranzo e il soggiorno tutto insieme. Il divano disposto davanti ad una vecchia televisione che sembrava avere dieci anni, il tavolo era poco più in là e sembrava accogliere a fatica quattro persone, la cucina era un ripiano dell'Ikea con poggiati sopra due fornelli ad induzione e un lavello minuscolo.
Fece un cenno con la testa verso i ragazzi.
Lily non si preoccupò di nascondere la canna che rigirava fra le dita.-Io sono Lorenzo e questa è Lily.- si presentò il ragazzo.
-Chi hai chiamato 'questa'?-
-Dio mio, Lily, è un modo di dire!-
-Un modo di dire un cazzo!-
Eveline capì perché lo aveva fatto salire.
Sapeva che Aleks sarebbe stato infastidito dalla presenza dei suoi amici e al tempo stesso lei lì si sentiva al sicuro.-Posso unirmi a voi?- domandò Aleks pacato.
Ev, sorpresa, annuì. Quasi le sembrò aver visto il ragazzo sorridere.
Si concesse un secondo per ammirarlo.
Sembrava stare decisamente meglio.
Aveva ripreso peso, a differenza sua.
Indossava una semplice t-shirt grigia e un paio di jeans scuri.
Era fine maggio e Milano non era mai fredda in quel periodo dell'anno.-Di che ti occupi?- domandò Lorenzo porgendogli un piatto di pasta.
-Sono un imprenditore.- tagliò corto Aleks -E tu cosa studi, invece?-Ev rimase scioccata dalla capacità di conversazione che a quanto pare aveva sviluppato Aleksei.
-Giurisprudenza.-
-Ottimo, saprò a chi rivolgermi allora.- scherzò Aleks portando la forchetta alle labbra.
-Lily invece studia architettura.- continuò Lorenzo -Se dovesse servire anche lei.- ridacchiò.
Lily si accese la canna e tirò a lungo prima di parlare.
-Allora- la passò ad Ev -come mai sei risorto più di un mese fa e ti presenti qui solo adesso?-
-Vedo che ti ha parlato di me.- Aleks la squadrò. Gli occhi verdi di lei lo scrutavano pieni di odio.
-Volevo essere certo di poter essere un uomo migliore, prima di tornare da lei.-Ev sgranò leggermente gli occhi e tossì fuori il fumo.
-Ev, possiamo parlare in privato?- le posò una mano sulla coscia e strinse lievemente, come a sottolineare l'urgenza della richiesta.
Eveline passò lo spinello a Lorenzo e si alzò per andare verso la sua camera, seguita da uno strano e completamente sconosciuto Aleksei che ringraziava i commensali per la cena.
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e fece cenno ad Aleks di accomodarsi.
-Come stai?- le domandò.
-Dovrei chiederlo io a te.- rifletté un secondo -Ma sembri stare un meraviglia, quindi...-
-Non è così. Mi sei mancata Eveline. E non hai la più pallida idea di quanto abbia dovuto ingoiare il mio orgoglio prima di venire qui.- la voce tranquilla di Aleks contrastava con le vene che gli pulsavano sugli avambracci.
-Il tuo orgoglio?- Eveline rise con amarezza -Hai idea di quanto sia stato difficile starti accanto dopo che mi hai usata?-
Aleks, confuso, si passò una mano fra i folti capelli. -Di che parli?-
-Tu hai detto di amarmi solo per manipolarmi e-
-Sì.- ammise.
-Come?- La voce di Eveline si incrinò.
-È così. Te l'avevo detto sperando che tu potessi perdonare le mie azioni, ma non ho mentito. Solo... avrei potuto trovare momento migliore per dirtelo.-
-Tu credi?- le scappò una breve risata isterica.
-Non puoi venire qui come- Ev si fermò di colpo -Perché sei qui?--Perché voglio dimostrarti che sono migliore dell'uomo che hai conosciuto tre anni fa.-
-Le persone non possono cambiare.-
-Ma possono migliorare.- Aleks inspirò -Vieni a cena con me.-
-Cosa?-
-Vorrei uscire con te.-
Eveline si sarebbe aspettata una straziante confessione d'amore, una supplica, ma non una richiesta.
E se fosse davvero cambiato?
Eveline non ci credeva, ma avrebbe tanto voluto.-Ho appena mangiato.- rifiutò.
-Allora domani.-
-Aleks, io-
-Non sei obbligata, Eveline. Dimmi solo se è sì o no.-
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Destino Criminale
RomanceEntrambi cresciuti, Aleksei ed Eveline, si incontrarono nuovamente... ma il destino non è amico di nessuno. Non si può cancellare il passato; non si può dimenticare. Chi siamo noi per giudicare?