Troppo tempo

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Aleks non sarebbe rimasto fermo ad aspettare che la storia facesse il suo corso, senza intervenire. Avrebbe scelto lui come affrontare la sua vita... eppure, adesso, stava scappando.
Vedere la donna che non aveva mai smesso di amare, lo aveva appena distrutto. I pensieri erano confusi, il profumo inebriante della ragazza era nell'aria che lo circondava e la lunga treccia di capelli scuri che oscillava lungo i suoi fianchi, gli rimase in testa.
Non pensarci, Volkov!
Rimproverarsi mentalmente avrebbe dovuto aiutarlo, ma non fu così. Continuava a sentire i passi della ragazza dietro di sé, pur sapendo che non poteva essere che il destino gli avesse donato una seconda chance, lui non la meritava.
-Aleks?- domandò una voce dietro di lui.
Non ti voltare Volkov, non è lei.
-Aleksei!- urlava la voce, ma lui non si voltava, gli occhi fissi a terra e un clacson assordante, poi lo schianto.

-Dovete fare qualcosa!- urlava la voce.
-Faremo di tutto, signorina, ma adesso deve andarsene.- Con chi sta parlando? Chi c'è qui, pensò Aleks, Voglio risentire la sua voce.
-Andarmene? Io non lo lascerò qui con voi! Lui ha bisogno di me!-
-No, Eveline io... io ho bisogno di te.-
Aleks si sforzò di aprire gli occhi, la figura sfocata della ragazza abbracciata ad un altro.
-Evel..- tentò di chiamarla e poi il buio.

-Ci sono novità, dottoressa?-
-No Eveline. Forse dovresti riposare un po', sei qui da più di tre giorni ormai. Va' a casa. Il personale medico sarà con lui...-

-Amore mio, non puoi continuare a stare qui.-
-Lasciami sola, Marco.-
-Sei la mia ragazza, non puoi trattarmi così.-
-È in coma e tu pensi a come tratto te?-

-Svegliati Aleks, te ne prego. Sta arrivando anche tua madre a vedere se stai meglio...-

-Sono giorni che non mangi.-
-Veronica, io...-
-Shh piccola mia. Vedrai che starà bene.-

-Oggi è un mese che non sei altro che un vegetale... ti ho portato... questa... questa torta perché spero che ti sveglierai. Svegliati Aleks, ti prego!-
-Vieni via, Ev.-

-La tua torta alla fine l'ha mangiata mia sorella con me. Siamo molto legate ora, sai? Si sta per sposare. E sai con chi? Con il tuo amico Luca. Non pensavo avessi degli amici.-

-Svegliati Aleks. Tua madre è molto preoccupata per te, anche Luca e anche io. Svegliati, per favore.-

-Non capisco perché resti ancora qui a sperare dopo tutto questo tempo.-
-Non lo so nemmeno io, ma so che è la cosa giusta da fare.-

-Eveline, la madre ha deciso di portarlo via per potergli staccare la spina.-
-Cosa? No! È passato solo un anno e...-
-Non è una decisione che spetta a te, purtroppo.-

-Domani ti porteranno via da me. Io... io non posso vivere senza di te, Aleks... Aleksei ti prego svegliati... svegliati adesso... ho... ho bisogno... non posso perderti...-

-A... ac...- Eveline si sentii accarezzare il mignolo -Acc...ua.-
-Aleks?- sorrise la ragazza. Rannicchiata contro il braccio dell'uomo, sentiva la pelle calda inumidita dalle sue lacrime.
-Acc...- continuava Aleks, implorante.
Eveline odiava vederlo in quelle condizioni, così vulnerabile, non era l'uomo che aveva conosciuto lei; ma almeno era sveglio, il che voleva dire che sarebbe rimasto vivo.
-Acqua, Aleks? Certo, arriva!- prese un bicchiere e gli versò dell'acqua, poi chiamò i dottori, ma non riuscì ad aspettare il consenso per dargli da bere.
Con la mano sulla nuca, aiutò il ragazzo a bere poco alla volta, per riabituare lo stomaco.
Il viso incavato e le palpebre pesanti lo rendevano così fragile agli occhi di Evy.
Dopo aver bevuto, accennò un grazie col capo e poi si lasciò cadere la testa sul cuscino.
-Bene, Volkov, dobbiamo fare una piccola visita.- disse entrando, il chirurgo.
-Come stai tu, Ev?- domandò in tono troppo intimo.
Aleks sentì una fitta al petto, ma non capì il perché.
-Bene, Marco, ora dimmi come sta lui.-
Ev non aveva occhi per il prezioso paziente sul letto. Ad ogni controllo che gli veniva fatto, aveva un sussulto, come se lei stessa provasse dolore. Trattenne perfino il fiato quando gli controllarono la cicatrice sulla guancia destra.
-Starà bene. Può darsi che abbia dei momenti in cui si sentirà più debole e potrebbe avere difficoltà a riconoscere le persone a volte.-
Eveline si trattenne dallo scoppiare a piangere e andò da lui.
-Aleks, ti ricordi di me?- chiese speranzosa, stringendogli forte la mano.
-Lascialo riposare, adesso.- comandò in tono docile il chirurgo.
-E...v.- bisbigliò a fatica, chiudendo gli occhi nuovamente.
Marco insistette con Eveline, ma lei non volle muoversi dall'uomo che fortunatamente si ricordava ancora di lei.
-Sono qui, Aleksei, sono qui.- baciò il dorso della sua mano e poi si lascio andare finalmente ad un sonno profondo, dopo un anno che non chiudeva occhio.

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