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le porte davanti a me si erano appena chiuse, le guardie lasciano la presa posizionandosi comunque dietro di me facendo attenzione che non scappassi e intimandomi ogni tanto di accellerare il passo. Il ratto comincia a fare uno dei suoi noiosi discorsi, non presto attenzione a ciò che dice e comincio a pensare a ciò che mi aspetta lì fuori. Cosa succederà? possiamo davvero fidarci di queste persone? i miei amici mi raggiungeranno? troppe domande alle quali non potevo dare una risposta, non ancora. Quando sento Janson pronunciare la parola "spaccato" comincio ad ascoltare il discorso, curiosa di saperne di più su quei mostri.

"come sapete il virus dell'eruzione contagia le persone trasformandole in spaccati, sono ovunque lì fuori e non c'è modo di scappargli. Noi non vogliamo che muoiano altre persone e per far si che questo accada abbiamo bisogno di una cura... ecco.. le persone come voi, gli immuni, ci saranno molto utili per sviluppare una cura." cominciava a non tornarmi questo discorso. Dove voleva arrivare?

Sposto lo sguardo sui miei piedi cercando di capire lo scopo di ciò che aveva appena detto Janson, mi accorgo che i ragazzi davanti a me si sono fermati e il mio sguardo torna a guardare dritto davanti a me. Janson, che prima era di spalle, si gira verso di noi con un sorrisetto maligno sul volto, da un'occhiata alle guardie dietro di me e fa loro un cenno con il capo. Giro lentamente la testa per guardare cosa hanno in mente di fare le guardie ma non faccio in tempo a girarmi completamente che sento un pizzico sul collo, un liquido comincia a scorrermi nelle vene e lentamente mi si oscura la vista. Essendo l'ultima della fila mi rigiro per controllare i miei 'compagni' ma li trovo tutti per terra, svenuti e incappucciati. Non ho il tempo di metabolizzare il tutto che un panno nero mi copre gli occhi e il mio corpo cede del tutto a causa dell'effetto del tranquillante. Di quel momento ricordo solo la voce lontana di Janson che chiama delle infermiere, poi tutto buio.

*time skip*

Apro lentamente gli occhi; mi fa male la testa, ho gli arti indolenziti e non so dove mi trovo. Piano piano la mia mente comincia a riappropriarsi dei ricordi di ciò che è successo, mi guardo intorno: affianco a me c'è un macchinario alla quale sono attaccata tramite dei tubicini, davanti a me c'è una fila di lettini d'ospedale e sdraiati sopra in ordine sparso alcuni dei miei compagni, anche se sono circa la metà di quelli presenti durante lo strano discorso di Janson. Mi siedo sul lettino continuando a guardarmi intorno confusa e ancora un po' intontita, nella stanza oltre a me ed ai miei compagni addormentati non c'è nessuno, perciò decido di alzarmi e staccare i tubicini che mi collegano al macchinario alla mia destra. È come se ci stessero preparando per un'operazione o qualcosa del genere, faccio due passi cercando di non fare rumore mentre continuo a guardare attentamente intorno a me, sperando che non ci siano guardie o infermiere che possano dare l'allarme. Ho ancora molte domande senza risposta ma di una ne sono certa. Questo non è un posto sicuro e come pensavo Janson non vuole aiutarci. Anzi è molto probabile che questa struttura appartenga a wkcd.

Faccio un passo, due, tre, facendo attenzione a non fare rumore finché non arrivo alla porta principale di questa specie di stanza d'ospedale, mi metto in punta di piedi e sbircio dalla finestrella di vetro nella parte superiore della porta, sembrerebbe che fuori sia protetta da una porta a scorrimento.
Comincio a sentire dei passi sempre più vicini provenienti da fuori finché non vedo una donna con un camice lungo bianco da infermiera, noto un suo movimento della mano e le porte cominciano ad aprirsi. Velocemente torno nel mio letto, mi rimetto i tubicini nel braccio visto che avevo ancora l'agocannula attaccata e per sicurezza mi metto sotto al lenzuolo con gli occhi socchiusi. Il mio letto è quello al centro ed è il primo ad essere visto, non sembra per niente una coincidenza. La porta principale della stanza si apre e rivela la figura della donna, come pensavo è un infermiera e nella mano destra tiene un beige, probabilmente quello con cui ha aperto la porta esterna, lo ripone nel taschino del camice. Si avvicina a me per controllare il mio macchinario e mentre borbotta qualcosa sottovoce simile a "meglio evitare che si svegli" prende una siringa piena del liquido che mi era stato iniettato prima di arrivare qui. Non poteva succedere di nuovo; mi stacca cautamente i tubicini dall'agocannula e ci posiziona la siringa ma viene distratta da un rumore, penso provenga dai condotti dell'aria. È la mia occasione per andarmene, mi giro all'improvviso prendendole la siringa dalle mani e le tappo la bocca inniettandole il liquido in un braccio. Gli effetti del sonnifero si manifestano sin da subito e prima di andarmene le prendo il beige nel taschino sussurrandole un "scusami" con un sorriso vittorioso.

Velocemente mi dirigo verso la porta, origlio per assicurarmi che non ci sia nessuno dall'altra parte e quando capisco che il corridoio è vuoto apro le porte ed esco. Adesso dove vado? Guardo a sinistra e destra ma le due strade del corridoio sono completamente identiche e non riesco a capire da che parte mi convenga di più andare. Continuo a sentire un rumore nei condotti, ma viene messo in secondo piano da un rumore di passi.

Corro il più silenziosamente possibile dalla parte opposta dei passi quando sopra di me si apre una botola. Resto pietrificata a guardare sopra di me, all'interno dei condotti il ragazzo strano che avevo visto in mensa mi tende una mano facendomi segno di stare in silenzio. Non ci penso due volte e gli do la mano facendomi aiutare a salire, poi chiudiamo la botola sotto di noi.

Mi fermo a guardarlo con sguardo riconoscente, ringraziandolo, lui mi fa un sorrisetto.

"che ci fai qui?"

"potrei chiederti la stessa cosa" mi risponde con tono ironico.

"non mi fido di queste persone e ho capito dal tuo sguardo che anche tu pensi ci nascondano qualcosa, beh hai ragione" comincia a spiegarmi.

"quindi tu sai qualcosa?" gli chiedo confusa.

"sì, vieni a vedere" non ho il tempo di rispondergli che si gira dalla parte opposta e comincia a gattonare nei condotti, io mi fido di lui e lo seguo. Dopo un paio di deviazioni guardiamo sotto di noi, attraverso una grata di ferro. Dalla fine del corridoio spuntano delle persone in fila indiana, sono vestiti simili all'infermiera di prima e stanno trasportando dei lettini come quelli nella stanza in cui mi sono svegliata, sono coperti e sembra che sotto ci sia qualcosa. sembrano quasi dei corpi. La prima della fila tira fuori un beige identico al mio dal taschino e apre le grandi porte, poi la seguono tutti all'interno portando i corpi con loro.

"oh dio, cosa credi stiano facendo?"

"tanto vale scoprirlo, no?" mi dice guardandomi. io non capisco cosa stia succedendo e sono sempre più confusa. Aspettiamo che le infermiere escano dalla stanza e si allontanino abbastanza, poi il ragazzo apre la botola e scendiamo facendo attenzione a non fare troppo rumore. Prendo il beige che ho preso in prestito e apro le porte, ciò che troviamo dentro mette i brividi..

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