Madame Mode

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« No, no... » si ritrovò a sussurrare Marinette, scuotendo la testa e lasciando cadere il blocco da disegno accanto a sé.
Per quanto atterrita fosse, non poteva lasciarsi coinvolgere in quel modo da Papillon. Ladybug era l'unica che poteva riportare tutto alla normalità e purificare l'akuma, perciò se avesse lasciato quell'uomo libero di consegnarle l'enorme potere che ogni volta prometteva alla propria vittima nessun altro avrebbe potuto catturare quella farfalla in tempo, nemmeno se Chat Noir fosse effettivamente riuscito a liberarla da solo.
Cosa ancora peggiore, sotto l'influsso di Papillon non era nemmeno certa che sarebbe stata in grado di nascondere la propria identità segreta.
Non importava quanto stesse male in quel momento, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era proprio attuare una vendetta grazie all'aiuto di Papillon. Lei non era quel tipo di persona.
« Madame Mode, sono Papillon. Gabriel Agreste ha preso un terribile abbaglio nel valutare in modo tanto negativo le tue splendide creazioni, ma io ti offro la possibilità di riscattarti e mostrare a lui ed all'intera Parigi quanto tu valga realmente come stilista... Tutto ciò che ti chiedo in cambio è che tu faccia una piccola cosa per me... »
« No... Non voglio... » la corvina portò le ginocchia al petto, chiudendo gli occhi e coprendosi le orecchie con le mani nel vano tentativo di lasciare fuori la voce del nemico. Era comunque tutto inutile, perché le sue parole sembravano rimbombarle in testa. Più tentava, e più avvertiva crescere un frustrante senso di impotenza davanti ad un potere tanto grande. Non avrebbe mai immaginato che Papillon potesse essere tanto convincente – per la prima volta, comprendeva appieno cosa significava essere sotto il suo influsso.
« Ti ha ferita, umiliata davanti ai tuoi amici, ma io so riconoscere un talento sprecato quando lo vedo... Per questo voglio darti la possibilità di far emergere tutte le tue potenzialità » proseguì l'altro, senza perdere nemmeno per un momento il suo tono gentile e comprensivo.
Dimostrare a tutti di non essere un fallimento, soprattutto a Gabriel Agreste. Dimostrare a Lila ed a Chloé di essere migliore di loro, perché in fondo era così, e lei lo sapeva. Poteva perfino splendere agli occhi di Adrien, che aveva creduto in lei dall'inizio tanto da fare il suo nome al genitore.
Quello era ciò che le stava offrendo Papillon.
Non le aveva detto che avrebbe dovuto creare scompiglio a Parigi, che probabilmente avrebbe dovuto fare del male a degli innocenti, o che avrebbe dovuto lottare contro il suo stesso compagno per ottenere il suo Miraculous, ma non era necessario. Presto avrebbe accettato qualunque condizione pur di mantenere le sue nuove abilità.
« So già tutto, Papillon! Non voglio farlo! » ringhiò Marinette a quel punto, al limite dell'esasperazione.
Dopo tutto, il suo cuore era buono e non avrebbe mai potuto prendersela davvero per una sciocca e banale competizione. Una competizione che avrebbe con molta probabilità lanciato la sua carriera di stilista.
Ostinarsi in quel modo, però, avrebbe solamente ritardato l'inevitabile. La confusione che la ragazza aveva in testa era solamente peggiorata, amplificando la tristezza, la frustrazione ed il senso di ingiustizia che stava cercando inutilmente di spingere in un angolo del cuore.
« Io... Io... Io dimostrerò che hanno fatto un errore a sottovalutarmi! »
Papillon sapeva come toccare le corde più sensibili di ciascuno, e Marinette aveva appena smesso di lottare, sopraffatta dal brillante futuro che vedeva sorgere davanti ai suoi occhi.
« Sapevo che avresti compreso » commentò l'uomo, accennando un sogghigno soddisfatto. Non era stato semplice farle accettare quel potere, ma ne sarebbe certamente valsa la pena.

La corvina venne rapidamente avvolta dall'aura violacea proveniente dall'oscuro potere del Miraculous della farfalla, e dopo alcuni istanti ne uscì completamente trasformata, tirandosi rapidamente in piedi e prendendo tra le mani l'album e la matita che avevano mutato in parte la loro forma per adattarsi all'obiettivo.
I codini si sciolsero lasciando spazio ad una elaborata treccia che le ricadde morbidamente su una spalla, mantenendo però il colore originale, così come accadde per gli occhi chiari. Gli abiti comodi che indossava in precedenza diventarono di una foggia completamente diversa, trasformandosi in uno splendido vestito sfumato di rosa, abbinato al nastro che le teneva legati i capelli ed agli alti stivali di vernice. La borsetta che aveva sempre con sé, invece, divenne una pochette all'ultima moda. Oltre a ciò, si aggiunsero alcuni gioielli eleganti ed un paio di occhiali da sole dalla montatura sottile, anch'essi rosa.
Tutto, nel suo complesso, era sinonimo di eleganza e fierezza. Madame Mode era pronta a giudicare chiunque si mettesse sulla sua strada.
L'unica cosa che non era mutata erano gli orecchini neri, ma quello al momento era l'ultimo dei problemi.
« Lascia fare a me, Papillon » con un sogghigno sul volto, la ragazza si allontanò a passo deciso dalla giostra e si piazzò al centro del parco, lanciandosi un paio di occhiate intorno per osservare l'ambiente circostante.
Di Chat Noir per il momento non c'era ancora la minima traccia, perciò lo avrebbe innanzitutto attirato portando scompiglio nei dintorni.
In un solo istante, fece ruotare la matita tra le dita per un paio di volte e subito dopo tracciò sull'album da disegno il primo capo di abbigliamento che aveva intenzione di creare, un paio di pantaloni a vita alta color blu scuro, che in un attimo presero vita e si trasformarono in un oggetto tangibile e reale. Sull'orlo, avevano anche un ricamo formato da due M dorate, l'una in parte sovrapposta all'altra. La firma di Madame Mode.
I pantaloni a grandezza naturale si misero a correre in mezzo ai passanti, iniziando a rincorrere uno alla volta chiunque fosse troppo vicino ed attaccando chi non era abbastanza veloce da sfuggirgli.
Le prime urla spaventate si avvertirono solo dopo pochi secondi, ma nel frattempo la giovane akumizzata aveva già dato vita a degli altri vestiti, tutti diversi tra loro, ma tutti accomunati da uno stile invidiabile e dal marchio della loro stilista.
Poco alla volta, gli indumenti iniziarono a prendere di mira i passanti, ma anche a distruggere i dintorni, ed in particolare le vetrine delle boutique più alla moda del paese.

Adrien era sceso da poco dalla macchina con la quale era stato accompagnato agli allenamenti di scherma dall'autista personale di famiglia e che era ripartita immediatamente dopo averlo lasciato davanti all'entrata della palestra.
Con il borsone in spalla, il biondo aveva finito per rimanere a fissare l'entrata troppo a lungo, più pensieroso del solito a causa di quanto accaduto tra le mura domestiche. Sperava che Marinette non ci fosse rimasta male e che la decisione di suo padre non avesse intaccato la sua autostima, ma purtroppo non avrebbe potuto saperlo fino al termine della lezione. Sapeva che la sua compagna aveva un talento naturale, perciò l'ultima cosa che si aspettava era proprio un giudizio simile.
« Non sei concentrato » una voce femminile lo riscosse da quei pensieri, e nel momento in cui Adrien voltò il capo si ritrovò lo sguardo di Kagami puntato addosso. Non era arrabbiata, quella era una semplice costatazione.
Il ragazzo a quel punto accennò un sorriso e si incamminò insieme alla corvina verso l'entrata « Lo so, non è divertente battermi quando non sono al massimo. Prometto di fare del mio meglio »
I due entrarono nell'edificio e si diressero agli spogliatoi insieme, senza però smettere di chiacchierare, ed il biondo tenne aperta la porta dello stanzino per far passare la compagna per prima, come un gentiluomo.
« Una vittoria immeritata posso superarla, Adrien. Mi basta che tu stia bene. Sono una buona ascoltatrice, se hai bisogno di parlare con qualcuno » commentò Kagami, ringraziando con un cenno del capo e fermandosi davanti a lui dopo che entrambi ebbero varcato la soglia.
« Ti ringrazio, Kagami... »
Entrambi più sollevati, i due si prepararono rapidamente per l'allenamento di scherma. La ragazza terminò prima, perciò il giovane modello le chiese di iniziare ad avviarsi, promettendo che l'avrebbe raggiunta in pochi attimi.
Quando tutti furono usciti dalla stanza, Adrien mise tutto nel proprio armadietto e lasciò a Plagg un pezzo di formaggio da mangiare nell'attesa, ma proprio mentre si avviava alla porta con la maschera bianca sottobraccio gli giunsero alle orecchie delle grida e dei rumori di lotta che non erano minimamente ricollegabili alla scherma.
Perplesso, il giovane modello si ritrovò automaticamente a socchiudere l'uscio per sbirciare all'esterno, e quello che vide lo spinse a chiudere immediatamente, con gli occhi sgranati per la sorpresa e la preoccupazione.
Diversi vestiti ed altri accessori alla moda fluttuavano e si muovevano da soli, come se li stessero indossando tante persone invisibili che avevano deciso di ingaggiare uno scontro con gli allievi di quella palestra. Qualcuno, come Kagami, si stava difendendo bene grazie al fioretto, ma altri erano stati atterrati e stavano subendo chiaramente i loro attacchi.
Quella era senza dubbio opera dell'ennesimo akumizzato di Papillon, perché naturalmente non era possibile che degli oggetti inanimati si muovessero da soli. Una volta compreso ciò, il ragazzo fu rapido nel tornare al proprio armadietto per richiamare il suo kwami.
« Qualcosa non va. Dobbiamo intervenire » gli disse una volta posata la maschera da scherma, aprendo il borsone e scoprendo che il piccolo gatto nero stava ancora finendo di gustarsi il proprio spuntino.
L'interruzione non fu poi molto gradita, ed infatti il commento che uscì fu piuttosto noncurante « Dammi solo un attimo, devo terminare il mio camembert... »
Adrien quasi non gli lasciò terminare la frase, bensì tese il pugno verso di lui con un sorriso « Plagg, trasformami! »
Con un lamento, il kwami venne risucchiato all'interno dell'anello. Al posto della divisa bianca utilizzata per fare scherma comparvero la tuta e la cintura – agganciata alla vita come fosse una vera e propria coda, ma soprattutto le orecchie da gatto e la maschera nera, il tutto completato dall'arma dell'eroe di Parigi, un piccolo bastone in metallo, agganciato al bacino.
In pochissimo tempo, Adrien venne sostituito dal suo alter ego, Chat Noir. Il gatto nero era pronto ad entrare in azione.

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