Capitolo 3

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I primi mesi di scuola passarono abbastanza velocemente ad Hogwarts. L'autunno era giunto quasi al termine e il cortile era interamente cosparso di foglie imbrunite, mentre le giornate diventavano sempre più fredde. Tutto sembrava essere ritornato alla normalità. Per tutti ero ufficialmente tornato ad essere il Piton di sempre. L'unica a resistere era Hermione Granger, ma alla fine decisi che la faccenda non mi importava poi così tanto e che se proprio qualcuno doveva rimanere immune al mio carattere, tanto valeva che fosse la studentessa migliore che avessi avuto negli ultimi anni. Estremamente fastidiosa, ma comunque la migliore. Ogni tanto, camminando tra i corridoi o duranti i pasti nella Sala Grande, mi accorgevo di avere i suoi occhi da cerbiatto puntati addosso. Non comprendendone il motivo mi limitai ad ignorarla, per quanto possibile. Non ero abituato ad essere osservato in quel modo.

Arrivai quindi a dicembre relativamente spensierato, tant'è che quando venne organizzata l'ultima gita ad Hogsmeade prima delle vacanze di Natale decisi di andare anche io nella cittadina. Solitamente me ne rimanevo nel castello a leggere e lavorare, godendomi l'inusuale silenzio, ma dato che avevo bisogno di rifornire le mie scorte di ingredienti prima delle festività, ne approfittai per fare una passeggiata e prendere aria. Magari Minerva aveva ragione, in fondo.

Le strade erano già inondate di lucine colorate e decorazioni natalizie di tutti tipi.

Potrei vomitare.

Dopo mezz'ora passata al freddo fra ragazzini maleducati che correvano senza un minimo di attenzione e stucchevoli cori natalizi ad ogni angolo, iniziavo già a pentirmi della mia scelta.
Alla fine decisi di entrare ai Tre Manici di Scopa per bere qualcosa in santa pace. Non appena varcai la porta, tuttavia, mi resi conto dell'enorme quantità di maghi che affollava il pub. Stavo quasi per fare dietrofront e tornarmene ad Hogwarts una volta per tutte, ma il piacevole calore del locale mi convinse a restare. Trovai un tavolino libero in fondo alla sala, proprio accanto al camino, e mi sedetti sospirando. Mi misi comodo e ordinai a Madama Rosmerta una bottiglia di Whisky Incendiario, che poco dopo si materializzò sul tavolo insieme ad un bicchiere di vetro vuoto. Vi versai un po' di quel liquido ambrato e sorseggiando iniziai a guardarmi intorno.

Ad accogliere i clienti, proprio vicino all'entrata, si ergeva un appariscente albero di Natale, decorato con piume dorate e pietre luccicanti, mentre un incantesimo faceva dolcemente cadere su di esso soffice neve bianca, fino a depositarsi sui rami. I tavoli erano ora tutti occupati, per lo più da gioiosi studenti già avvolti dallo spirito natalizio. Molti di loro avevano appoggiato sotto le loro sedie buste infiocchettate e pacchi regalo appena acquistati, probabilmente da portare a casa alle proprie famiglie durante le vacanze.
Abbassai poi lo sguardo verso il mio tavolino solitario, ospitato solo da me, una sedia vuota e una bottiglia di whisky. Non ricordavo l'ultima volta in cui avessi festeggiato davvero il Natale, e non ero neanche del tutto sicuro di averlo mai fatto. Starmene tra me e me in fin dei conti non mi era mai dispiaciuto, anzi, e non avevo mai sentito il desiderio di addobbare casa mia e scambiare regali.

Con chi dovrei scambiarmi regali, poi?

Risi a quel pensiero e buttai giù l'ultimo sorso di ciò che era rimasto nel bicchiere.

- Buon pomeriggio, professore.

Alzai gli occhi e incontrai un volto ultimamente molto familiare, incorniciato da una chioma di ricci castani e da una sciarpa rossa e gialla. Era sola, in piedi fra il bancone e il mio tavolo, e teneva in mano un boccale di Burrobirra.

- Granger. Non ci sono i tuoi amichetti?

- Oh no. Volevano andare a comprare delle figurine di giocatori di Quidditch, così sono venuta qui.

- Saggia scelta.

Si guardò intorno, scrutando fra la folla in cerca di un posto libero, poi posò gli occhi sulla sedia di fronte a me.

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