Rimanemmo in silenzio a guardare la pioggia e ascoltare i tuoni per non saprei dire quanto tempo ancora. Poi Hermione si alzò in piedi, sistemandosi l'uniforme.
- Credo sia quasi ora di cena.
Rimase immobile e mi guardò, in attesa che mi alzassi anche io.
- Io non ho fame, credo che salterò.
Era la verità, ma non era l'unico motivo per cui volevo tornarmene nelle mie stanze. Avevo bisogno di rimanere solo.
Lei sembrava leggermente imbarazzata; forse si era già pentita di essersi confidata con me, e non potevo biasimarla.- Va bene. La saluto allora.
Esitò un momento, poi si incamminò verso la porta. Stava per andarsene e io mi sentivo in dovere di aggiungere qualcosa, di farle capire che in fondo avevo apprezzato le sue parole.
Non appena allungò una mano per abbassare la maniglia chiamai il suo nome e lei si voltò. Feci uscire le parole velocemente dalla mia bocca.- Dato che in teoria non dovresti neanche più essere a scuola e io non dovrei più essere il tuo professore, puoi anche evitare di darmi del "lei" quando non c'è nessuno.
Nella mia testa quella frase doveva esprimere la mia gratitudine, anche se il mio tono era più freddo di quanto volessi.
Non ebbe nessuna reazione, semplicemente continuò a guardarmi impassibile. Io mi pentii subito di ciò che avevo detto e spostai lo sguardo a terra.- Se-- se vuoi ovviamente.
Mi voltai di nuovo verso la ragazza. Non aveva mosso un muscolo.
- Okay, buona serata.
Spalancò la porta ed uscì di corsa, lasciandomi solo, con lo sguardo ancora fisso sul punto in cui la sua figura si trovava pochi secondi prima. Rimasi lì seduto diversi minuti, aspettando non sapevo neanche io cosa di preciso, poi mi tirai su, diedi un ultimo sguardo alla tomba di Albus e andai via.
Qualche ora più tardi ero seduto comodamente sulla mia poltrona, un bicchiere di vino rosso in mano. Era una sera silenziosa e tranquilla, eppure io mi sentivo fortemente irrequieto. Ero confuso, perché quella con Hermione era stata la prima conversazione onesta e aperta che avessi avuto in moltissimo tempo. Su quella torre avevo immediatamente messo da parte tutte le dinamiche fra me e lei fino a quel momento e, nonostante l'imbarzzo, mi ero sentito... bene.
Allora perché sono così nervoso?
In realtà era proprio quella consapevolezza che mi spaventava. Raramente nella mia vita mi era capitato di sentirmi a mio agio in compagnia di qualcuno, ma non era mai andata a finire bene. E nel mio avvicinarmi ad una studentessa intravedevo tante conseguenze negative. Inoltre, non riuscivo a capire se lei si comportasse così solo per pietà o perché voleva davvero darmi una seconda possibilità. Nella mia testa non aveva senso.
Perché mai dovrebbe farlo?
Cosa ci guadagna lei?Buttai giù in poco tempo metà bottiglia, appoggiai il calice sul tavolino alla mia destra e chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dai pensieri mentre cadevo in un sonno profondo.
•
Quando qualche mattina dopo la ragazza entrò in aula, seguita come al solito dai suoi amici, mi rivolse un sorriso. Lo faceva sempre da quando era iniziata la scuola quindi non significava poi molto, ma almeno non aveva smesso.
Spiegai brevemente alla classe la pozione che dovevano preparare e mi sedetti dietro alla mia scrivania con un sospiro, preparandomi a correggere i compiti di quelli del secondo anno. Rialzai gli occhi solo dopo venti minuti circa, straziato dalle stupidaggini scritte dai quei ragazzini. Avevano tutti lo sguardo basso sui loro calderoni, ad eccezione di Ron Weasley. Si guardava intorno spaesato, mentre dal liquido davanti a sé fuoriusciva un fumo verdastro. La sua inconfondibile testa rossa si rivolse poi verso Hermione, seduta qualche postazione alla sua sinistra. Vidi la ragazza gesticolare e mimare qualcosa con le labbra, probabilmente istruzioni su come salvare il disastro che Weasley aveva combinato nel suo calderone maleodorante. Mi schiarii la voce con un colpo di tosse. Lei si voltò di scatto verso di me, trattenendo il respiro.
- Ognuno. Svolga. Il. Suo. Lavoro.
Sibilai. Lei riabbassò subito lo sguardo, mentre sulla faccia del rosso si formò un'espressione desolata. Sogghignai e tornai alle mie correzioni.
La sua disperazione doveva però aver fatto pena ad Hermione, poiché riuscivo a sentire i suoi bisbigli ogni volta che riabbassavo gli occhi sulla scrivania, ma decisi di lasciar correre. D'altronde in tutti quegli anni avevo imparato che qualsiasi tentativo di aiutare quell'imbecille di Weasley era solo una perdita di tempo.Alla fine della lezione ordinai agli studenti di travasare un po' delle loro pozioni in una fiala e di portarle a me una ad una. Tra i tanti risultati a malapena mediocri finalmente arrivò la pozione di Hermione, quasi impeccabile, e poco dopo quella di Weasley. Dovetti accertarmi più volte che la mano che aveva appoggiato quella fiala sulla cattedra fosse proprio la sua. Era quasi allo stesso livello di quella della ragazza. La fissai incredulo per qualche secondo, mentre altre boccette si accumulavano sulla mia scrivania.
Mi venne in mente un'idea.- Granger.
La ragazza, che stava per varcare la porta e svignarsela insieme al fiume di studenti, sgranò gli occhi e si fermò sul posto.
- Rimani qui.
Si affiancò a una parete senza aprire bocca e aspettò che uscissero tutti, lanciando un'occhiataccia all'amico pel di carota quando le passò accanto.
Una volta rimasti soli si avvicinò cautamente alla cattedra senza staccare gli occhi dai miei, probabilmente in attesa di una sfuriata. Io appoggiai i gomiti sulla superficie di legno, chinandomi verso di lei, e la guardai in silenzio per qualche momento.- Hermione, hai mai pensato di insegnare?
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Ehilà! Scusate per l'attesa, purtroppo è un periodo un po' impegnativo e non ho molto tempo per scrivere. Spero che la storia sia una buona distrazione per voi quanto lo è per me :)P.S. abbiamo già superato la metà della storia!

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Oro e Argento
Fanfiction~Snamione~ Benvenuti nel mondo di Severus Piton. In un universo in cui l'ex mangiamorte è sopravvissuto alla guerra fra il Bene ed il Male, la sua vita sta per essere sconvolta da una ragazza dai capelli ricci e il cuore d'oro, che fino a quel momen...