Capitolo 13

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Quando Louis varca la soglia della stanza di Harry subito dopo di lui, il primo particolare su cui focalizza lo sguardo stanco è la sagoma appisolata sul letto disfatto di Toffee, la lampada ancora accesa sul comodino ad illuminare i riflessi color caramello del suo pelo nella penombra. Non appena realizza di non essere più solo, il cane è svelto ad alzare la testa e guaire debolmente, scendendo poi dal materasso con un balzo per raggiungere il riccio e salutarlo a dovere. Scodinzola senza alcun controllo ed il suo intero corpo segue il movimento sconnesso della sua coda, così buffo e dolce allo stesso tempo da costringere i ragazzi ad abbozzare un sorriso.

"Fai piano, Toffee," sussurra Harry accarezzando la sua schiena nel momento in cui lo vede avvicinarsi curiosamente al castano, annusando dapprima l'orlo dei suoi pantaloni e premendo poi il muso contro al materiale del suo borsone per spingerlo lievemente e sbuffare tra sé e sé. "Spero che non ti dia fastidio," dice quando Louis tende una mano verso il cane così da permettergli di fare la sua conoscenza, chinandosi poco a poco e coccolandolo cautamente. "Non esiste modo per contenerlo," aggiunge con uno sbadiglio, ma il castano arriccia le labbra e scuote il capo.

"Nessun fastidio," risponde sottovoce, e Toffee mugola di rimando. "È simpatico," mormora senza nemmeno riflettervi, alzandosi poi in piedi ed incrociando le braccia per percepire il proprio maglione scaldargli il petto quel tanto di più. Non appena il cane riprende a scodinzolare e si volta in direzione di Harry stringendo affettuosamente le palpebre, i due si scambiano un'occhiata soddisfatta.

"Bene, uhm –" borbotta il riccio, la manica della felpa che indossa a scivolare sulla sua pelle nell'istante in cui piega il braccio per grattarsi distrattamente la nuca. "Scendo a preparare del tè. Nel frattempo, mettiti comodo, fai come fossi a casa tua. E –" si interrompe indicando un punto oltre la soglia della porta. "Quello è il bagno, nel caso dovessi averne bisogno," conclude rivolgendogli un sorriso gentile. Louis annuisce e ricambia immediatamente, sospirando un debole – "Grazie," – che Harry non sembra captare.

Nel giro di un attimo, il riccio volta l'angolo e sparisce al piano inferiore, solo il tonfo distante prodotto dai suoi passi sulle assi in legno delle scale a lasciare una traccia del suo passaggio.

Ora solo, il castano si stringe nelle spalle mentre Toffee sale nuovamente sul letto e si stende sul materasso, ma si dimentica di farvi caso. Mille e più percezioni lo raggiungono come sospiri caldi pronti a sfiorare il suo viso, la stanza a riflettersi nel languore dei suoi occhi l'ombra dello stesso Harry, ogni dettaglio a riportarne l'essenza. Che si tratti dei titoli dei libri e dei volumi sulle mensole, delle pieghe sulle lenzuola raggrinzite o delle pareti tappezzate di disegni – poco importa. I particolari sorgono uno ad uno per mostrarsi e permettere a Louis di individuarli, ed il riccio ne indossa i colori ed il tepore come fossero un profumo.

Avanza di un passo ed osserva le bozze a matita appese al muro, il maglione lilla abbandonato sullo schienale della sedia ed il bagliore delle lucine appese sullo stipite della porta, il pacchetto di tabacco dimenticato aperto sulla scrivania ed il vinile dell'album Voulez-Vous degli ABBA al suo fianco, il poster dei Vampire Weekend sopra la testiera del letto ed il cavalletto vuoto situato nell'angolo. Malgrado a primo impatto non sembrino altro che abitudini quotidiane o minuzie superflue, il castano si rende conto di riuscire a vedervi attraverso.

Oltre il vetro appannato della finestra, la notte non appare altrettanto vasta rispetto a questo, l'unico luogo all'interno del quale non solo Harry è se stesso, ma in cui ogni sua sfumatura converge per prendere vita e manifestarsi libera di ogni catena, e Louis è ora in grado di riconoscerne il valore semplicemente guardandosi intorno.

Realizzarlo lo spinge a sorridere.

Appoggia il borsone a terra e si avvicina nuovamente al cane non appena lo vede iniziare a scodinzolare per richiedere le sue attenzioni e – mano a mano che i secondi si susseguono e si sbriciolano nel silenzio – è sempre più chiaro che venire a Manchester sia stata la scelta giusta. Forse è perché la casa del riccio è più piccola e meno dispersiva rispetto a Villa Tomlinson, creata appositamente per incutere timore e sminuire chiunque vi metta piede, forse perché la sua stanza rappresenta davvero il ragazzo che la abita e non appare vuota o abbandonata – al contrario della propria – oppure perché, in fin dei conti, è qui che Harry si trova, ed è dunque qui che il castano si sente sereno.

Honey, Paint Me Blue | l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora