Baghra.
Quel nome continuava a presentarsi nella testa del Grisha oscuro.
Baghra.
Un nome di una persona che aveva avuto molte maschere nella sua vita: immortale, figlia, esperta dell'oscurità, assassina, insegnante.
Aleksander l'aveva conosciuta con l'appellativo di madre.
Non propriamente amorevole e dolce nei suoi confronti, ma gli aveva pur sempre dato la vita e lo aveva protetto come poteva nei primi anni della sua esistenza.
Gli aveva insegnato tutto quello che sapeva, gli aveva insegnato a proteggersi e a controllare il suo potere, soprattutto il taglio.
E ora Baghra non c'era più.
Si era lanciata volontariamente nel vuoto dall'alta montagna per permettere ad Alina e ai suoi compagni di mettersi in salvo.
Aleksander aveva provato a raggiungere la madre, ad afferrarla prima che impattasse al suolo.
Era arrivato troppo tardi, non ci era riuscito per pochissimo.
Ora si trovava da solo nelle sue stanze del Piccolo Palazzo, o quel che ne rimaneva.
Molte emozioni si stavano accavallando dentro di lui, ma quella che emergeva di più era la sofferenza.
Sofferenza per l'ennesima perdita subita e per non aver potuto avere un ultimo confronto privato con la madre, un ultimo chiarimento.
Non si erano lasciati in buoni rapporti, nonostante quella terminale frase che gli aveva rivolto:
"Sappi che ti ho voluto bene. Sappi che non è stato abbastanza.."
Quelle parole facevano dannatamente male.
Si erano trovati spesso su fronti opposti e lei alla fine lo aveva anche tradito suggerendo ad Alina di scappare dal Piccolo Palazzo.
Lui aveva probabilmente reagito con troppa durezza accecando la madre, ma era estremamente stanco dei tradimenti. Ormai aveva perso il conto di quanti ne aveva subiti, eppure ogni volta, almeno una piccola parte di lui provava a fidarsi del prossimo.
Aleksander non si era nemmeno reso conto di star evocando l'oscurità attorno a sé.
Se anche se ne fosse accorto non gli sarebbe importato, le tenebre erano ormai sue amiche e l'unica sorta di conforto che aveva.
Certo, poteva magari ancora contare sul perdono di Alina, se proprio doveva essere perdonato, ma per quello ci sarebbe voluto sicuramente del tempo per ottenerlo.
Alina non era riuscita a comprenderlo, nel passato del Grisha oscuro c'era stata solo una persona che aveva saputo farlo e da troppo tempo non c'era più.
La sua meravigliosa anima gemella Luda.
Alle emozioni di Aleksander si aggiunse anche il dolore del ricordo dell'ultima volta in cui l'aveva vista in quella grotta, dove l'aveva lasciata a dormire per sempre.
Sbatté con forza una mano sul ripiano a cui si era appoggiato.
Cosa gli stava prendendo? Di solito era più bravo a contenersi e a tenere sotto scacco le sue sensazioni.
Quel giorno era evidentemente diverso.
Luda si sentì attirare in un posto che non gli era completamente familiare, nel senso che non lo aveva potuto visitare quando era in vita, perché non era stato ancora costruito, ma lo aveva visitato molto spesso da quando era diventata uno spirito.
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