"Head down on the pillow
Holding you is all I think about"
~Dream//Shawn Mendes~13 luglio 1993
EVELYN TEMEVA IL BUIO, era terrorizzata da ciò che si celava nell'oscurità, ma inspiegabilmente ne era anche incredibilmente attratta. Non ne capiva il motivo, era una cosa assolutamente insensata, ma era così e doveva farsene una ragione.
Quella notte non era ancora riuscita a prendere sonno, il solo pensiero che una volta chiusi gli occhi avrebbe fatto per l'ennesima volta l'incubo riguardante la morte di sua madre la spaventava.
Era sdraiata sulla scomoda branda della sua stanza, lo sguardo puntato nel vuoto mentre miriadi di ricordi e pensieri le occupavano la mente.
A un tratto udì un sibilo quasi impercettibile provenire da fuori della finestrella della sua stanza, poco sopra di lei.
Si sedette di scatto sul letto, le dita strette attorno al leggero lenzuolo che la copriva fino a poco prima, gli occhi puntati nel cielo.
Quello che vide le fece sorridere il cuore.
Un palloncino, un solo e semplice palloncino volava alto nel cielo, verso le nuvole di quella scura notte di metà luglio.
Sorrise. Quel palloncino era libero, non più costretto a rimanere legato al polso di un bambino qualsiasi, no, poteva andare ovunque, trasportato dolcemente dalla brezza estiva.
Inevitabilmente, guardando il cielo, i suoi pensieri andarono a Marlene.
'Vorrei volare mamma' pensò. Voleva essere libera. Voleva poter volare via da quel posto grigio e senza vita, voleva poter sfiorare le nuvole, oltrepassarle e arrivare alle stelle. Arrivare da sua madre. Sua madre era la sua stella, la stella più luminosa nel cielo, l'anima più pura che potesse immaginare.
Dopo qualche minuto immersa nel silenzio e nel buio della stanza, si sdraiò di nuovo, quel palloncino le aveva dato la forza che le serviva per affrontare la sua mente.
***
Evelyn aprì gli occhi, ritrovandosi per l'ennesima volta in un incubo che ormai conosceva a memoria.
Era seduta a terra, la schiena poggiata al muro e le ginocchia portate al petto come una sorta di scudo.
Qualcuno aprì la porta. Quel qualcuno era una splendida donna dai ricci dorati e lo sguardo intenso che teneva in braccio una bambina di qualche mese.
Erano lei e sua madre. Marlene la guardava come fosse la cosa più bella che avesse mai visto. Nel suo profondo sguardo si leggevano chiaramente quel particolare tipo d'amore che solo una madre può provare verso sua figlia, l'affetto e la protezione.
Marlene avrebbe voluto proteggerla da tutto, avrebbe dato la sua vita pur di salvare la sua bambina.
Le due avanzarono nella stanza, la donna stava canticchiando a Evelyn una dolce ninna nanna, mentre la bambina giocava con una ciocca dei suoi capelli.
Una volta arrivate al lettino della piccola la adagiò con delicatezza sul materasso, le diede un tenero bacio sulla fronte e si sedette a terra, senza mai smettere di canticchiare.
Un forte rumore proveniente dal piano di sotto la fece zittire e alzare di scatto, tenendo la bacchetta impugnata saldamente nella mano destra e puntata contro la porta.
Evelyn si alzò dal suo posto contro al muro, avvicinandosi alla sé bambina, non sapeva bene il motivo, ma sentiva che quella era la cosa giusta da fare.
Anche la piccola aveva percepito che qualcosa non andava, si era messa seduta nel lettino mentre guardava spaventata la madre.
Un urlo spezzò il momentaneo silenzio teso.
"CRUCIO!"-urlò qualcuno. Un altro urlo seguì questo, ma la persona che urlava non aveva pronunciato nessun incantesimo, stava urlando dal dolore. Era così straziante che Evelyn si dovette trattenere dallo scoppiare a piangere. Non era la prima volta che lo sentiva, ma faceva sempre dannatamente male.
Suoni di vetri rotti, incantesimi pronunciati a voce altissima, mobili caduti e suppliche di pietà divennero il sottofondo di quella realtà.
Marlene abbassò momentaneamente la guardia solo per avvicinarsi a sua figlia, le sussurrò qualcosa ma, come ogni volta, tutto si sfocò leggermente, non lasciando capire ad Evelyn una sola parola.
Quando l'incubo tornò nitido, Marlene era tornata alla sua precedente posizione, aveva ancora la bacchetta tesa davanti a sé, puntata contro la porta quando questa si aprì con violenza sbattendo contro al muro.
Una donna fece il suo ingresso, era terrificante.
La piccola Evelyn scoppiò a piangere, mentre quella grande si trattenne ancora. Sapeva ciò che stava per succedere, ma doveva resistere.
In un secondo un accecante bagliore verde riempì la stanza. La bambina pianse ancora più forte, mentre la luce tornava quella di prima e sua madre era stesa a terra, gli occhi aperti e lo sguardo vuoto.
Evelyn avrebbe voluto fare qualcosa, ma non poteva, era destinata ad essere spettatrice, non poteva cambiare le cose.
Anche al piano di sotto il rumore cessò e un silenzio spaventoso si impossessò dell'aria.
La donna che aveva assassinato sua madre si avvicinò velocemente alla culla, poi fu buio.
***
Evelyn si svegliò di scatto, aveva gli occhi colmi di lacrime, voleva piangere, urlare, far sentire il suo dolore, ma non poteva. Doveva resistere.
Con una calma devastante si asciugò le lacrime che erano sfuggite al suo controllo e bagnato le guance arrossate, e aspettò l'alba, pronta ad affrontare una nuova giornata in quel posto che mai avrebbe osato definire casa.
***
Ciao a tutti!♥️
Finalmente sono riuscita a pubblicare il tanto atteso prologo del primo atto.
Sarebbe dovuto uscire ieri, ma purtroppo non sono stata bene dopo la seconda dose di vaccino quindi non sono riuscita a pubblicare✨
Questo spazio autrice sarà molto breve, non sto ancora al massimo e ho un mal di testa atroce.
Vi auguro una buona serata, fatemi sapere i vostri pensieri riguardanti questo breve prologo🌱
Come ultima cosa vi ringrazio per il supporto che mi date ogni giorno, vi adoro
Francesca🌙
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𝐄𝐦𝐞𝐫𝐚𝐥𝐝 𝐄𝐲𝐞𝐬||𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫||
Fanfiction"Being in love with him is like being in love with a person who does not exist." Dove l'amore tra due ragazzi destinati sboccia e fiorisce come il fio...