Avari e atei, I don't like

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Dopo la ramanzina di Pain, Hidan era dovuto uscire per evitare di ridurgli il collo alla stregua di una giraffa con le sue stesse mani. Già il modo come gli aveva spento la Wii strappando malamente la spina dal muro gli aveva fatto salire il sangue agli occhi. Quella sua eterna faccia da poker era la cosa che più gli dava sui nervi in assoluto, a parte il fatto che era impossibile capire cosa gli passasse per la testa, per Hidan non vedere alcuna reazione da parte della vittima delle sue offese era la cosa peggiore. In quel modo il suo orgoglio e il suo istinto brutale venivano feriti, a quel punto lui inevitabilmente sbottava e poi doveva allontanarsi per vergogna di averlo fatto. Era il modo migliore per dare soddisfazione a Pain e lui, quella mattina, aveva fallito per l'ennesima volta. Quello sbruffone rosso forse godeva nel far saltare i nervi alle persone, si vedeva da come si divertiva sempre ad umiliarli davanti a tutti, quel giorno, poi aveva davvero passato il limite. Strinse i pugni mentre si addentrava nel bosco che circondava il rifugio, aveva deciso di catturare qualche piccola preda per mangiarsela lì per lì, in modo da non dover tornare a pranzo in quella gabbia di matti, con lo sguardo di Pain puntato addosso. A volte aveva l'impressione di avere il suo fiato sul collo anche essendo lontano, di essere spiato di continuo dal suo dannatissimo Rinnegan. Poi comunque quel giorno sarebbe toccato a Kakuzu cucinare, gli veniva il voltastomaco solo a pensare alle schifezze che riusciva a preparare, lesinava su tutto, porzioni, condimenti e cottura compresi, e il risultato era sempre una sbobba insipida, mezza cruda e scarsa.

Jashin, dammi la pazienza, donami l'autocontrollo!

Già, la pazienza e l'autocontrollo, inevitabilmente gli venne in mente Itachi.

Cosa hai più di me? Perchè non posso assomigliarti?

Un altro borioso. Itachi e Pain così diversi ma entrambi che si credevano dei pezzi da novanta. Solo che Pain non si faceva problemi ad elargire ramanzine senza pietà, non mandava certo a dire ciò che pensava, Itachi, invece, era la cosa peggiore mai apparsa sulla faccia della terra, oltretutto era anche un pezzo di ghiaccio che non si esprimeva né a parole e né con il viso. Anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno con se stesso, nel profondo del suo cuore lo invidiava, lo avrebbe voluto lui quel carattere anche solo per non dare soddisfazione a Pain.

Hidan sbuffò rivolgendo il suo viso verso il sole che filtrava tra i rami, ora che aveva un'espressione contrita era gradevole, liscio, bello, i suoi capelli argentati pettinati all'indietro sembrarono illuminarsi di luce propria. Anche andando a caccia nel bosco manteneva il suo stile, aveva sempre addosso la sua camicia beige completamente aperta a mettere a nudo il petto e il ventre, jeans neri, al collo una spessa catena dorata, arco e faretra appesi dietro la schiena, era uno dei più alti del gruppo, superato solo da Kakuzu e da Kisame.

Smettila, Hidan, Kisame è un autentico titano nessuno può paragonarsi a lui.

Pensò distrattamente a un gioco di carte che a volte aveva visto fare a Sasori e Deidara, in realtà il vero appassionato era Sasori che poi aveva trascinato dentro anche il biondino. Se non aveva capito male mentre quei due giocavano a volte si doveva offrire come tributo oppure mandare al cimitero qualcuno. Poteva essere interessante, avrebbe dovuto chiedere a Sasori di insegnargli a giocare. Un sorriso beffardo tornò a dipingersi sul suo viso nonostante fosse solo: lui Pain lo avrebbe sia offerto come tributo che mandato al cimitero volentieri.

Sentì dei passi dietro di sé.

"Sei sempre la solita lumaca, Hidan, quasi un'ora che ti sei avviato per andare a caccia e ancora sei qui, ti sei fermato per qualche rituale lungo la strada? Non importa che lo fai di nascosto tanto ormai ti conosciamo tutti"

Kakuzu lo aveva seguito.

"Mai che riesca a toglierti dalle scatole, se ti infastidisco così tanto perchè mi stai alle costole?"

Weekend in Akatsuki, tutto può succedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora