Il mio angelo personale

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Konan si era seduta sul primo gradino della scalinata per godersi la bella serata di tarda primavera, la sua stagione preferita fin da quando era piccola. Non ne aveva mai abbastanza e le sembrava che durasse sempre troppo poco, il giorno prima l'erba era verde rigogliosa e fresca, gli alberi pieni di fiori colorati e profumati, il giorno dopo l'esplosione del caldo soffocante, le cicale iniziavano a frinire e il panorama prendeva un colore giallo paglia, solo le foglie degli alberi rimanevano verdi, ma era una tonalità scura, matura.

Dura giusto un battito di ciglia e io ne devo assorbire il più possibile dentro per portarla con me tutto il resto dell'anno.

Si era procurata una bottiglia di prosecco ghiacciato, sospirò versandosene un calice. Mentre sorseggiava con calma godendosi le bollicine sul palato non potè fare a meno di pensare a quello che era successo quel pomeriggio. Non avrebbe mai immaginato nella sua vita di essere attratta da un tipo come Sasori, in teoria, infatti, non era stato così, aveva capito che era stato lui a tirarla verso di se con i suoi fili invisibili, ma accidenti, era stato meraviglioso! Aveva vissuto una sorta di sogno ad occhi aperti e doveva ammettere con se stessa di non rammaricarsene affatto.

Una ripicca a Pain?

No, nel modo più assoluto. Una volta tanto aveva pensato a se stessa e a quello che le piaceva, niente di più.

Bevve un altro sorso, aveva intuito subito che era stato Obito a bruciare il pontile, naturalmente. Itachi gli stava alle costole da un pezzo e forse era già arrivato a capire tutto, Obito aveva cercato di far ricadere la colpa si di lui con quella stupidaggine sfruttando il fatto che Sasori aveva fatto sesso con lui qualche volta.

Dannazione, Obito, ma non hai trovato niente di meglio? Meno male che sei un Uchiha...

Forse la recita del decerebrato aveva finito per prendergli un po' la mano. A lei comunque non era mai piaciuto, lo aveva fatto presente più volte a Nagato, a non c'era stato niente da fare. Aveva anche previsto il fatto che Itachi avrebbe creato dei problemi prima o poi, ma lei era stata sempre trattata come una che doveva ubbidire agli ordini e zitta. Ma ora si era veramente stufata.

Al diavolo anche tu, Nagato, sbrigatela da solo da ora in poi!

Sorrise svuotando il bicchiere, lucciole lampeggianti illuminavano la serata, si riunivano in gruppi scintillanti, alcune le sfrecciarono vicino al viso tracciando delle scie di luce. L'usignolo emetteva le sue melodie ogni volta diverse ma sempre molto rilassanti, chiuse gli occhi concentrandosi su di esse per capire se davvero cambiavano tutte le volte. Sì, era così, che fantasia quell'uccellino! Si strinse nel suo golfino colore carta da zucchero con le maglie larghe, si abbinava perfettamente con il suo ombretto e il blu elettrico dei capelli, due tonalità diverse ma allo stesso tempo simili, accavallò le gambe fasciate in leggings neri che le lasciavano scoperti i polpacci. Tra i capelli aveva un fermaglio di madreperla a trattenere il suo ciuffo, quello con la rosa bianca era finito incenerito sul molo. Si versò un secondo bicchiere di prosecco.

"Posso?" una voce alle sue spalle la fece quasi sobbalzare, riuscì a rimanere calma grazie all'effetto del vino che la stava lentamente disinibendo.

Si voltò senza dire niente. Kakuzu era in piedi dietro di lei, elegantissimo. La donna rimase stupita di vederlo così sembrava un'altra persona. Si era messo una camicia viola chiaro, a righine sottili e verticali, la manica a tre quarti gli lasciava scoperti solo i quattro tatuaggi a forma di bracciale che aveva vicino ai polsi ma coprendo interamente tutte le suture, tranne quelle sulla faccia, naturalmente. La camicia era infilata in pantaloni di cotone grigi tenuti su da una cintura di pelle nera, mocassini dello stesso materiale tutto perfetto e stirato meticolosamente. Aveva iniziato finalmente ad avere cura dei suoi capelli lunghi e neri, ora apparivano lucenti e leggeri. Konan trovò bellissima la grossa frangia di traverso su quegli occhi verdi e così particolari. Un sorriso aveva addolcito i suoi tratti squadrati. Aveva stretto tra le dita un calice di vetro uguale al suo e una seconda bottiglia di prosecco, lo smalto marrone ben curato e lucido sulle grosse unghie quadrate.

Weekend in Akatsuki, tutto può succedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora