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Varcata la soglia della Sala Grande, mi diressi verso le scale che conducevano ai sotterranei, proprio dove si trovava la sala comune Serpeverde.
Una volta dentro, mi guardai intorno, nonostante quel posto lo conoscessi ormai a memoria.
Non c'era nessuno.
Sotto di me si estendeva, sul pavimento in pietra, un tappeto verde smeraldo con su scritto "Slytherin" in argento.
La sala comune aveva una forma rettangolare, che ospitava un camino, che ora ospitava fiamme ardenti, circondato da tre divanetti verdi.
Al centro, tra essi, si faceva spazio un basso tavolino in legno di quercia, con al centro una candela, la cui cera sciolta che ricadeva nel piccolo piattino argenteo, traboccava ed andava a finire, a piccole gocce, sopra il centrotavola nero.
Dall'altro lato della stanza, la parete ospitava una piccola libreria, e, poco più in là, un tavolo, anch'esso in legno di quercia con sopra un cesto contenente delle mele verdi. Intorno al tavolo si trovavano in totale dieci sedie.
Alle pareti, erano attaccati vari quadri che, ovviamente, si muovevano.
Collegata alla sala comune c'era una scala, che conduceva, ai dormitori.
Una volta percorsa, mi diressi verso i dormitori femminili, tra cui trovai finalmente la stanza mia e di Daphne.
Entrai e, in fretta e furia corsi subito a vestirmi.
Tolsi la divisa di Hogwarts ed indossai il maglione in lana del quidditch, poi le protezioni ed infine gli stivali sporchi di fango, dato che l'ultima volta che avevamo avuto l'allenamento aveva piovuto, e la terra del campo si era mischiata alla pioggia dando vita ad un impasto disgustoso in cui caddi.
Finito di prepararmi, uscii dalla stanza e mi fiondai alla Sala d'Ingresso, dove aspettai Marcus Flint, un cacciatore, nonché capitano della squadra.
Insieme a lui mi diressi al campo, dove ci stavano già aspettando Vincent Crabbe e Gregory Goyle, i due battitori, Blaise Zabini, un'altro cercatore, Miles Bletchley, il portiere e poi, mentre parlava con Blaise, scorsi la sua testa platinata. Draco. Lui, aveva il ruolo di cercatore.
Insieme al resto della squadra, avanzai verso il capanno dove venivano tenute le scope di proprietà, dentro una specie di armadietto abbastanza grande.
Avanzai in direzione del mio, per poi aprirlo.
Al suo interno vidi la mia comet duecentosessanta, la duecentonovanta, poi la Nimbus duemila e la duemila uno.
All'appello delle mie scope mancava l'ultima uscita, la Firebolt, non ancora di mia proprietà, purtroppo.
Presi la Nimbus duemilauno e richiusi l'armadietto, notando sopra la targhetta del mio nome, un pezzo di carta attaccato con dello scotch su cui era chiaramente scritto "Lissie". Quel foglietto risaliva ad anni fa, non l'ho mai tolto. Mi piaceva moltissimo come soprannome.
-Lissie?- sento un sussurro gelido al mio orecchio -un soprannome delizioso, oserei dire.
Con la coda dell'occhio intravedo una ciocca bionda, e capisco subito di chi si tratta.
Mi girai per guardarlo negli occhi.
-che c'è Malfoy?- mi irritai alla sua presenza, in quel momento era fin troppo vicino a me, ma non potevo muovermi: dietro di me si trovava la parete in roccia, fredda ed umida, che al solo contatto mi fece rabbrividire.
-oh nulla, sono solo felice di rivederti- risposi con voce roca e maligna.
-lasciami in pace- dissi uscendo dal capanno, con la scopa in mano.
Lui uscì e mi seguì, mentre ci dirigevamo al campo.
Si avvicinò a me, mi affiancò, io aumentai il passo, lo fece anche lui. Poi mi fermai, presi un respiro profondo e si bloccò anche lui -la smetti?- gli dissi avanzando a passo svelto.
-di fare cosa?- mormorò.
-di seguirmi e fare quello che faccio io.
A quella risposta, non continuò la conversazione, perciò rimanemmo in silenzio mentre ritornammo in campo.
-finalmente!- esclamò Flint -cominciamo l'allenamento. Abbiamo già perso abbastanza tempo- urlò. A quelle parole ognuno di noi salì sulla scopa e si mise in volo.
-PUCEY AUMENTA LA VELOCITÀ O NON TI FACCIO NEMMENO GIOCARE LA PROSSIMA PARTITA- urlò Marcus sfrecciando di qua e di là nel campo -RIDDLE TU INVECE RALLENTA SE NON VUOI FINIRE IN OSPEDALE!- disse affiancandomi.
A quelle parole feci una curva e rallentai, per poi alzare gli occhi al cielo.
Cominciai a volare a pochi centimetri da terra, ma i miei piedi si abbassarono un po troppo e finii per impuntarmi, per poi cadere sull'erba fresca, ricoperta dalla neve.
-BELLA BOTTA- disse Draco -Lissie- continuò affiancandomi.
Mi raccolse la scopa mentre mi rialzavo -suppongo che questa sia tua- continuò porgendomela.
-oh giusto, è quella che ho regalato alla squadra per entrare- ghignò.
-bella mossa, ricattare qualcuno per ricevere qualcosa- lo provocai.
-sarebbe stato un danno se non mi avessero fatto giocare qui. Come dice mio padre 'sarebbe stato un crimine'- imitò una voce orgogliosa e cupa.
Alzai gli occhi e con un ghigno mi rimisi a cavallo della Nimbus, per poi tornar ad a sfrecciare in campo.

2021 | Amore Platonico
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