Primavera

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Sabrina se ne stava a braccia incrociate, a guardare con un broncio l'acqua scrosciante che le colpiva le cosce. Aveva infilato le mani sotto le ascelle alla ricerca di calore, ma il giubetto rosso che aveva indossato quel giorno, non faceva nulla per impedire i brividi dovuti allo stato in cui erano ridotti i suoi vestiti. Sbuffò e con una mano scostò, in un gesto di nervosismo, i capelli fradici che le si erano appiccicati contro le guance.

"T'avverto, non ridere." Sibilò guardando la bionda a pochi passi da lei.

Avrebbero dovuto vedersi per pranzo, in un locale, al chiuso, con un tetto sulla testa. Aveva previsto di sedersi e rilassarsi mentre ascoltava la bionda che le parlava delle sue giornate e perché no, si sarebbe concessa anche un bicchiere di vino. Non era riuscita ancora a capire come aveva potuto lasciarsi convincere ad uscire invece per un'escursione fra i boschi, che era terminata quando una pioggia scrosciante le aveva sorprese, costringendole a correre al riparo sotto una tettoia pericolante. Mentre tentava di star dietro alla bionda che le aveva afferrato una mano e le aveva trascinate in una corsa folle, la sua scarpa era affondata in una pozzanghera e quindici minuti dopo poteva dire di non riuscire più a sentire le dita dei piedi. Era stanca, bagnata dalla testa ai piedi, infreddolita e affamata, dire che Sabrina era nervosa sarebbe stato un eufemismo, forse incazzata era la parola più adatta. Incazzata con Maria che l'aveva trascinata lì in primo luogo, incazzata con la stupida pioggia e incazzata con il meteo, perché, perché no?

La bionda strinse le labbra per impedirsi di scoppiare a ridere "Non sto ridendo."

"Ce vediamo sempre pe magnà, hai detto" la bruna disse a voce bassa "facciamo un'escursione, sarà bello, hai detto" indicò con un cenno della testa la tettoia sotto cui erano "e guarda n'pò dò cazzo stamo."

Maria si piegó verso il basso e stringendosi lo stomaco lasciò andare la risata che aveva trattenuto.

Sabrina si allungò per pizzicarle un braccio "Alzate!" disse a denti stretti "ce stanno a guardà tutti!" inclinò la testa per sorridere in direzione del gruppo di persone accanto a loro e poi la girò di scatto, tornando al tipico cipiglio scontroso.

Maria la guardò con le labbra socchiuse e poi riprese a ridere, dovendo poggiare entrambi i palmi delle mani a terra per evitare di cascare di lato.

"Mannaccia Marì!" La bruna le afferrò un lembo del giubotto nero, al centro della schiena e tirò per farla rimettere in piedi "Non ce vedo proprio niente da ride."

Tirò su con il naso, allontanando ancora una volta i capelli dal viso, dando le spalle alla bionda. Maria le si avvicinò e Sabrina alzò un dito nella sua direzione.

"Non t'azzardà a venì vicino a me co ste mani che c'hai."

La bionda si guardò le mani incrostate dal terreno scuro su cui le affondate in precedenza, se la passò sui pantaloni e provò a fare nuovamente un passo in avanti, quella volta con i palmi delle mani in bella vista. Sabrina le lanciò uno sguardo seccato da sopra la spalla e Maria fece un sorrisetto mentre le tirava un fianco e l'altra si lasciava manovrare in modo che fossero petto contro schiena, il mento della bionda incastrato sulla spalla destra della bruna.

"Hai tanto freddo?" Sussurrò Maria ricevendo un'occhiataccia.

"Nte rispondo guarda."

"Döaii Sabri ... "

"Ao, non incomincià co sta cosa" Sabrina le colpì la fronte con una mano "Te giuro Marì, se me piglio na bronchite per colpa tua non te parlo più."

"Ma Sabrina, ma -"

"No, Sabrina un cazzo. Ma dico io, ma io stavo tanto bene a casa mia, mo guarda ndo sto."

"Però prima ti stavi divertendo."

"Hai detto bene, prima!"

"Ma non è stata colpa mia."

"È qui che te sbagli cara mia, è sempre- ma ndo vai?" Sabrina voltò la testa quando sentì le mani dell'altra scivolare via.

"Pensavo -"

La bruna intrecciò le loro dita e rimise le mani nel posto in cui erano state pochi secondi prima "Statte qua."

Maria affondò il viso nel collo dell'altra donna, nascondendo il sorriso in cui le sue labbra erano tirate. Osservarono l'acqua che rimbalzava nelle pozzanghere per quelle che sembrarono ore, ma in realtà erano solo poche decina di minuti. Nessuna delle due parlò, respirarono in silenzio ascoltando il chiacchiericcio del gruppo accanto a loro, unito al rumore della pioggia scrosciante.

"Sta diminuendo, andiamo?" La bionda la incitò, sussurandole ad un orecchio.

Sabrina diede un'ultima stretta alle dita fredde intrecciate alle sue e poi si allontanò, uscendo dal riparo fragile che la tettoia aveva loro fornito.



"Tiè."

Maria allungò alla cieca una mano verso il retro dell'auto per afferrare la maglia fradicia che l'altra le stava passando e infilarla nel sacchetto in plastica che aveva trovato nel bagagliaio.

"Sbrigati."

"Non me mette fretta Marì."

Sabrina protese il braccio in avanti e la bionda si ritrovò a tenere fra le mani il reggiseno dell'altra donna, arrossì e lo mise via concentrandosi sui vestiti gelidi che le si erano appiccicati alla pelle. Maria sobbalzò sul sedile al botto che sentì provenire dal sedile posteriore, seguito da una maledizione, si voltò a guardare dimenticandosi del motivo per cui si stava concentrando a fissare un punto imprecisato sul volante dell'auto.
Inspirò profondamente quando davanti a sé ebbe una chiara visione della schiena nuda della bruna, che aveva le braccia tirate sopra la testa impegnata ad indossare il maglione asciutto che avevano portato in partenza, le ginocchia piantate sui sedili laterali e le gambe aperte per mantenere la posizione. I suoi occhi viaggiarono rapidamente sulla distesa di pelle scoperta, osservando il movimento ipnotico dei capelli bagnati che dondolavano ad ogni suo spostamento, seguí con lo sguardo il percorso di una gocciolina d'acqua che scivolava lungo la spina dorsale della bruna e allargò gli occhi per qualcosa che trovò sulla parte bassa della schiena. Si voltò a guardare davanti con una mano stretta sul volante per mantenere una presa sulla realtà: aveva quasi dimenticato della tavolozza di colori dipinta sulla faccia di Sabrina la settimana precedente, ma il livido fresco che sedeva sulla pelle dell'altra donna le aveva instillato nuovamente il dubbio.

Avrebbe potuto dire qualcosa, ma avrebbe dovuto anche spiegare come aveva fatto a vederlo e se non avesse detto nulla? avrebbe avuto il senso di colpa che aveva sentito posato sullo stomaco per tutta la precedente settimana. Si sentiva come una ladra colta in fragrante.

"Fatto!"

Maria sussultò alla voce di Sabrina così vicina al suo orecchio, raddrizzò la schiena e con la coda dell'occhio guardò la bruna che tornava a sedersi sul sedile anteriore.

"Movete che voglio farme na doccia." Sabrina agitò una mano facendo segno alla bionda di andare sui sedili posteriori.

Maria annuì e cominciò a muoversi. Forse non era nulla, si disse.



Note dell'autrice:

Salve a tutti,
ho iniziato a scrivere incoscientemente questa ff, in realtà non ho tempo nemmeno per respirare, però dato che l'ho iniziata, vedrò di scrivere un capitolo ogni settimana. Pubblico questo cap, proprio perché altrimenti se dovessi mettermi a revisionarlo non potrei pubblicarlo fino a mercoledì prossimo, per cui ci tengo a sapere se c'è qualche errore, o frase scritta male, grazie per aver letto.

 ...And the Woman Clothed in SunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora