3.

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" Everyone thinks that we're perfect,
Please don't let them look through the curtains. "
[ Dollhouse - Melanie Martinez ]

Fu la luce che trapelava dalle finestre coperte da leggere tende bianche di lino a svegliarmi.

Mi rivoltai nelle coperte del medesimo colore, fino a riuscire a girarmi verso il corpo che giaceva accanto a me.

Il viso di Luke riluceva angelico, illuminato dai soffusi raggi del sole estivo: i capelli erano arruffati e schiacciati sulla fronte e sul cuscino, le ciglia bionde facevano ombra sugli zigomi morbidi, e le labbra sottili erano schiuse a rilevare le perle lucenti che erano i suoi denti.

Il mio sguardo si addolcì quando notai come nel sonno sembrasse più giovane, un po' più simile a quel ragazzo che aveva varcato la soglia della nostra scuola privata appena un anno prima...

"« Angie, hai visto il ragazzo nuovo? »
sogghignò Katrina, appoggiando i gomiti sul tavolo della mensa ed evidenziando la profonda scollatura nella camicia della divisa scolastica, che sicuramente era vietata dal regolamento ma per la quale nessuno l'avrebbe ripresa.

Annuii distrattamente, mentre scavavo con la forchetta nella ceasar salad: era buona ovviamente - nella mensa della scuola privata dei ricchi erano ammessi solo chef di talento -, ma non ne avevo proprio voglia.

« Beh? Carino no? »

« Sembra un bambino. »

« Si dice sempre che i bambini crescono troppo in fretta. » sogghignò Kat; gli occhi rivolti verso la porta improvvisamente luccicavano maliziosamente, e senza nemmeno voltarmi seppi che Lucas Hemmings aveva appena fatto il suo ingresso nel cortile coperto dove si teneva la pausa pranzo.

Quando passò accanto al nostro tavolo gli lanciai un'ulteriore occhiata: fisico magrolino, capelli biondi dal taglio sfilato e fuori moda, camminata nervosa e veloce.

Ma Katrina aveva ragione, c'era del potenziale: gli occhi erano blu come il cielo primaverile che ci sovrastava, e delle belle spalle larghe stavano lottando per emergere dalle spoglie dell'adolescente per diventare quelle di un uomo.

« Ora capisco cosa intendi. Non è male. »

La mia amica rise, e subito dopo indicò un tavolo a un paio di metri dal nostro.

« Hey, guarda un po', si è andato a sedere con Calum e gli altri. Ho un'idea » si voltò di scatto verso di me, una luce strana le brillava negli occhi; avevo già visto quello sguardo, e non portava mai a nulla di buono.

« Facciamo una scommessa: chi riesce a trasformarlo in un vero ereditario dell'Upper East Side e a portarselo per prima a letto, vince un vestito di Elie Saab. »

Lanciai un'altra occhiata al biondo, che aveva la testa gettata all'indietro e stava ridendo, probabilmente a qualche battuta stupida di Hood.

« Ci sto. » "

Era passato un anno, ma sembravano molti di più: il ragazzo che dormiva al mio fianco aveva poco e niente del timido ragazzino della mensa.
I capelli erano sempre arruffati ad arte e rialzati, la camminata fluida e scattante, il fisico tonico, con delle spalle degne di Atlante, e ora anche un piercing adornava il suo labbro.

Qualcuno avrebbe pensato che l'unica cosa che era rimasta sempre uguale fossero gli occhi, ma non era così: io che lo conoscevo bene, sapevo che erano più scuri, più profondi, più consapevoli.

Sospirai, non era da me lasciarmi andare ai ricordi del passato: dovevo essere davvero troppo stanca.

Mi alzai dal letto e vagai per la stanza alla ricerca dei miei vestiti, sparsi sul pavimento dalla sera prima, ma non avevo nessuna intenzione di scivolare di nuovo nel tubino nero e nei tacchi, quindi afferrai una maglietta di Luke, le mie calze, e delle sue converse nere e consumate, e uscii dalla stanza senza fare rumore.

Filthy Rich || 5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora