Sixty-nine.

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Sentieri dall’alto.
“Mi scusi, si può?” La ragazza stava lì sulla porta, guardando timidamente un uomo, forse il prete, che stava seduto dietro la scrivania intento a scrivere. Alzò lo sguardo e dopo che le fece cenno d’entrare, lei andò a sedersi sulla sedia posta dall’altro lato della scrivania ed iniziò intorno. Alla destra della scrivania, in quell’angolo della stanza, c’era una rappresentazione di Gesù crocifisso alta almeno un metro. Alle sue spalle c’era un armadio lungo quasi quanto la parete, con una vetrina centrale piena di libri. Fra questi due oggetti c’era invece una finestra coperta da una tenda bianca che scendeva fino a sfiorare il pavimento.
“Dimmi pure, di cosa hai bisogno?”
Antonia spostò il suo sguardo sul prete, che mentre lei osservava la stanza, aveva smesso di scrivere.
“Vorrei parlarle.”
“Credi sia meglio farlo in confessione?”
“Non saprei, si tratta semplicemente di me. Solo di me.”
A queste parole l’uomo si alzò e chiuse la porta, poi andò a sedersi sulla sedia accanto alla ragazza e le sorrise.
“Perché sminuirti così tanto? Sei la persona più importante della tua vita, devi darti il giusto valore. Io sono Don Giacomo, piacere di conoscerti. Ora dimmi prima come ti chiami, poi dai libero sfogo ai tuoi pensieri. Ti ascolto.”
La ragazza chinò il capo e fissò un punto impreciso del pavimento, mentre iniziava nervosamente a giocare con il rosario di petali di rose che indossava.
“Mi chiamo Antonia e non so più come sto. Il mio tormento ha avuto inizio due estati fa. Da sempre ero convinta di avere ben chiara la mia strada, il destino che mi apparteneva. Ma due estati fa ho perso tutte le mie convinzioni. Tutto per colpa di un dannato ragazzo. Mi bastava stare con lui che mi sentivo viva e felice. L’ho conosciuto per caso, tramite un’amica che mi aveva invitata ad accompagnarla ad una festa organizzata da un suo amico. La mattina della festa me l’ha presentato e dopo aver passato un’ora assieme, ci siamo salutati con la promessa di rivederci al più presto, magari stesso una settimana dopo. Quindi io, esattamente dopo una settimana, sono tornata a trovarlo a casa sua e allo stesso orario. Passavamo insieme solo un’ora alla settimana, ma io ero felice. Poi col tempo ho iniziato a pensarlo spesso, tanto che delle volte gli parlavo anche quando non ero con lui, iniziavo a sentirlo al mio fianco anche quando non c’era.”
Antonia alzò lo sguardo per assicurarsi che Don Giacomo la stesse ancora ascoltando, poiché egli si era alzato e stava cercando qualcosa nei cassetti della sua scrivania. Accortosi del silenzio, la guardò e le fece cenno di continuare.
“Sa come ci si sente, no? Ad avere così tanto piacere nello stare con qualcuno e nel parlargli che si inizia a parlare da soli convinti che quel qualcuno sia lì ad ascoltarci. Gli raccontavo ogni avvenimento delle mie giornate, gli parlavo di tutti i miei stati d’animo, dei miei dubbi e delle mie paure. E lui puntualmente era lì, pronto a darmi il consiglio giusto. Non saprei dirle come ci riusciva, ma davvero mi sentivo bene, in pace col mondo e con me stessa. Il problema è che ciò di cui mi parlava non era tanto concreto, dovevo fidarmi e basta. E okay, fra due persone che si amano la fiducia ci deve stare e deve essere anche reciproca, però devono esserci anche delle dimostrazioni, altrimenti uno poi inizia a dubitare. Penso che anche lei abbia reagito allo stesso modo, o sbaglio? Le dimostrazioni contano tanto quanto la fiducia. E più io ne chiedevo, più lui si allontanava da me, come se l’avessi offeso. Così io ho iniziato a giocare d’orgoglio: gli parlavo poco e solo quando ci vedevamo, sono andata a trovarlo sempre meno fino al punto in cui ho smesso di fare entrambe le cose… Ci siamo persi e credo sia colpa mia, ma non ho idea di come fare per farmi perdonare. Ad oggi sono  esattamente tre mesi che non parliamo più, e devo dirle che anche se ora fa male, la sua assenza non l’ho avvertita da subito. Ho iniziato a sentirla pian piano, mentre il mio orgoglio svaniva e mi rendevo conto di quanto mi sia comportata in modo stupido. Tutto sommato lui non mi ha mai chiesto molto, se non di venirlo a trovare almeno quella volta a settimana e semmai di portare anche qualcun altro con me. E invece io l’ho ricambiato dubitando di lui e andando via.”
Don Giacomo tirò fuori qualcosa da un cassetto, poi lo chiuse e tornò a sedersi accanto alla ragazza. Prese la sua mano e le lasciò un bracciale sul palmo. Aveva delle palline di legno, accompagnate da palline nere ed infine da una piccola croce grigia.
“L’ho visto di sfuggita prima di entrare qui da lei, ma non ho avuto il coraggio di parlargli, gli ho dato un semplice saluto di cortesia, d’educazione. Credo di essere entrata qui perché in fondo cercavo un pretesto stupido per incontrarlo. Cosa crede che possa fare ora? Cos’è che dovrei fare?”
Il prete si tolse gli occhiali e inizia a pulirli, nel frattempo Antonia lo osservò in attesa di una risposta. Quando egli finì, indossò nuovamente gli occhiali e congiunse le mani in grembo. Poi guardò verso la ragazza e cominciò a parlare:
“Per prima cosa devi fare chiarezza dentro di te. Si vede da come ne parli e si sente dal tuo tono di voce che ci tieni tanto, allora perché restargli lontano? Nessuno può dire di non aver mai sbagliato, ma non tutti possono dire di aver ammesso i propri errori e provato a rimediarli. Non è mai troppo tardi, quindi figliola fatti coraggio e riparti da dove ti sei fermata. Fra un'ora partirà un treno che arriverà a Napoli. Da lì si prenderà un aereo per arrivare in Asia, in Bangladesh. L'associazione FOCSIV (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) starà lì per un tempo non ancora stabilito per aiutare i poveri di quel paese. Puoi andare, se senti che è la cosa giusta. Lui sarà con te in ogni istante, come ha sempre fatto. Non ti ha mai abbandonata. Quindi ora fa' una cosa: esci da questa stanza e vai a parlargli, ti sta aspettando. E ricorda: Dio non abbandona nessuno, la sua porta è sempre aperta. Non giudica le decisioni che vengono prese, aspetta che tutti i suoi figli ritrovino la retta via. E anche se non sembra, si prende cura di loro anche quando sono loro a metterlo da parte”.
Antonia rimase qualche attimo in silenzio, con lo sguardo fisso sulla bibbia che era posta vicino la porta, aperta e poggiata su un piccolo ambone di legno. Poi si alzò, ci andò vicino e lesse una frase soltanto, prima di uscire dalla stanza e di dirigersi in bagno:
“egli le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va' in pace».” – Luca, 8 48.
Aprì il rubinetto del lavandino e si chinò per lavarsi la faccia. Dopo di ciò alzò la testa e si guardò allo specchio, nei suoi occhi vide una luce diversa. Però vi era qualcos’altro che catturò la sua attenzione: riflesso alle sue spalle c’era un quadro, con sei lunghi tagli dai quali fuoriusciva una luce tanto forte da farle lacrimare gli occhi. Quelle però erano lacrime di gioia, perché lei lo sentiva, sentiva che Dio era di nuovo con lei, sentiva di aver ritrovato la sua strada.

- Silvia Ramunno.

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