I giorni per Alai erano passati troppo lentamente: la mattina dormiva tutto il tempo e se per pranzo aveva fame sgranocchiava qualcosa a caso nel frigorifero, il pomeriggio se ne stava rinchiusa in casa a guardare la tv con i pensieri su una galassia sconosciuta, poi arrivava la sera e sorprendendo anche se stessa, andava a dormire molto presto.
Giornate vuote, tristi, deboli, così le definiva. Non aveva neppure un piccolissimo briciolo di forza per uscire da quell'appartamento e affrontare gli occhi dell'intero campus, che sicuramente l'avrebbero guardata tutti come se fosse una prostituta.
Prostituta. La sua mente non faceva che rimandarla a quella parola, quell'incessante melodia fastidiosa che non faceva che tormentarla dal momento in cui si alzava, fino a quando andava a dormire.
"Potrei sempre restare chiusa qui. " pensò Alai in una stramba e insolita parte della sua mente. Sapeva che era del tutto impossibile.
"Codarda! " urlò quella tremenda vocina. Ormai erano state già troppe le volte in cui Alai dovette mettere a tacere quella voce isterica, la quale non faceva che sgridarla e demoralizzarla ancora di più.
Ma quelli non erano gli unici pensieri che follavano la testa di Alai. "Jamie...". Dopo aver sentito dire il suo nome da Katia, era come se la sua mente lo avesse fotocopiato e lasciato lì, su un tavolo in mezzo al buio, aspettando che fosse Alai a farci i conti. Come se non bastasse la frustrazione, l'umiliazione che sarebbe sicuramente arrivata, e la depressione che c'era e sarebbe rimasta per chissà quanto ancora.
Un improvviso colpo alla porta la fece trasalire, riportandola alla noiosa realtà.
Si alzò debolmente dal divano ed andò ad aprire, reticente.
- Ehi! - esclamò raggiante Katia, davanti la porta, ma il sorriso le svanì subito dal volto, una volta vista la faccia della ragazza. - Oddio, Alai. Come sei conciata! - urlò Katia.
- Oh si. Niente di particolare, diciamo che in questi giorni mi sono lasciata andare un tantino. - gesticolò con fare sarcastico, accennando un debole sorriso.
- Un tantino?! Sei praticamente uno zombie! -
- Uh sai, ricordo che anche Ryan me lo disse. Buh, non importa. - si sdraiò, gettandosi a peso morto sul divano caldo.
Katia la guardava con la bocca spalancata, chiudendosi la porta dietro di se.
- Non puoi fare così Alai, devi uscire di qui. - scosse la testa Katia, con fare maestrino, come se Alai fosse sua figlia piccola e in quel
momento la stesse rimproverando.
- Non voglio. -
- Sei impazzita?! So che non hai voglia di fare nulla, ma devi fartela passare. Fuori il sole splende ed è una giornata caldissima! Non puoi mica perdertela! - disse Katia con voce persuasiva. - Ascoltami. - si sedette a fianco a lei, con gli occhi nocciola spalancati che la stavano fissando. - So che tutto questo è difficile, ma standotene qui non concluderai nulla. Ti sei persa già troppo, ormai. È ora di armarsi di coraggio e uscire fuori. - la voce la stava quasi supplicando, o almeno così pensò Alai.
- Non ce la faccio. - sentiva dolore al petto, un dolore allucinante. Stava ripensando a tutto quello che l'era capitato. Essere stata rapita e presa in giro da tre ragazzi del tutto sconosciuti. Esser stata catapultata qui da un altro ragazzo poco cortese, che per giunta l'aveva tenuta all'oscuro della crudele verità. Aver visto per la prima volta questo posto e averlo amato fin da subito. Aver desiderato ardentemente di volerci vivere e volerlo contemplare fin quando non sarebbe sorto il sole, ammirando, poi, come i raggi solari facevano risplendere i colori accesi della natura tutt'attorno a lei. E poi aver conosciuto Katia, ed aver scoperto il Distretto 12. Era davvero troppo per lei. Si è sempre ritenuta una ragazza forte, abbastanza forte da nascondere le sue emozioni e rialzarsi illesa dopo ogni caduta, senza far crescere neppure il più piccolo dubbio dentro le menti degli altri, e ha sempre pensato di riuscirci alla perfezione. Ma tutto questo per lei era insostenibile, non aveva la più pallida idea di come gestirlo e ciò la terrificava.
- Non mi interessa. - disse dura Katia. Alai la stava guardando con la fronte lievemente aggrottata. - Si, mi hai sentita. Non mi interessa. Davanti queste situazioni bisogna essere duri. Perciò non mi interessano i tuoi "non ce la faccio". Tu ora ti alzi e vai a prepararti, così usciamo. Punto. Capito? -
- No, ho detto no. Sul serio Katia... - scosse la testa, cercando di sembrarle il più esausta possibile. - Ho sonno e non ho forze. -
- Non mi interessa Alai! Alzati! Basta! - le stava urlando contro, come se il comportamento di Alai non fosse giustificabile. Dopo tutto quello che stava passando, voler rinchiudersi in "casa" era il minimo. Molte ragazze al posto avrebbero come minimo pensato al suicidio, ed era un miracolo che quel pensiero non andò neppure a sfiorare la testa della piccola Alai.
- Ora vuoi fare anche l'arrabbiata? Non vedi come sto? Non lo vedi? E non dirmi che mi capisci perché... - fu interrotta dalle parole brusche di Katia. - Non è che ti capisco! Io so e basta cosa senti, ok?! Tutto quello che stai passando tu, l'ho passato anche io! Con la sola differenza che io ero sola, completamente sola. Non avevo nessuno che veniva nel mio appartamento a consolarmi e a dirmi di farmi forza. A dirmi che ero forte. Ma lo sono stata comunque! Mi sono alzata e sono uscita! E chissà quante altre ragazze sono rimaste sole, come me. Perciò cerca di apprezzare un po' di più il fatto di avere qualcuno che condivida le tue stesse emozioni, ed apprezzare anche il fatto che ci sia qualcuno con te, che ti sta praticamente implorando a uscire! - aveva il fiatone e la stava guardando furiosa, mentre ansimava per la corsa di parole.
Alai non sapeva cosa dirle. Lei era riconoscente per tutto a Katia e si sentiva davvero troppo fortunata ad aver avuto qualcuno con lei mentre piangeva e si disperava. Per quanto potesse sembrarle positiva come cosa, non le alleviava il dolore. Capiva la sua rabbia, in un certo senso. Ma lei doveva capire, invece, che le serviva del tempo per riprendersi. Non poteva semplicemente vestirsi e uscire, come se non avesse un temporale dentro lo stomaco, e pensieri che le divoravano la mente.
- Katia, ma io te ne sono grata. Per tutto. -
- No. No. No. Non è una questione di gratitudine. - scosse la testa.
- In ogni caso, lo sono. Te ne sono grata. Mi sembra fosse chiaro questo punto, ma io non mi sento pronta. Non ti chiedo di capirmi, ma ora non sono pronta e basta. Non posso farcela, non posso affrontare l'intero campus in queste condizioni. -
- E quando pensi di essere pronta? Eh?! Alai non sarai mai, mai pronta! Apri gli occhi! Non è una cosa su cui ci puoi semplicemente passare sopra. "Uh sai sono stata rapita e mandata come prostituta in un campus!" No! Non è una preparazione, ciò di cui hai bisogno! Perché non sarai mai pronta per una cosa del genere! Ti ci devi buttare e basta, è così che funziona. -
- M-ma io non me la sento... -
- Ed è del tutto comprensibile! Ma non è di certo una giustificazione al tuo atteggiamento del non-me-ne-fotte-un-cazzo! Devi alzarti e basta! -
deglutì e si alzò in piedi, andando in camera sua.
Alai alzò gli occhi al cielo e le andò dietro.
- Cosa fai? - le chiese, guardandola aprire il suo borsone.
- Ti trovo qualcosa da mettere. - disse con voce vellutata, come se la sparata di poco fa non fosse mai successa.
Alai sbuffò sedendosi sul letto.
- Tu ti siedi sempre ovunque? - la guardò con la coda dell'occhio, per poi riprendere la sua ricerca. Stava stropicciando tutti i vestiti, buttandoli ovunque. Andò avanti così per circa cinque minuti finché non la trascinò nel bagno ordinandole di vestirsi, col sorriso stampato in volto.
Si chiuse la porta dietro di se e chiuse a chiave. Doveva lavarsi, cosa che non faceva da quando aveva messo piede qui. Si era lasciata andare, nel vero senso della frase, pensò. Si sentiva sporca e puzzolente ed odiava quella sensazione su di se. Si tolse la maglietta e il pantalone, rimanendo in intimo. Si stava guardando allo specchio. Sembrava non farlo
ormai da anni, quasi si fosse dimenticata del suo aspetto. Aveva i capelli ramati tutti scompligliati, a mo' di cespuglio. Gli occhi verdi-azzurri erano spalancati e rossi. La bocca a cuoricino era screpolata e secca, e il corpo lo sentiva terribilmente debole. Aveva perso qualche chilo, dal momento che in questi giorni non aveva toccato abbastanza cibo da riempirle lo stomaco, ma non ne aveva davvero voglia.
"Meglio..." pensò. Sebbene molte persone le dicevano il contrario, lei odiava il suo fisico. Si sentiva perennemente grassa, anche quando la scorsa estate finalmente dimagrì raggiungendo il suo peso forma, lei continuava a sentirsi a disagio con il suo corpo. Il dottore le disse che era un problema psicologico, il suo, ma psicologico o no, lei era così che si vedeva: grassa e fuori luogo.
Cacciando via quei pensieri tristi che le facevano ricordare la sua vita di sempre, si fece una doccia, godendosi ogni momento in cui l'acqua calda le scorreva sul corpo, portandosi via con se per un attimo, tutte le preoccupazioni, e lasciandola con una piacevole sensazione di star vivendo una nuova vita.
"Nuova vita..." deglutì un boccone amaro, che però le si fermò in petto, stringendole il cuore con forza.
Si spazzolò i denti, assaporando il sapore della mente in bocca, per poi vestirsi rapidamente. Katia le aveva scelto una maglietta a righe blu e bianca a maniche lunghe, in semplice cotone; un jeans chiaro strappato sulle ginocchia; converse nere, le sue preferite.
Si asciugò frettolosamente i capelli, sciogliendo tutti i terribili nodi che le si erano formati durante il lento periodo, in cui le sembrava di aver vissuto come le donne nelle caverne, o forse peggio. Ora era pronta. Uscì dal bagno raggiungendo Katia in salotto, che intanto stava divorando dei biscottini al cioccolato bianco.
Appena la vide fece uno dei suoi sorrisi più belli, che la fecero arrossire.
- Ohw! Sei fantastica! E guarda che gambe! Hai un fisico bestiale. -
"Mi fa complimenti sul fisico, perché sulla faccia sarebbe troppo sfacciato mentire..." pensò tra se e se, Alai.
- Poi che capelli belli che hai! Sono così luminosi e lunghi! Oh! Gli occhi poi, sono meravigliosi, quanto te li invidio! Sei raggiante e bellissima. E anche pronta, ovvio. - disse, ammiccandole, con fare un po buffo.
- Si. - quel "si" uscì quasi come un forte sospiro, ma alla fine era pur sempre un "si".Le due ragazze erano raggianti, ridevano, scherzavano e ogni tanto adocchiavano qualche bel ragazzo che passava per i dintorni nel campus.
Così passarono tutta la mattinata, e ciò lasciò un vellutato strato di felicità nel cuore a pezzi di Alai. Alla fine aveva fatto bene a fare come diceva Katia, anche se lei avrebbe trovato comunque un modo per trascinarla fuori da casa, con o senza la sua approvazione. Passarono quella che Alai considerava, una mattinata senza pensieri. Risero e pranzarono allegramente alla mensa, esposte sotto gli sguardi di tutti, ma questo sembrò non disturbare l'animo precedentemente impaurito di Alai.
Ora erano le 18:00 circa, e le due ragazze stavano camminando lungo uno spesso strato di erba, sorridendo sotto i raggi accecanti del sole.
- E poi mi buttarono fuori a calci dall'aula! - rise ferocemente Katia, e con lei Alai.
Katia le spiegò gran parte di quello che avrebbe dovuto sapere sul campus, come per esempio la scuola. Le disse che avrebbe potuto frequentare corsi facoltativi, e gratis ovviamente, a parte quelli che richiedevano una base di studio più impegnativa, ad un livello più alto.
Inoltre, c'erano corsi sportivi di tutti i tipi:basket, tennis, pallavolo, calcio sia maschile che femminile, nuoto, rugby, danza di tutti i tipi, e corsi extra musicali che avevano appena aggiunto al tabellone delle attività extra.
Spiegò che quasi ogni sera si organizzavano feste diverse, a cui partecipava l'intero campus, a parte quelle organizzate da gente poco popolare, che sembravano risultare noiosissime. L'ingresso era sempre gratis, dato che era il campus a fornire alcolici e cibo, tranne quelle organizzate nel weekend, che disse, erano le più devastanti. Nel campus non c'era un coprifuoco, si poteva liberamente girare per l'edificio, a patto che non venisse dato nessun disturbo a chi dormiva. Alai ascoltò tutto attentamente, sinceramente interessata, ma poi, una volta accortasi del passare troppo veloce del tempo si salutarono, percorrendo ognuna la strada per raggiungere il proprio appartamento.
Ed Alai era lì, che calpestava il cemento dell'edificio esterno. Stava esplorando l'intero metro quadrato, curiosa. Ma poi le venne una terribile voglia di allungarsi sul letto, così si avviò verso l'entrata dell'edificio. E c'era quasi, prima che due possenti mani l'afferrarono per i fianchi e l'andarono a far sbattere contro il muro. Lanciò un urlò, che venne immediatamente soffocata dalla grande mano di uno dei ragazzi, con i capelli neri a spazzola. A cerchio c'erano altre e due, sempre con i capelli a spazzola, solo di diverse tonalità del castano scuro. Sembravano essere tutti uguali.
- Non urlare, piccola. - disse il ragazzo che le stava tappando la bocca. - Vogliamo solo divertirci, e tu? - si leccò maliziosamente le labbra.
Alai gli morse la mano, sputandoci sopra. Il ragazzo urlò, portandosi la mano morsa sulla bocca. Aveva il cuore che sembrava volerle uscire fuori dalla gabbia toracica. Sembrò essere successo tutto così velocemente, che si era dimenticata di respirare.
- Non toccarmi! - urlò Alai, terrificata.
Un ragazzo che aveva assistito alla scena con gli occhi spalancati la prese per il gomito con forza, e le fece sbattere forte la schiena contro il muro. Ad Alai sembrò quasi di sputare fuori un polmone, per quanto forte era stato l'impatto con il muro in pietra. Non riuscì neppure ad urlare, poiché la voce le si intrappolò in gola. La paura mista al dolore fisico le stava annebbiando la vista, poco a poco.
- Lasciatemi... - disse supplicando.
- La lasciamo a te. - disse il ragazzo che la fece sbattere contro il muro, rivolgendosi a quello che doveva essere il ragazzo fumante di rabbia e odio rivolto verso la ragazzina, ora accovacciata per terra con le ginocchia strette al petto.
- Lurida troietta! Chi ti credi di essere?! - le stava urlando contro, tant'è che le arrivarono leggeri sputi sulla fronte. Era disgustata, ma allo stesso tempo infuriata e impaurita. Non era capace di reagire. Lo aveva già fatto e in cambio, aveva ricevuto una spina dorsale in frantumi.
- N-non fatemi del male, per favore... - disse Alai, con lo sguardo che l'implorava. Stava piangendo.
- Mi hai morso! Vaffanculo! - la tirò per un braccio, facendola alzare e le schiaffeggiò una guancia, facendola sbattere contro la parete.
Un altro ragazzo la prese per i fianchi e le diede un pugno nello stomaco, facendole salire un conato di vomito.
Sentiva il corpo a pezzi e gli occhi stanchi, voleva e doveva scappare, e infatti fece per farlo ma lo stesso ragazzo la prese per i fianchi spiaccicandola al muro con lui che le premeva il corpo, da dietro le sue spalle. Sentiva il ventre strofinargli contro il sedere e Alai urlò dal disgusto. La spaventava a morte l'idea di essere violentata, ancor peggio dell'idea di lasciarla morente per terra, col corpo a pezzi.
- Zitta puttana! - le urlò strattonandola per il braccio per poi passare il suo esile corpo ad un altro compagno che la sbatté contro il muro e le diede un altro pugno nella pancia, stavolta più forte. Andò avanti così, lei che veniva buttata addosso a qualcuno, picchiata, e poi passata a qualcun altro, finché non vide il corpo di uno dei ragazzi steso per terra da un pugno. O meglio ancora, da qualcuno. Qualcuno con i capelli folti e biondi, e lo sguardo infuocato.
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Ossa Fragili. (Come Nei Sogni)
Romance"Solo da quando amo la vita è bella. Solo da quando amo so di vivere." "Alai, sono uno psicopatico inguaribile. Stai lontano da me. " Una storia, paragonata al soffio del vento. Delicato, invisibile, fragile come una piuma, un leggero tocco che poco...